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Nojus Indrušaitis e i pezzi d’America agli Europei U16

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 26 Ago, 2022

La Lituania si è laureata campione d’Europa U16 con un roster stellare, ma l’unico a strappare un posto nel quintetto del torneo è stato un prodotto americano, Nojus Indrušaitis. È da lui che partiamo per la nostra panoramica sui giocatori di high school nelle competizioni FIBA U16 di Division A e B.

Nojus Indrušaitis sul tetto d’Europa e con tante offerte

Quello di Indrušaitis è un nome che ha cominciato a circolare sempre di più negli USA a partire dalla scorsa estate e che da ora risulterà sempre più familiare anche in Europa. Americano di dirette origini lituane, è una guardia/ala poco sotto i due metri che ha messo insieme 15.1 punti di media in 26.1 minuti (la finale con la Spagna è stata l’unica che non ha chiuso in doppia cifra) mostrando anche al di qua dell’Atlantico impressionanti abilità nel farsi largo nelle difese avversarie con scatto e mestiere – attaccando i closeout o anche da situazioni d’isolamento – e di concludere al ferro con entrambi le mani. Il suo tiro è più che rispettabile (36% da tre) e mostra lampi interessanti come passatore benché la sfera realizzativa sia sempre quella che comanda il suo gioco.

Atletico e con buone misurazioni per il suo ruolo, Indrušaitis viene da Chicago e quindi non sorprende che in pole position nel suo reclutamento ci sia Illinois, mossasi per lui con un’offerta con largo anticipo rispetto ad altre high-major che si sono fatte vive soprattutto negli ultimi nove mesi scarsi: Ole Miss è l’ultima in ordine di tempo in una lista che include Iowa, Iowa State e Maryland, solo per citarne alcune.

Nonostante le tante ottime prestazioni di cui l’Europeo U16 è stato il culmine, non si può dire che Indrušaitis abbia messo d’accordo tutti a casa: 247Sports e Rivals lo piazzano rispettivamente alla 50 e alla 85 dei loro ranking della classe 2024, mentre ESPN e On3 lo escludono dalle loro classifiche. Ha ancora tempo e le capacità per far cambiare idea a qualcuno.

Christian Anderson, un funambolo per Michigan

L’U16 tedesca di quest’anno sarebbe stata tranquillamente una squadra da quarti di finale in Division A: peccato che si ritrovasse a competere in Division B, dovendo quindi accontentarsi di vincere l’oro e conquistare la promozione in A. In modo trionfale, ossia stravincendo quasi tutte le gare giocate (con uno scarto finale medio di quasi 32 punti).

Quasi tutte, perché ai quarti ha rischiato di subire un upset dalla Svezia. Ed è qui che entra in scena Christian Anderson Jr., poi eletto MVP del torneo (16.5 punti, 2.8 assist). Figlio d’arte e playmakerino di 175 cm, il commit di Michigan per il 2024 ha preso la squadra per mano negli ultimi 5 minuti di quella gara e creato praticamente da solo una rimonta vincente (88-86 alla fine), segnando o assistendo 18 degli ultimi 20 punti prodotti dalla Germania. Una sfuriata fenomenale fatta di triple e soluzioni individuali dal palleggio, che sono appunto il sale del suo repertorio.

Anderson è infatti un tiratore eccezionale, che si tratti di farsi trovare pronto in ricezione o d’inventare col difensore addosso. Ha chiuso l’Europeo con un 60% da tre (!) su 5 tentativi di media. Assolutamente fuori dal normale. Inoltre le proprietà di palleggio e la capacità di cambiare passo sono esattamente quelle che ci si aspetterebbero da una PG promessa a uno squadrone della Big Ten, il tutto coniugato con un feel naturale per il gioco, rapidità e furbizia nel creare separazione con l’avversario e spunti interessanti come passatore (spesso letali i suoi PnR col lungo Eric Reibe). La taglia minuta potrà sollevare qualche dubbio, ma ha ancora tempo per crescere dal punto di vista fisico abbastanza da reggere l’urto con la pallacanestro high-major.

