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Guida agli italiani in NCAA 2022-23

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 31 Ott, 2022

Ci sono 14 italiani in NCAA D1 ai nastri di partenza della stagione 2022-23. Ecco chi sono e quali aspirazioni possono coltivare.

 

L’azzurro dei Bruins

Abramo Canka, colpo a sorpresa di UCLA in estate, è l’unico italiano che milita in una Power 6 quest’anno (unico se mettiamo un asterisco accanto al nome di Fabio Basili, visto che al momento non è chiaro quali siano le reali probabilità di vedere l’italoamericano di Louisville coinvolto nell’attività delle squadre nazionali di casa nostra). Il suo compagno di squadra Adem Bona appare come l’europeo meglio attrezzato per avere un impatto forte da freshman – in un anno in cui non mancano matricole interessanti dal Vecchio Continente – ma il genovese sembra avere le caratteristiche giuste per ritagliarsi un ruolo.

I Bruins sono dai più indicati come favoriti nella Pac-12, ma sono anche una squadra che conta una certa iniezione di gioventù: in panchina, infatti, c’è un solo returning player fra gli esterni (David Singleton) il che potrebbe fare di Canka il settimo uomo in rotazione, quello che fa rifiatare Jaime Jaquez o che viene gettato nella mischia accanto ad Amari Bailey per alzare il quintetto di UCLA. Atletismo, estrema rapidità e capacità di avere impatto sulle due metà campo faranno parte del suo biglietto da visita: se riuscirà ad aggiungere anche un jumper affidabile, potrebbe finire per sorprendere un po’ di gente.

Anno del riscatto?

Se parliamo di giocatori d’impatto nelle mid-major, Michael Anumba avrebbe rappresentato una scommessa sicura dopo quattro anni da perenne titolare a Winthrop. Purtroppo però il reggiano ha subito la rottura del tendine d’Achille a metà ottobre, vedendo così sfumare la possibilità di una grande quinta annata in un programma sempre ben accreditato nella Big South. A questo punto, la ricerca di possibili protagonisti azzurri al di fuori delle P6 coincide con quella di chi può aspirare a un vero e proprio bounceback year dopo aver affrontato difficoltà di vario tipo.

Gianmarco Arletti, per esempio, viene da un’annata dolceamara. Dolce per i risultati di squadra della sua Delaware, tornata al Gran Ballo dopo un’assenza prolungata. Amara per aver visto il proprio impiego svanire nella seconda metà di stagione. Arletti infatti, complici gli infortuni di alcuni compagni, aveva strappato alcune partenze in quintetto a dicembre, salvo poi cadere vittima di un infortunio lui stesso e fare ritorno alcune settimane dopo in un gruppo che ormai aveva trovato un assetto ottimale senza di lui. Ora la storia dovrebbe essere diversa: le sue capacità di scorer e la discreta versatilità offensiva (in high school, ricordiamolo, giocava da PG) da guardia di quasi 2 metri dovrebbero farne una pedina preziosa in una squadra che quest’anno sarà molto più orientata verso lo small ball. E che punta a rimanere in alto nella Colonial nonostante una concorrenza molto agguerrita ai vertici (Towson, per esempio, è una delle mid-major più attese della stagione).

Di assenza di spazi e d’infortuni ne sa qualcosa Edoardo Del Cadia, rimasto ai box per tutto il 2021-22 con un crociato rotto dopo aver faticato tanto nello strappare minuti a UNLV nell’annata precedente. Insomma, il suo nome è uscito dai radar, ma il Del Cadia che avevamo visto in precedenza nei JUCO è uno che può fare la differenza in una conference come la Southland. Nicholls State, esempio più unico che raro di costanza e qualità nella conference, avrà bisogno di lui nel frontcourt: “Credo che possa sorprendere parecchia gente”, ha detto coach Austin Claunch a Blue Ribbon. Il marchigiano dovrebbe garantire rimbalzi, buona fisicità e gioco fronte a canestro nelle vesti di 4. Forse anche da titolare nel ruolo se mostrerà costanza nel tiro da tre, nota dolente della squadra nella passata stagione.

I minuti in campo, invece, non sono mai stati un problema per Erik Czumbel. L’anno scorso però non è riuscito a compiere il salto di qualità che di solito ci si attende da un upperclassman (4.8 punti e 2.8 assist in 26.0 minuti), affondando insieme a una squadra rimasta orfana delle sue due bocche da fuoco principali. UTSA comunque non può prescindere dalla difesa dell’ex Trento e da un piazzato da tre che presumibilmente ritroverà quest’anno (37.3% nelle prime due stagioni e poi solo 26.3% da junior). I Roadrunners saranno ancora alle prese con un rebuilding complicato e molte delle loro fortune passeranno dalla resa del backcourt a tre che Czumbel andrà a formare con due neoarrivati dai JUCO, Jay Medor e John Buggs.

