Il secondo turno di March Madness ha visto un buzzer beater epico di Maryland, l’ennesima prova di dominio di Duke e lo sgambetto di Ole Miss ai danni di Iowa State. Ma anche molto altro.
South Region
La dura legge della SEC – La prima e unica volta di Mississippi alle Sweet 16 era stata nel 2001. Adesso però in panchina c’è Chris Beard che non sarà uno stinco di santo, ma sa allenare. In più i suoi Rebels stanno affrontando la March Madness come meglio non avrebbero potuto: alzando esponenzialmente le percentuali al tiro. E così una squadra nota per la difesa sfodera una prestazione da 58% al tiro da tre nel momento migliore della stagione. Esecuzione e precisione che hanno messo ancora più in evidenza tutti i limiti di Iowa State, confusa e infelice che si è aggrappata al talento dei singoli, in primis a quello stellare di Curtis Jones (26 punti), unica vera spina nel fianco per Ole Miss. I Rebels hanno mandato 5 giocatori in doppia cifra chiudendo 91-78 con Sean Pedulla a dettare i ritmi (20 punti e 8 assist) e Matthew Murrell implacabile dall’arco (15 punti con 3/3 da tre). E le squadre della SEC proseguono la loro marcia.
L’armata di Izzo – Sono troppi. Sono troppo. New Mexico ha mostrato di non essere arrivata al Torneo per caso, ha giocato una signora partita, ma alla lunga ha dovuto inchinarsi (71-63) alla forza di Michigan State che ha mandato 9 giocatori a referto e ha sempre soluzioni pronte nel cassetto. Il marchio di fabbrica restano i canestri in velocità abbinati alla circolazione di palla a metà campo. Ma la ciliegina è la profondità del roster. E così in una giornata da 0/5 da tre della stellina Jase Richardson arriva dalla panchina il junior Tre Holloman a portare punti (14 con 2/5 da tre) e assist (4). Fondamentali anche un paio di triple di Jaden Akins per tenere lontana New Mexico, che ha avuto il merito di non aver mai mollato. Tom Izzo torna alle Sweet 16 e la sua armata è pronta a vendere cara la pelle.
West Region
Maryland-Colorado State è quello che vogliamo dalla March Madness – High-Major contro mid-major, partita lottata canestro dopo canestro e finale semplicemente epico. I Rams avevano messo la testa davanti a 3.6 secondi dalla fine grazie alla tripla di Jalen Lake, uno di quelli per i quali una vittoria in più significava una partita in più nella sua carriera cestistica. Ma il talento è talento e quando una formazione della Big Ten ha un prospetto da lottery spesso finisce che la chiude lui: Derik Queen, uno dei meravigliosi freshmen di questa stagione, si inventa un canestro da guardia pura, mancino, controtempo, con tutta la difesa addosso. Il primo buzzer della Madness è di Maryland che vola al secondo weekend per la prima volta in dieci anni e lo fa grazie al suo quintetto che segna 70 dei 72 punti finali e alla zona 2-3 che rimette in piedi i Terrapins dopo la seconda partenza lenta di questo torneo. Super losing effort di Nique Clifford (21+7+6 assist per un altro prospetto Nba) e prime lacrime del Torneo proprio da parte di Jalen Lake che in conferenza stampa ha giurato amore eterno a Colorado State.
Florida ha scherzato col fuoco – I Gators passano ma per poco non alimentavano l’aura di UConn alla March Madness. In sede di preview l’avevamo detto: un upset di UConn passava dalle percentuali da tre e gli Huskies hanno fallito proprio lì. Come contro Oklahoma, Alex Karaban e Liam McNeeley combinano un 4/17 dall’arco che diventa 6/26 se aggiungiamo anche Solomon Ball. In una partita finita 77-75 è praticamente sentenza di morte. I Gators si sono affidati al loro triumvirato di guardie che si è acceso individualmente in diversi momenti della partita: partenza forte per Alijah Martin che ha trascinato i suoi nell’inizio, Will Richard ha messo una serie di giocate importanti in entrambi i lati del campo nel miglior momento di UConn prima di vedere Walter Clayton Jr. risolvere la partita nel finale (13 punti dei 23 negli otto minuti finali, tra cui i due triple decisive). I Gators hanno sofferto parecchio la fisicità di UConn, sono stati molto imprecisi ai liberi (22/34) e in difesa più di una volta la comunicazione e il tempismo dei cambi non hanno funzionato. Eppure sono al secondo weekend in pieno stile survive and advance.
