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March Madness, le pagelle finali

Autore: Redazione BasketballNcaa
Data: 5 Apr, 2018

Un bel 10 se lo piglia questa March Madness che è stata la più “pazza” della storia. Il calcolo lo ha fatto TIME.com che misura con un algoritmo la quantità di risultati imprevisti, finali thrilling e rimonte. Ecco il risultato

Superata la MM del 2013 quanto a “madness”

One and done: il loro torneo è complessivamente da 4, perché non ce n’è stato uno che sia stato davvero protagonista. Da chi è uscito subito come Deandre Ayton, Mo Bamba, Trae Young e Michael Porter, a chi ha fatto più strada, come Wendell Carter e Marvin Bagley, ancora una volta non c’è stato un solo freshman destinato all’Nba che ha lasciato il segno. Il migliore? Collin Sexton, protagonista contro Virginia Tech, ultimo ad arrendersi contro Villanova.

Il premio ‘senza pudore’ non è stato vinto però da uno di loro, ma da Robert Williams: il sophomore di Texas A&M non ha neanche lasciato passare il canonico giorno post eliminazione e si è dichiarato per il draft già dagli spogliatoi dello Staples Center. Dopo che la sua squadra è stata spazzata via da Michigan.

Joe Shelburne: dopo la vittoria storica di UMBC contro Virginia, l’ala dei Retrievers aveva detto: “I think we kind of all wanted to be in the ‘One Shining Moment’ video“. Accontentato. È finito nel video. Voto 8 per l’impresa.

Restiamo all’impresa di UMBC. Seth Davis si lancia spesso in pronostici/giudizi un po’ azzardati. Come quello in favore di Virginia, che è stato oggetto di molte prese in giro (voto 4 per la figuraccia)

Paul Biancardi: unico tra i 25 principali commentatori di Espn a pronosticare Michigan vincente in finale contro Villanova. Voto 7 per l’audacia (o 2 per l’incompetenza, scegliete voi).

Menzione d’onore per John Thompson III. Senza voto ma premio “Ok il prezzo è giusto”, visto che aveva pronosticato una vittoria di 16 per i Wildcats (che hanno vinto di 17).

Jon Elmore: tutti quelli che hanno iniziato a seguire la March Madness dalle Sweet 16 (voto 2) o peggio dalla Final Four (s.v. inqualificabili) sappiano che si sono persi una prestazione memorabile. La guardia di Marshall non ha giocato una singola azione che si potesse definire “normale”. Spettacolo puro e upset di squadra. Voto 8+

Tony Bennett: voto dipende. Se siete americani, gli date un bel 10 e un premio, visto che finora li ha vinti praticamente tutti lui. Se siete italiani, un pensierino in più alla storica eliminazione contro una #16 lo fate, così come al fatto che in 9 anni sulla panchina dei Cavaliers abbia raggiunto una volta sola le Elite8. E abbassate il voto.

Pioggia di voti per Loyola Chicago, la “cinderella” della March Madness. 10 per averci regalato due buzzer consecutivi (tre considerando anche il Torneo di conference), 9 per aver rallegrato il Torneo, 8 per il basket intelligente che hanno saputo giocare, 7 per aver sfornato un eroe diverso ad ogni partita, 6 per il fondo della panchina (Skokna, Satterwhite) che si sbatte tanto ma fa pure qualche danno, 5 per le troppe palle perse, 4 per non essere riusciti a vincere le Final Four e 3 (andiamo molto controcorrente, lo sappiamo) per la retorica su Sister Jean. Lei resta un personaggio meraviglioso, ma il bailamme che ha scatenato un po’ meno. A noi, che ve ne abbiamo parlato quando la gente manco sapeva dell’esistenza di Loyola (ma siamo qui per questo), a un certo punto era venuta un po’ di noia.

Nevada: la squadra più “ignorante” del Torneo, con basket fatto di p&r, corsa e tiri presi “a sensazione” (voto 7). Due rimonte una più incredibile dell’altra (voto 8) e due gemelli forti in campo (voto 7,5) che ci hanno ricordato i Morris e i Lopez. (Nessun voto alla figlia di coach Eric Musselman, Mariah, in quanto minore).

Arizona: son riusciti a fare un bel casino. Prima la telenovela Allonzo Trier, poi colpiti in pieno dall’inchiesta Fbi, hanno perso Shareef O’Neal (figlio di Shaq), rigoroso silenzio stampa ma conferenza improvvisa e coach Sean Miller che manda tutti a quel paese. Poi Trier sospeso per doping, ma riammesso in pochi giorni (cosa aveva preso? perché l’han riammesso?). Han vinto i playoff di conference, poi perso al primo turno del Torneo contro Buffalo. Chi ama le giostre gli dà 8, tutti gli altri 4.

