Home 9 Italiani 9 Matteo Picarelli, triple a raffica per le speranze di UMBC

Matteo Picarelli, triple a raffica per le speranze di UMBC

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 1 Dic, 2022

Ci troviamo a buttare giù queste righe all’indomani di una prestazione da 3 punti in 14 minuti di Matteo Picarelli. E sapete qual è la cosa buffa? È che con lui ormai è proprio questo tipo di boxscore a “fare notizia”, visto che i numeri messi insieme fin qui sono stati tutto fuorché anonimi. Diciamo pure eccellenti: 13.0 punti in 23.4 minuti dopo 8 partite, 50% tondo tondo da tre punti su ben 6.5 tentativi di media. Una efficienza realizzativa di altissimo livello che lo pone saldamente in Top 20 nell’intera Division I in altre tre voci statistiche: Offensive Rating (18°), Effective Field Goal (13°) e True Shooting (15°). Lui lassù insieme a pochi altri, in un universo sportivo popolato da oltre 4500 studenti-atleti. Mica male.

Nelle quattro uscite precedenti a quella citata, il numero 34 di UMBC aveva segnato 5 triple in ogni partita, né una di più né una di meno. Canestri pesanti per vincere contro Lafayette e Central Connecticut, o fiammate nel finale per riaccendere speranze di rimonta (poi non concretizzatesi) nelle trasferte contro UNC Greensboro e Georgetown. L’azzurro più caldo del momento è lui, nettamente. E per i Retrievers può essere il sesto uomo di lusso che cambia i destini di una stagione.

 

Spazi conquistati con le unghie e con i denti

Che il tiro fosse il pezzo forte della casa, noi in Italia lo sapevamo da prima che Picarelli andasse oltreoceano. Dimostrarlo di là però è un’altra storia. Il suo primo anno di college, fra pandemia e infortuni, è da segnare con l’asterisco: 9 gare, 6.3 minuti di media e 2/13 in totale dalla distanza. Un campione statistico troppo ridotto per essere affidabile nel descrivere il giocatore.

Al più classico dei reset totali che ogni europeo deve affrontare da matricola, si è poi aggiunto il cambio di panchina, con Ryan Odom diretto a Utah State. “Lo staff [di Odom] sapeva che giocatore fossi, avendomi reclutato. Invece il nuovo allenatore non ne aveva idea”, racconta Picarelli. “Nei primi colloqui mi aveva chiesto cosa fossi capace di fare: quando rispondevo ‘tiro’, lui faceva notare le percentuali del primo anno. Non è colpa sua: vivono nel loro mondo, pochi allenatori guardano al di fuori degli Stati Uniti. Quindi ho dovuto ricominciare da zero”.

Qualche segnale di utilizzo in crescita s’era visto l’anno scorso, ma è in questo che è arrivata la svolta vera. Una svolta che nessuno gli ha regalato, perché UMBC abbonda di guardie nel roster e, fino alla prima palla a due della stagione, non era chiaro quale sarebbe stato l’impiego di Picarelli. Lui però si è fatto trovare strapronto nella trasferta a Tulane, convincendo il coach a lasciarlo in campo per 24 minuti.

Sono passate oltre tre settimane e Jim Ferry non è tornato sui propri passi. L’estrema pulizia tecnica e la rapidità che Picarelli mostra in uscita e il grilletto facile da piazzato si stanno rivelando armi toste da arginare per gli avversari, anche se ormai lo conoscono e azzardano qualche contromisura. Con Georgetown, per esempio, a marcarlo c’era Akok Akok, mobile 2.08 con un wingspan di circa 223 cm. Non è servito a infastidirlo, perché l’azzurro alla fine riusciva comunque a segnargli in faccia.

Non solo tiro da fuori

Bisogna sottolineare che il tabellino magro con Coppin State citato all’inizio è stato senza conseguenze: UMBC ha dominato in maniera imbarazzante (+55 a metà ripresa, 109-82 alla fine) e quindi Ferry ha chiamato poco in causa il nostro, dando parecchi minuti al fondo della panchina, walk-on compresi.

Una vittoria che sicuramente rappresenta una buona iniezione di fiducia, visto che l’avversaria non era una squadra materasso come negli anni passati e viste le due sconfitte dalle quali proveniva la formazione di Baltimora: “Di sicuro non siamo contenti”, ci aveva detto Picarelli qualche giorno fa, “ma siamo anche consapevoli che stiamo migliorando di squadra. Nonostante abbiam preso parziali importanti nelle due gare, siamo riusciti a rimanere compatti e in partita”.