East Region
Il dominio di Duke – E dopo averne rifilati 44 a Mount Saint Mary’s, Duke distrugge anche Baylor 89-66 chiudendo la pratica dopo 10’. Facile quando oltre a Cooper Flagg (solita partita totale con 18+9+6), hai una guardia che semplicemente non sbaglia mai da 3: Tyrese Proctor ha segnato 13 delle 16 triple tentante nei primi due turni e con un tiratore così le cose diventano per forza molto facili. Impressionante il junior australiano che quest’anno è davvero un altro giocatore: 25 i suoi punti contro i Bears che si sono arresi molto in fretta con il solo Norchad Omier a lottare e faticare sotto ai tabelloni. Non c’è stato match invece tra i due freshman da Nba: nonostante i 16 punti, VJ Edgecombe ha sì due gambe strepitose, ma il suo impatto sulla partita e la sua utilità per la squadra non è paragonabile a quella di Flagg. Che porta i Blue Devils alle Sweet16 dopo due grandi prove di forza che li confermano come favoriti per la vittoria finale.
Alabama con il talento, Arizona con Caleb Love – Continua a convincere fino a lì invece Alabama, che anche contro una squadra decisamente più debole come Saint Mary’s vince sì 80-66 gestendo bene il secondo tempo, ma senza mostrare chissà che gioco. Tira male Mark Sears (5/15) ma peggio di lui tirano le guardie di coach Randy Bennett (3/14 da 3 per i Gaels) e a livello di atletismo non c’è gara tra i lunghi di Nate Oats che mettono insieme un festival della schiacciata che porta i Crimson Tide per la terza volta in tre anni alle Sweet 16.
Ci è voluto tutto il cuore di Arizona per riprendere Oregon partita a razzo nei primi minuti quando era avanti 19-4, ma Caleb Love ha chiaramente deciso di chiudere la sua carriera universitaria in bellezza, facendo ricordare perché al suo arrivo al college era considerato un sicuro one and done. Così non è stato perché l’incostanza è sempre stata la sua caratteristica principale, ma a 23 anni e mezzo è finalmente in grado di controllare il suo talento e di fare meno scelte stupide del solito: 29 punti, con tiri decisivi nel finale, 9 rimbalzi e 4 assist sono i numeri di una partita da leader contro un’avversaria tosta guidata dai 25 punti di Jackson Shalstead e che si è arresa solo nel finale.
Midwest Region
Una Kentucky quasi chirurgica per regolare Illinois – Una partita condotta con autorevolezza, quasi mai facendosi mettere in discussione: Kentucky ha finito così per battere Illinois per 84-75 nonostante i problemi di falli della star Otega Oweh nel primo tempo (15 punti in 25 minuti comunque per lui alla fine), trovando un Koby Brea protagonista (23 punti con 10/16 al tiro), un Lamont Butler decisamente migliore rispetto alla prima uscita (14 punti, 5 assist, 3 recuperi) e buone risposte dalle riserve (20 punti e 5 recuperi da quattro panchinari). UK ha mantenuto buone percentuali dal campo che le hanno permesso di non pagare dazio ai liberi (solo 12/20 di squadra) e, per ammissione dello stesso coach avversario, ha messo le mani sulla partita con due partenze e a razzo rispettivamente all’inizio del match e del secondo tempo. Per gli Illini, contributi molto importanti dal trio Jakucionis-Boswell-Ivisic (55 punti in tre) ma il confronto impietoso in quanto a palle perse (5 contro 14, il play lituano ne ha commesse 6 da solo per la quarta partita di fila) racconta molto della disparità di tenuta fra le due squadre viste ieri.