Grayson Allen: il suo tiro per le F4 che gira sul ferro due volte e poi esce gli ha consegnato il premio sfiga del Torneo, ma non è certo stato il primo che ha sbagliato: 16/48 in 4 partite, il 33% per chiudere la carriera non gli può che valere un bel 5.

 

Voto 4 a Matt Haarms, il freshman di Purdue, che non è riuscito a sopperire all’assenza di Isaac Haas (per Haas 9, visto che voleva giocare anche con il gomito rotto). Il giudizio vero sarebbe un 6, ma lo abbassiamo a causa di quell’insopportabile ciuffo biondo che se-ti-becco-te-lo-taglio.

L’olandese è stato uno dei pochi europei a giocare un torneo negativo: 7.5 a Mo Wagner, che è il più intrigante, 7 a Svi Mykhailiuk che non ci ha capito niente solo contro Villanova, e a Kerem Kanter, positivo nelle due gare di Xavier. Dusan Ristic è stato uno dei pochi a salvarsi nella debacle di Arizona, sufficiente Egor Koulechov, mentre ingiudicabile l’infortunato Killian Tillie. Bocciato senza pietà Omer Yurtseven che ha solo fatto falli contro Angel Delgado ed è tornato subito a casa.

Ingiudicabile anche Nicola Akele, in campo per poco più di un minuto, mentre 7 a Davide Moretti che ha giocato sempre con la faccia giusta, prendendosi tutti i tiri che doveva nel lungo cammino di Texas Tech (voto 9), arrivata per la prima volta nella sua storia alle Elite 8 dove ha dato molto fastidio a Villanova. E se Keenan Evans non avesse giocato con un dito rotto…

Villanova 10. Ma non per la vittoria al Torneo. Facile quella. È che la squadra è stata più forte del bracket di Barack Obama, che aveva “seccato” le altre finaliste (Virginia, North Carolina e Michigan State le prescelte dall’ex presidente Usa). I Wildcats hanno resistito anche a lui (che non ci piglia praticamente mai, voto 4).

“I feel bad for Oklahoma, that was just one of those nights” (2-4-2016). “That was just one of those nights, I feel bad for Kansas” (31-3-2018). Jay Wright merita 10 in tutto tranne che per l’originalità delle dichiarazioni post partita.

La difesa a zona di Syracuse voto 8. Qualcuno non la sopporta (anche in redazione ne abbiamo) ma, una volta che entra al Torneo, Syracuse diventa una brutta gatta da pelare per tutti. Sarà anche noiosa, ma la zona degli Orange e di Jim Boeheim resta inimitabile.

Michigan State. Voto 3 allo SDENG-music-festival degli Spartans, che contro Syracuse hanno tentato 37 tiri da 3, segnandone solo 8 (21.6%). Una delle prestazioni balistiche più tristi del Torneo.

Matt McQuaid: a proposito di Michigan State, il junior di Tom Izzo ha chiuso il torneo con 1/7 e un ovvio 4 in pagella, ma vince il premio ne-segno-uno-solo-ma-ve-lo-ricorderete.

 

Bruce Weber: il coach di Kansas State per una volta è riuscito a far disputare alla sua squadra un Torneo decente. E lo ha fatto senza il miglior giocatore della squadra, Dean Wade. Voto 7

Rob Gray: la guardia di Houston ha segnato 62 punti in due gare. Eroico. È uscito dal torneo perché i suoi compagni non hanno tirato bene i liberi e  perché Jordan Poole ha azzeccato il buzzer della vita. Meritava più riflettori. Voto 8

Florida State: arrivati al Torneo senza aver impressionato in stagione, sembravano destinati a una comparsata di una o due partite. Invece, si sono spinti fino all’Elite 8 grazie a una difesa fastidiosa e adrenalinica, buttando fuori due legittime pretendenti alle Final Four (Xavier, Gonzaga) e facendo faticare Michigan. Brutti da vedere, però diamo loro un bel 8 per il risultato finale e per gli attributi mostrati.

Jordan Poole: sarà un Torneo per il quale lo ricorderemo sia nel bene (il buzzer-beater contro Houston e la partita con Loyola) che nel male (gli errori nella finale). Pochi minuti quest’anno ma un futuro da protagonista davanti a sé: per ora, si merita un bel 7.

 

Premio “scansati” al telecronista Bill Raftery. La sua colpa? Essersi trovato sulla strada di Mo Wagner intento a recuperare un pallone che stava finendo fuori dal campo.

Gli occhiali rotti di Bill Raftery dopo il passaggio di Mo Wagner

Arbitri: grazie per non aver distrutto la finale come l’anno scorso, ma siamo sempre sotto la sufficienza. Giusto lavorare prima per cambiare l’Ncaa ed evitare altri scandali, poi però un pensiero a migliorare la loro qualità andrà fatto.

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