Da Missouri ammazzagrandi che si fa strada nella difficilissima SEC a una Gonzaga incredibilmente arenata nella WCC: ecco le pagelle della Week 11.
Caleb Grill (Missouri). Zitta zitta Mizzou è lì dietro Auburn in vetta alla SEC. Il merito è di una squadra capace finalmente di unire attacco e difesa e in grado d’imprimere subito la propria verve sulla partita. È successo sia con Florida che con Arkansas, due vittorie convincenti in cui Caleb Grill ha deciso di prendersi la scena. Il super senior ne messi 22 e 17, inclusi i due liberi della vittoria che hanno suggellato l’upset contro una Top 5 come Florida. Un tiratore in grado di piazzare dei parziali stordenti, come quello dei primi dieci minuti con i Gators dove sono arrivate quattro triple.
Javon Small (West Virginia). Il mega upset su Iowa State porta la sua firma: 27 punti nella classica serata in cui a un giocatore sembra riuscire davvero tutto. Difficile da arginare al ferro, alcuni canestri ad alto coefficiente di difficoltà, non precisissimo da lontano ma letale quando contava di più. Al bottino aggiungete pure 7 rimbalzi, 5 assist e 4 recuperi. Partita da ricordare per il senior, comunque non estraneo ad exploit offensivi simili (sesta gara quest’anno con più di 25 punti a referto).
Eric Dixon (Villanova). Eccoci qui con l’ennesimo capitolo della saga “Dixon salva Villanova”. I Cats hanno fallito un altro esame in trasferta (69-63 con Xavier) ma in casa propria tengono botta alla grande, il che li rende temibili nella Big East. Providence ci ha provato e per poco non faceva il colpo, ma l’ennesimo ventello della roccia di Nova (finalmente ben coadiuvato dagli altri starter) si è rivelato decisivo. Viaggia a quota 24.7 punti di media e ancora deve trovare l’avversario che gli metta la museruola.
Xaivian Lee (Princeton). La stagione nella Ivy è appena iniziata e il canadese non ha perso tempo nel ribadire chi è il capo da quelle parti, casomai ce ne fosse bisogno. 22 punti in casa di Harvard e poi 33 sul parquet di Dartmouth, in una vittoria più sofferta del previsto ma arrivata proprio grazie al suo canestro del sorpasso con 6 secondi da giocare (isolamento e tripla in step-back da distanza NBA). Tra le due sfide, siamo a 20/32 dal campo. Qualcuno deve escogitare qualcosa o nella conference saranno piogge di canestri in ogni gara.
Oregon State. Voto magari generoso visto che ha probabilmente festeggiato troppo in settimana (-11 in casa di San Francisco nel weekend), ma l’upset su Gonzaga è davvero significativo (inoltre gli Zags non perdevano in trasferta da 11 partite consecutive) per un programma da sempre bollato come trascurabile, ma che ora sta dimostrando che può dire la propria in una mid-major conference di livello alto.
Jaylen Blakes (Stanford). I Cardinal stanno alla ACC come il parmigiano sta alla pasta al tonno, e non c’è nulla che possa farci cambiare idea su questo. La sfida con North Carolina doveva avere poca attrattiva sulla carta (squadre di metà classifica, zero passato fra le due), ma ci ha pensato Blakes a cambiare tutto: l’ex Duke a malapena vedeva il campo a Durham, abbastanza però da fargli sentire l’aria di rivalry personale e infilare 20 punti pesanti in casa dei Tar Heels, inclusi i due in fade-away che sono valsi la vittoria in trasferta con un controsorpasso in extremis (72-71).
Rahsool Diggins (UMass). Ok va bene, gli ci sono voluti ben 3 tempi supplementari, ma 46 punti in una gara non li fa chiunque. Lui e Daniel Rivera (29 punti), destinatario di un suo assist per il canestro decisivo nel finale, si sono caricati la squadra sulle spalle per una vittoria sconsigliata ai cuori deboli in casa del fanalino di coda Fordham. Attenti a quei due, perché quando sono caldi UMass può battere chiunque nell’Atlantic 10 (chiedete a Dayton).