Julius Berglund Price, la nuova stella svedese

La Svezia non è riuscita ad andare lontano ma, come accennato, è stata anche l’unica squadra capace di mettere in seria difficoltà la corazzata tedesca. Fra i maggiori protagonisti di quella gara ci sono due guardie della classe 2025 che provengono dallo stesso club (Fryshuset) e che si trasferiranno negli USA a breve, Julius Berglund Price e Casper Pohto. Ci concentriamo qui sul primo, visto che le sue prestazioni all’Europeo sono state notevoli abbastanza da guadagnare un posto nel quintetto del torneo nonostante la sua squadra abbia ottenuto alla fine solo il settimo piazzamento.

In quanto a talento, Price è già annoverabile come terzo tenore della nuova generazione svedese accanto ai nomi di maggiore spicco, che sono appunto quelli del Elliot Cadeau e di Bobi Klintman. Guardia intorno al metro e novanta, ha chiuso l’Europeo B con 19.1 punti di media (quarto migliore marcatore) traducendo a un livello di competizione più alto quelle proprietà di shotmaker già mostrate di recente in competizioni domestiche così come al Nordic Championship di fine giugno/inizio luglio. Price può creare soluzioni per sé dal palleggio e trovare canestri praticamente da ogni mattonella del campo: atletismo, dinamicità e coordinazione al ferro lo aiutano nelle conclusioni vicino al canestro mentre il suo jumper pulito viene scoccato senza problemi dalla media e lunga distanza. A ciò poi unisce mani rapide in difesa e un atteggiamento glaciale in campo (chiedete al Portogallo, sconfitto con un suo canestro a 3 secondi dalla fine). Facile intravedere un futuro roseo per lui.

Tanto talento grezzo per la Gran Bretagna

Nei tornei FIBA c’è sempre almeno una squadra che non va giudicata troppo severamente in base al piazzamento finale: agli Europei U16 B questa palma – se così la si può chiamare – va alla Gran Bretagna. Ha chiuso il torneo con un onesto ma tutto sommato mediocre decimo posto su 22 partecipanti (record 4-3) e con un atto finale pessimo (-30 col Portogallo guidato da 17 punti di Nathan Noronha, altra guardia made-in-USA). In tutte le altre gare però si è potuto osservare un gruppo pronto a dare battaglia e, soprattutto, pieno di talento da sgrezzare e che potrebbe salire notevolmente di livello da qui ai prossimi due anni.

Il 4-5 Derelle Desire è il prospetto di maggiore interesse ma i due che hanno avuto un impatto più costante nell’arco della manifestazione sono stati Kofi Asare e Marcus Robinson, entrambi già negli USA (il primo trasferitosi lì a gennaio, il secondo invece è nato e cresciuto in California). Asare è un armadio – 205 cm d’altezza, ma grosso e con wingspan importante – che ha rispedito al mittente tutto quello che gli passava vicino: 3.3 stoppate in 24.1 minuti d’impiego da mettere insieme a una doppia doppia di media (12.3 punti e 10.1 rimbalzi). Molto il lavoro da fare offensivamente intorno al canestro, com’è normale alla sua età, ma ha anche un catch and shoot dalla media e lunga distanza goffo nella forma ma per ora molto efficace. Robinson (13.7 punti, 3.1 assist), fratello minore del Nathan visto a Seattle U di recente, e una scoring PG estremamente affidabile dall’arco (39.5% su 6.1 tentativi), quasi sempre visto in azione da piazzato ma capace anche di metterla dal palleggio, e che ha anche mostrato spunti di livello in traffico. Hanno ancora parecchia pallacanestro davanti ma hanno perlomeno qualche possibilità di diventare prospetti da D1, cosa che si può dire anche di ragazzi come Re’Ale Basquine e Sampson Onuoha – pure loro negli USA – meno produttivi ma capaci di lampi interessanti.

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