É tempo di fissare dei punti dopo la scorpacciata di partite del primo weekend della March Madness. Tyrese Proctor guida il carro dei migliori giocatori in questa versione rivisitata delle nostre consuete pagelle: regional per regional, analizziamo i migliori e i peggiori.
South Region
Squadra migliore: Michigan State
Michigan State si presenta alle Sweet 16 in grande stato di forma, mentale e fisica. Squadra profondissima, compatta, senza reali punti deboli. E’ quella che si è mostrata più solida. Menzione d’onore per Mississippi che al Torneo sta tirando come la migliore versione dei Golden State Warriors.
Giocatore migliore: Sean Pedulla (Ole Miss)
Tutte le star attese, a partire da Johni Broome, non hanno brillato. Sean Pedulla invece nei primi due turni ha tenuto una media di 20 punti, 4 rimbalzi, 6.5 assist e 3 recuperate. Uno dei motivi per cui la squadra di Chris Beard è tra le migliori 16 del Torneo.
Squadra peggiore: Marquette
Marquette batte Louisville in questa classifica al contrario. Il voto non è solo per la pessima prestazione e l’eliminazione al primo turno, ma anche per come si è chiusa la stagione, in netto calando rispetto alle grandi aspettative dopo i primi mesi di ottime prestazioni. E come al solito coach Shaka Smart convince ma mai al 100%.
Giocatore peggiore: James Scott (Louisville)
James Scott di Louisville non aveva un compito facile contro Ryan Kalkbrenner, uno dei migliori centri della Ncaa. Ma il lungo dei Cardinals è proprio sparito dal campo, tanto che Pat Kelsey alla fine ha dovuto concedergli meno minuti del solito per quanto la sua presenza fosse addirittura controproducente. Pessimo finale dopo una stagione tutto sommato positiva.
West Region
Squadra migliore: Maryland
In quarantotto ore ci ha fatto vedere due modi diversi di vincere. Prima hanno schiantato senza pietà alcuna Grand Canyon a suon di difesa forte, canestri in transizione e dominio a rimbalzo. Poi sono sopravvissuti ad una lotta nel fango con Colorado State che per poco non faceva lo scalpo. Coach Kevin Willard può contare solo sull’apporto dei “Crab Five” (così si è auto-soprannominato il quintetto) ma è un apporto cinque stelle: Derik Queen il volto, Ja’Kobi Gillespie il motore e Julian Reese l’X Factor.
Giocatore migliore: JT Toppin-Darrion Williams (Texas Tech)
L’università di Drake porta il nome di un pirata inglese del ‘600 mentre Texas Tech, sotto canestro, ha un mostro a due facce che quei pirati se li mangiava. JT Toppin e Darrion Williams sono la Scilla e Cariddi di questo torneo, due lunghi capaci di sfruttare al meglio l’area totalmente sgombra che coach Grant McCasland ha costruito per loro. Si sono pappati i Bulldogs con una ferocia degna di un racconto mitologico: 53 punti in due, di cui 42 dentro l’area. Arkansas ha le carte in regola per fermare il mostro alle Sweet 16, ma serve un’impresa.
Squadra peggiore: St John’s
Scusaci Rick Pitino, ma non potevamo esimerci. Quando ha prodotto degli stop difensivi, St John’s ha dimostrato di potersi prendere la partita schiacciando il pedale del gas in transizione, ma a difesa schierata non ci ha capito molto di come muovere i corpaccioni di Arkansas. Il risultato è stato un RJ Luis tragico, un Kadary Richmond senza vantaggio fisico sugli avversari e un attacco nel complesso incapace di creare un vantaggio per alzare la mano dai tre punti. Non toglie nulla alla fantastica stagione dei Johnnies, ma rimane un piccolo grande neo.
Giocatore peggiore: PJ Haggerty (Memphis)
C’è una Memphis con Tyrese Hunter e una senza Tyrese Hunter. La prima poteva fare danni, la seconda anche ma solamente ai ferri della Climate Pledge Arena di Seattle. PJ Haggerty, con la palla in mano e senza un playmaker ad innescarlo, è una giocatore senza freni e che pensa solamente al suo sostentamento. Il 9/23 al tiro è falsato dagli ultimi sparuti tentativi di rimonta, sennò il bilancio al tiro sarebbe stato ancor peggiore. Dopo una buonissima stagione, Memphis si scioglie ancora al torneo confermando il leit motivo della carriera di coach Penny Hardaway.
