Calendari a singhiozzo e imprevisti di vario genere ci hanno fin qui impedito di vedere tutti quanti gli italiani e le italiane in Ncaa. C’è chi non ha ancora messo piede sul parquet (Gianmarco Arletti, Thomas Binelli, Lorenzo Donadio, Lucia Decortes, Maria Visone) o chi è riuscito a giocare giusto un paio di partite (Guglielmo Caruso, per esempio). Ciononostante, gli argomenti da trattare non mancano, specie su quattro azzurri: Lorela Cubaj fra le ragazze, Tomas Woldetensae, Alessandro Lever e Federico Poser tra i ragazzi.
Cubaj indica la via
Partiamo dai numeri: 15.3 punti, 14.3 rimbalzi, 2.3 assist, 2.0 recuperi, 2.0 stoppate. Vi piace come statline? A noi parecchio, specie se a metterla insieme è una giocatrice italiana della ACC con speranze più che legittime di post-season. Lorela Cubaj ha già messo le cose in chiaro dopo tre partite: è lei il faro di Georgia Tech.
Nell’ultima gara, ha fatto un sol boccone di Tulane (18 punti, 16 rimbalzi), aggiornando il record personale di carambole in quella che è stata la sua undicesima doppia-doppia in carriera. Verrebbe da dire che aveva il dente avvelenato dopo la sconfitta all’OT con le rivali di Georgia, ma il fatto è che Cubaj gioca sempre con intensità pazzesca, quindi diventa dura capire se, nel modo in cui ha morso la partita, ci fosse anche un sentimento di rivalsa.
GT è innanzitutto una squadra che parte dalla propria difesa e Lorela ne è un tassello centrale: attività costante e alta fisicità sotto i tabelloni (anche con noncuranza per la propria incolumità), possibilità di farsi carico dei mismatch e protezione del ferro, cosa di cui trovate un piccolo, prelibato esempio qui sotto.
Il suo apporto è così variegato ormai da essere quasi totale e mostra un repertorio offensivo che si sta arricchendo. Oltre alla capacità nel facilitare la manovra d’attacco (distribuendo palla o col “lavoro sporco” nei blocchi), ha una fiducia in crescita nel jumper: ormai non esita quasi mai nel prendersi tiri dalla media, long-two o triple se le viene lasciato spazio. Il tutto senza dimenticare che, nel trovare punti in area, ha scelta nelle armi da sfoderare: proprio con le Green Wave, l’highlight personale è stato probabilmente un up-and-under col quale ha mandato al bar le avversarie, ma quella non è stata l’unica volta in cui ha messo in mostra finte e footwork nei pressi del ferro.
In definitiva, Lorela Cubaj è una delle migliori post player della conference e le ambizioni delle Yellow Jackets passano prima di tutto dalle sue mani.
Woldetensae e Virginia, un inizio diesel
Dopo il posto da titolare conquistato nella stagione passata, non vedevamo l’ora di ritrovare Tomas Woldetensae nello starting five di Virginia. Ecco, alla prima partita non è andata così. E nemmeno alla seconda, quella persa a sorpresa contro San Francisco.
Le cose però sono poi andate diversamente negli ultimi due match disputati. Il bolognese è partito in quintetto e ha dato un contributo tangibile (8 punti, 3 rimbalzi, 4 assist in 23′) per sbarazzarsi di St. Francis (76-51). Con Kent State, però, pur restando tanto in campo (5 punti, 2 assist, 2 recuperi in 31′) non ha fatto eccezione ai generali balbettii della squadra (vittoria all’OT contro un’avversaria abbordabile).
Gli Hoos, sulla carta da Final Four, hanno bisogno di tempo per ridefinire le gerarchie e per trovare livelli di performance accettabili nelle due metà campo. In mezzo a tutto ciò, Wolde ha però mandato dei segnali sulla possibile evoluzione del suo ruolo.