Iowa State. Nel big match con Kansas ha imposto il contesto duro e fisico, messo in difficoltà l’attacco zoppicante dei Jayhawks, forzando 17 palle perse, per poi spuntarla nel finalissimo grazie a gambe più fresche. Il totale opposto invece è capitato con West Virginia: i Mountaineers, ancora una volta, giocano un brutto scherzo a una big ingabbiando nel primo tempo il mattatore della sfida contro Kansas, Curtis Jones (25 con KU, 18 ma tutti nel finale contro WVU). Un passaggio a vuoto che cambia poco nella corsa alla Big 12, ma occhio. Houston non sembra essere intenzionata a mollare.
Kansas. A quattro minuti dal termine in trasferta contro Iowa State, nonostante mille difficoltà, era sotto di sei. Quattro minuti più tardi a referto è andata una L con un -17 sul groppone. Alcuni giorni dopo, a quattro minuti dal termine del derby con Kansas State, la squadra di Bill Self è rimasta unita e nonostante una difesa traballante (l’assenza di KJ Adams pesa) ha portato a casa una vittoria importante. Continua l’enorme fatica dall’arco dei tre punti (320a in D1) e se l’attacco non riesce a passare dalle mani di Dickinson s’impantana. La svolta però sembra a portata di mano.
Alabama. Una notte deve mostrare i muscoli e lottare nel fango, quella successiva deve volare leggero da una parte all’altra del campo. La SEC 2025 è questa e sappiamo che ad Alabama piace farsi su e giù il campo un centinaio di volte in una partita. Per questo è crollata sotto i colpi della pressione della difesa di Ole Miss mentre poi è riuscita a rispondere colpo su colpo alla sfida balistica che è stata la partita contro Kentucky.
Kyshawn Hall (UCF). La difesa di Arizona State aveva lunghi troppo lenti per contenerlo ed esterni troppo bassi per starci dietro. Il risultato è stata un’esplosione da 40 punti in trasferta con 13/18 dal campo, 100% alla lunetta con dieci liberi e anche 7 rimbalzi e 6 assist. Sarebbe stato un comodo dieci se il calendario non gli avesse messo di fronte quella squadra formato scoglio chiamata Houston: e dire che i Knights avrebbero anche meritato la vittoria, ma i lunghi di granito come Tugler e Roberts hanno ingabbiato le azioni di Hall, che ha chiuso con 6 mesti punti e un sconfitta arrivata alla sirena.
Tennessee. Uscire vivi dall’inferno della SEC è un’impresa complessa, soprattutto se a farti lo sgambetto ci pensa anche Vanderbilt in casa. Non è tanto un voto per il gioco dei Volunteers, che comunque sembrano aver perso qualche giro in difesa nelle ultime settimane, ma più per la classifica. In una conference dove Auburn e Alabama riescono con continuità a vincere, anche un passo falso inaspettato come questo può costare caro. Chaz Lanier poi ha anche fallito i libero per il supplementare. Momento no per i Vols proprio alle porte delle doppia sfida contro Auburn e Kentucky.
Kam Jones (Marquette). La squadra deve ringraziare David Joplin se è uscita dal campo di DePaul con una vittoria. Purtroppo per coach Smart però la storia si è ripetuta qualche giorno dopo contro Xavier, trovando così la prima sconfitta Big East. Il voto è troppo severo? Beh, il momento di flessione di un candidato NPOY come Kam Jones è notevole: 2/16 da tre punti, poco incisivo nel creare vantaggi facendo fermare non poco la macchina offensiva dei Golden Eagles. Dentro l’area l’ha fatta ancora da padrone, ma contro Xavier si sono messe di mezzo anche le palle perse. Settimana no.
Gonzaga. Abituata a veleggiare tranquilla nella West Coast, ma stavolta ha fatto la fine del Titanic. Le sconfitte in back-to-back con Oregon State (beffata in casa propria dopo un supplementare) e Santa Clara (99 punti segnati, ma 103 rimediati) rischiano di costare caro, visto che Saint Mary’s lassù in cima ancora non compie passi falsi (6-0) e gli Zags devono pregare che il calendario dei Gaels (fin qui agevole, va detto) riservi loro brutte sorprese.