East Region
Squadra migliore: BYU
Il miglior attacco dell’ultimo mese si è confermato caldissimo nei primi due turni, con un gioco Nba style guidato da un talento russo che da solo vale il prezzo del biglietto dei Cougars: Egor Demin è un giocatore unico nel college basket ed è in grado di innescare i suoi tiratori, ovviamente con tutti i difetti di un freshman. Nessuno se li aspettava così avanti e invece coach Kevin Young ha fatto un gran lavoro e organizzato già nel suo primo anno a Provo una squadra divertente e temibile, che torna meritatamente alle Sweet 16 dopo 14 anni
Giocatore migliore: Tyrese Proctor (Duke)
Con il suo 13/16, Tyrese Proctor è già entrato nel libro dei record di Duke perché mai nessun Blue Devil aveva segnato un tale numero di triple in due partite del Torneo. Non ha mai giocato e tanto meno tirato così, dando la sensazione di non poter sbagliare mai e con una faccia concentrata e determinata mai vista prima. Duke era una delle favorite, con l’australiano in questa forma è la favorita.
Squadra peggiore: Alabama
Tanto casino, troppo casino e la sensazione di non aver mai la partita in pugno, nonostante abbia affrontato due squadre tutt’altro che irresistibili come Robert Morris e Saint Mary’s. Mark Sears sta tirando male (10/27), Labaron Philon è scomparso (7 punti in due partite) e i lunghi hanno concesso la bellezza di 31 rimbalzi in attacco ai loro avversari. Un inizio di torneo tutt’altro che brillante per una delle favorite per la vittoria finale che ora tanto favorita non è più
Giocatore peggiore: VJ Edgecombe (Baylor)
Doveva essere uno dei grandi protagonisti della March Madness e l’incrocio con Cooper Flagg avrebbe dovuto caricarlo a palla e invece nonostante le cifre non siano da buttare (16+6), si è vista tutta la differenza tra un giocatore fatto e finito e un ragazzo che deve ancora capire tanti aspetti del gioco. Le gambe sono strepitose, contro Mississippi State ha chiuso bene ma è un talento che avrebbe potuto lasciare ben altra traccia nella sua stagione di college basket
Midwest Region
Squadra migliore: Tennessee
Mettendo sulla bilancia la difficoltà complessiva dei due scontri affrontati, è tutto sommato la squadra che si è affermata nel modo più autorevole, un pelo in più rispetto alla bestia nera Kentucky che ora troverà alle Sweet 16. Nessun vero intoppo con Wofford, poi è stata spietata contro la più temibile UCLA, facendo pagare caro i vari errori degli avversari e azzannando la partita al momento giusto a forza di canestri da tre. Ah, le triple: 21/50 nel corso di due match. Mica male per una formazione che in quanto a percentuali veleggia attorno alla media della D1. I Vols devono solo sperare che non ci sia due senza tre, ma anche in caso contrario la loro difesa può fare la differenza.
Giocatore migliore: Trey Kaufman-Renn (Purdue)
Il centro di gravità permanente dei Boilermakers non ha ancora trovato pane per i propri denti in questa March Madness, è vero, ma la sua tenuta perfetta ha permesso ai suoi di regolare due underdog pericolose con relativa facilità. 21 punti e 8 rimbalzi nell’impari confronto in area contro High Point, poi un altrettanto bello 22 & 15 contro McNeese. Con Houston sarà durissima ma è anche una grandissima chance per diventare indimenticabile nei cuori dei tifosi di Purdue.
Squadra peggiore: Clemson
Per quanto McNeese fosse un’avversaria rispettabile, è impossibile non dare ai Tigers il meno ambito dei premi dopo essere stata l’unica squadra della propria Region ad uscire contro una con seed in doppia cifra. E il modo in cui quella sconfitta è maturata non lascia spazio agli alibi: semplicemente non c’è merito avversario che tenga o tentativo di rimonta sfiorato che possa far passare in secondo piano la prestazione di una high-major che si presenta sul palco più importante e segna solo 13 punti in un tempo contro una low-major.
Giocatore peggiore: Zach Freemantle (Xavier)
Sì forse siamo ingenerosi. E di certo ci dispiace piazzarlo qui dopo la carriera collegiale che ha avuto. Sta di fatto però che il lungo dei Musketeers non ha provveduto l’ultimo valzer che ci si aspettava da uno come lui: un’onesta giornata in ufficio alle First Four con Texas (15 punti non troppo efficienti e solo 2 rimbalzi) e poi fatalmente annullato dalla difesa d’Illinois al primo turno (5 punti con 2/9 dal campo e 0/2 ai liberi). Certo non è mica facile portarsi sempre la squadra sulle spalle, ma il suo non è stato il canto del cigno degno d’un super senior del suo calibro.