Lo avevamo già detto: per andare oltre la dimensione di specialista, in attacco deve iniziare ad aggiungere qualcosa dal palleggio. Questo abbiamo cominciato a vederlo, per ora più che altro in termini di playmaking (vedi video sotto) negli schemi dati dal blocker-mover, cara vecchia coperta rispolverata da coach Tony Bennett dopo gli esperimenti delle prime due uscite. Insomma, non è male avere un paio di opzioni in più oltre il jumper da tre punti quando va in uscita dopo aver tagliato lungo la linea di fondo.
Sul lato difensivo, c’è ancora del lavoro da fare. Certo, è più a proprio agio rispetto a un anno fa e qualche volta è capace di deflection utili per togliere ritmo, però nella copertura off-the-ball l’abbiamo visto molto alterno, con gli occhi troppo sul pallone e non abbastanza sull’avversario che aspetta di smarcarsi.
I mezzi per progredire sembrano esserci: Virginia ha bisogno di tutti, anche di lui, perché il calendario adesso si farà tostissimo (Michigan State la settimana prossima e Villanova in quella seguente).
Lever tra certezze e novità
Da un certo punto di vista, l’abbiamo ritrovato dove l’avevamo lasciato. 16.7 punti, 5.7 rimbalzi, 2.3 assist: queste sono le medie di Alessandro Lever dopo tre gare. Numeri in linea con quelli dell’anno scorso, ma in appena 25.3 minuti d’impiego. Le cifre, però, per ora contano il giusto. Un po’ per via della qualità degli avversari (due D-I di livello molto basso e una NAIA) e un po’ perché le cose più interessanti del bolzanino stanno nel contesto.
Un volto diverso in panchina (Bryce Drew) e compagni nuovi (Sean Miller-Moore, Asbjørn Midtgaard) o ritrovati (Oscar Frayer): Grand Canyon può finalmente fare il salto di qualità atteso da anni? Prestissimo per dirlo, ma ci sono segnali incoraggianti. Midtgaard, danese grande e grosso, ha fin qui sostenuto minutaggi sostanziosi (23′ a partita), permettendo a Lever di spendere il grosso del proprio impiego nello spot di 4. Questo è lo scenario che ci auguravamo di vedere. Inoltre i due sembrano già avere una discreta intesa in attacco: due torri così sono una rarità nella WAC e ciò potrebbe giocare molto a favore dei Lopes.
Fermo restando che in attacco Lever fa sempre tutte quelle belle cose di cui abbiamo parlato più volte (trovate qualche assaggio nel video qui sotto, la lista è lunga), rimane la necessità di dare un giro di vite in difesa. Finora l’abbiamo visto alterno, proprio in senso letterale: cioè ha alternato cose buone e cattive, in misura più o meno eguale – esempio: una buona lettura per prendere sfondamento, poi un aiuto al ferro in grave ritardo, etc etc. Se aggiusta qualcosa lì, GCU fa tombola.
Il Poser che vogliamo
L’avevamo detto: può essere la sorpresa di quest’anno fra gli azzurri. Fin qui, sembra volerci dare ragione. Federico Poser ha inaugurato l’annata con 13 punti in 18 minuti contro WC Wesleyan, squadra di D-III, ma la prestazione di cui ci interessa parlare è quella offerta al cospetto di High Point, formazione di livello decisamente più simile a quello della sua Elon.
In quella gara vinta per 76-75, Poser è rimasto in campo per 30 minuti: non aveva mai avuto un impiego simile prima. Semplicemente, coach Mike Schrage non poteva farne a meno e ha preferito puntare su di lui, l’unico centro tradizionale della squadra.
L’ex Treviso ha dato un apporto difensivo nel complesso solido, al netto di alcune cose da limare (modo di far sentire il fisico, copertura sui pick and roll), si è fatto sentire a rimbalzo e, in attacco, è stato un cliente difficile da affrontare in area: 12 punti, 5 rimbalzi, 2 stoppate per un ragazzo dalla fiducia in crescita.
Peccato però che dovremo aspettare un po’ per rivederlo: pochi giorni fa, in ottemperanza a misure di sicurezza anti-covid, la squadra ha annunciato che sospenderà le attività per qualche tempo. Prossimo appuntamento (se tutto va bene): Campbell, il 15 dicembre.