In questo momento la squadra (che ha record 4-4 affrontando un calendario al contempo fattibile e probante) brilla in attacco e dà dei bei mal di pancia agli avversari con la sua precisione dalla distanza, ma è anche parecchio indietro difensivamente (#336 in D1 per Adj. Defense), un tallone d’Achille che si porta dalla stagione scorsa. A onor del vero, Picarelli non sfigura individualmente da questo punto di vista, mostrando voglia di sacrificarsi nei mismatch e reattività lontano dal pallone. Cosa quest’ultima che ha avuto un certo peso nella vittoria su Lafayette, rimediando un sfondamento clutch nel finale punto a punto.

“È un aspetto sul quale ho sempre saputo di dover lavorare, già da quando avevo 16-17 anni”, dice Picarelli. “Anche quand’ero in Svizzera in mezzo ai senior notavo che facevo fatica. Poi a Trento mi ha aiutato tantissimo allenarmi con la Serie A, ho proprio fatto un salto in quei 4-5 mesi prima del Covid”. L’approdo nel mondo NCAA, poi, ha in un certo senso rinfocolato questa voglia di migliorare, in una maniera diversa che in passato: “Sembra brutto a dirsi, ma quando uno va a giocare con gli americani e ti vedono che sei un europeo bianco sotto l’1.90 si dicono ‘attacchiamolo’. Quindi per forza ho dovuto lavorarci [sulla difesa], proprio per rimanere in campo”.

È lui l’arma in più

Continuare a lavorare individualmente e di squadra in difesa, segnare come sa fare dalla distanza e magari approfittare più frequentemente delle attenzioni che attira sull’arco per battere l’uomo e concludere in floater (arma, quest’ultima, già intravista e che Picarelli garantisce di aver affinato). Portare tutte queste cose dalla panchina può essere quel qualcosa in più che fa fare il salto di qualità a UMBC, squadra che fin qui si è comportata bene nel nuovo corso Ferry – l’anno scorso è arrivata in finale di conference da darkhorse – ma che non gode dei favori dei pronostici nell’America East.

Si parla tanto di Vermont, andata al Torneo NCAA tre volte in cinque stagioni, e della rampante Bryant che di recente ha fatto lo scalpo a Syracuse. “L’America East sarà una conference molto impegnativa e più competitiva dell’anno scorso”, dice Picarelli. “Ci sono squadre molto insidiose: Bryant, chiaramente, la stessa Vermont che ha avuto un inizio non facile ma sta giocando contro squadre di alto livello. Maine e New Hampshire sembrano venire un po’ dal nulla e quando cambi allenatore e giocatori non sai mai cosa aspettarti. UMass Lowell invece ha riportato tanti returners ed è una squadra pericolosa”.

UMBC è un po’ lì nel mezzo, più verso la parte alta che bassa, e può ambire a diventare la terza forza. O quantomeno una mina vagante che provoca qualche dispiacere a marzo. Di certo però l’Am. East sarà capace di offrire sfide intriganti già prima che si arrivi al mese fatidico della stagione, come spiega lo stesso Picarelli:Vermont è il campo più difficile che abbia mai affrontato. Non solo per l’atmosfera, perché è sempre pieno, ma anche perché è una palestrina piccolina in cui loro non sbagliano mai. Vincere lì è davvero un’impresa e infatti l’anno scorso sono rimasti imbattuti in casa”. Oltretutto arrivarci è difficile e anche se arrivi non sai quando te ne puoi andare a casa: “L’anno scorso dopo la finale di conference siamo rimasti bloccati per via della neve. Avevamo giocato di sabato a mezzogiorno e siamo potuti ripartire solo la domenica sera”.

Niente viaggi extralusso e facilities da nababbi: anche questo è fascino mid-major. E contiamo sul fatto che Picarelli ne aggiunga un pizzico di suo quest’anno in campo, fra una bomba e l’altra, da regalare a noi appassionati italiani.

Articoli correlati

Italia-Arcidiacono, c’è ancora da aspettare
Ryan Arcidiacono (Villanova)

Un ragazzo “con il dna del leader”, da prendere “a prescindere dal passaporto” perchè può diventare “un giocatore da medio-alta Leggi tutto

De Nicolao, ‘a San Antonio per migliorare’
Ncaa basketball - Giovanni De Nicolao (Utsa)

Iniziamo l'approfondimento sui giovani italiani in Ncaa con un'intervista a Giovanni De Nicolao, fratello più giovane di Andrea e Francesco, Leggi tutto

Da Moore a York, i rookie in Italia
Nic Moore

Qualcuno lo avete già visto in azione, altri no. C'è chi punta forte su di loro, come Brindisi, e chi Leggi tutto

Oliva salta la stagione Saint Joe’s si fa piccola
Pierfrancesco Oliva - Saint Joseph's

La giovane ala italiana non giocherà la stagione da sophomore (intervento al ginocchio). Doveva essere uno dei lunghi di punta Leggi tutto

Addio sfortuna, Rhode Island punta in alto
Dan Hurley (Rhode Island)

La squadra di Nicola Akele proviene da una stagione molto complicata ma ora, con E.C. Matthews, i Rams hanno i numeri giusti Leggi tutto