Dalla panchina… o qualcosa di più?

Fra gli italiani in NCAA troviamo poi un gruppetto di junior fin qui utilizzati perlopiù o unicamente dalla panchina. Tra questi Dalph Panopio – che annoveriamo nel conto degli italiani anche se l’azzurro vestito nelle competizioni FIBA è quello delle Filippine – è sicuramente quello con maggiori chance di conquistare un posto da titolare. Le stats messe insieme l’anno scorso dal playmaker non sono di quelle che balzano all’occhio (4.4 punti in 16.0 minuti) ma il suo esordio in D1 dopo un anno di JUCO a South Plains è stato positivo. Ora sarà chiamato a un salto di qualità deciso fra i titolari del backcourt di Cal State Bakersfield, squadra che per il momento porta ancora l’insegna “lavori in corso” e che non dovrebbe conseguire grossi risultati nella Big West.

Rimanendo in tema di prodotti della Stella Azzurra, Lorenzo Donadio ha diversi compagni nel reparto guardie che vantano più strada accumulata nel contachilometri rispetto a lui, ma il romano appare comunque una presenza solida nelle rotazioni di American, formazione da metà classifica nella Patriot League che però può puntare a sorprendere. Versatile, intelligente e con buona taglia per il ruolo per gli standard della PL, nel peggiore dei casi l’utilizzo di Donadio sarà uguale o di poco superiore ai 12.4 minuti di media accumulati l’anno scorso.

Dopo una stagione da freshman quasi interamente passata a recuperare da un infortunio grave e una da sophomore senza acuti (7.1 minuti d’impiego), Francesco Borra punterà ad accrescere il proprio ruolo all’interno delle rotazioni di UC Davis. Non sarà facile conquistare minuti, visto che il piemontese non è l’unico candidato a fare da back-up del 5 titolare Christian Anigwe. Inoltre molto passerà dalle intenzioni di coach Jim Les: continuare ad optare con decisione per quintetti piccoli potrebbe limitare nuovamente l’utilizzo del lungo azzurro e dei 211 cm d’altezza che porta a spasso.

Matteo Picarelli ha forse qualche possibilità in più di passare a un minutaggio in doppia cifra. UMBC, squadra sempre da tenere in considerazione nell’America East, ha un trio ultra esperto di guardie titolari che presumibilmente lascerà poco spazio ai sostituti dalla panchina, ma l’italo-svizzero ha dalla sua un tiro da tre (42.3% l’anno scorso) che lo rende di certo utile. E che potrebbe essere il grimaldello che gli aprirà la porta verso un utilizzo più visibile.

 

Volti nuovi in cerca di spazio

C’è infine un gruppetto nutrito di volti nuovi nelle mid-major, fra freshmen veri e giocatori che erano già al college ma alle prese solo ora con la loro prima stagione Ncaa. Nicolò Nobili, prodotto Virtus Bologna proveniente da SPIRE Academy, è già ben acclimatato col basket americano, sembra un tipo di lungo destinato a una carriera mid di tutto rispetto e probabilmente capace di dare il proprio contributo sin da subito, anche se da quest’ultimo punto di vista non c’è nulla di certo. Lo spot di 5 titolare a Boston University, principale rivale di Colgate nella Patriot League, è saldamente nelle mani del più esperto Nevin Zink, quindi Nobili dovrà vedersela con un altro freshman, Otto Landrum, per conquistare minuti dalla panchina.

Nobili si scontrerà nella PL col già citato Donadio, ma questo non sarà l’unico derby italiano di quest’anno. I lunghi Leonardo Bettiol (Abilene Christian)Giovanni Emejuru (Sam Houston State) si sfideranno nella WAC per la prima volta, entrambi dopo un 2021-22 speso come redshirt. Tutti e due sono stati alle prese con un lavoro sul fisico intenso, ma con obiettivi diametralmente opposti – Bettiol per mettere su chili, Emejuru per perderne – e dovrebbero avere minuti in uscita dalla panchina.

Anche Riccardo Ghedini è un esordiente di questa stagione che già faceva parte del programma nell’annata passata (si è trasferito a Davidson per il secondo semestre del 2021-22). Quella dei Wildcats sarà una stagione di profondi rinnovamenti, con coach Bob McKillop che ha passato lo scettro al figlio Matt per guidare un roster che, per certi versi, appare in rebuilding benché capace di competere ai piani alti dell’Atlantic 10. Ghedini potrebbe ritagliarsi un po’ di spazio nel reparto esterni, giocandosela in sostanza con Styrmir Thrastarson, sophomore che ha fatto a malapena da comparsa l’anno scorso e che appare leggermente avvantaggiato rispetto all’italiano.

Chiude infine il conto Massimo Giorgetti (New Orleans) che va a fare il paio con Tommaso Ferraresi (Sacred Heart) fra gli italiani in Ncaa nelle vesti di walk-on.

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