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Gli Italiani del college basketball 20-21

Tomas Woldetensae Virginia italiani college basketball
Autore: Riccardo De Angelis
Data: 24 Nov, 2020

Ormai siamo prossimi all’inizio della nuova stagione e quindi è d’obbligo fare una carrellata sugli italiani del college basketball nella Division I maschile e femminile.

Purtroppo non vedremo né Gabriele Stefanini (la Ivy League ha dato forfait per via dei rischi legati alla pandemia) né Francesco Borra (esordirà l’anno prossimo e per ora penserà solo ad allenarsi e completare la riabilitazione dopo l’operazione ai legamenti del ginocchio).

Wolde e Cubaj, gli ultimi delle high-major

A malincuore, abbiamo dovuto salutare un po’ di gente che era protagonista nelle Power 6: Nico Mannion (destinazione Nba, sponda Golden State), Davide Moretti (Olimpia Milano) e Francesca Pan (Reyer Venezia). In attesa di vedere Paolo Banchero a Duke l’anno prossimo, possiamo ancora ammirare un po’ di azzurro ai livelli Ncaa più alti. Ed entrambi sono senior che possono aver un bel impatto nella Acc.

Tomas Woldetensae (#9 nella Top 30 Europei) è probabilmente la principale minaccia dall’arco di Virginia, #4 nella nostra Top 25. Da esordiente in D-I ci aveva messo un po’ a carburare, ma ha poi sfoderato diverse belle prestazioni proprio con l’inizio della stagione nella Acc – ricordiamo ancora il career-high di 27 con Louisville e il canestro della vittoria in casa di North Carolina. Da tre punti può segnare da dove vuole e come vuole – piazzato, in uscita, dal palleggio: non fa differenza. Insomma, lui e Sam Hauser dovrebbero garantire percentuali sul 40%, una manna dal cielo per una squadra che l’anno scorso era molto più performante in difesa che in attacco (non una novità a Charlottesville, ma di solito la forbice è meno ampia). Se dovesse mostrare novità nel repertorio offensivo (creazione dal palleggio) e progressi nella tenuta difensiva, può essere più d’un semplice specialista.

Lorela Cubaj (10.0 punti, 7.7 rimbalzi, 1.2 stoppate, 1.2 recuperi), già parte della nazionale maggiore (purtroppo non l’abbiamo potuta vedere nella recente finestra di novembre), è un pilastro di Georgia Tech, squadra risorta nel primo anno di gestione Nell Fortner e che promette di essere altrettanto competitiva adesso per inseguire un posto alla March Madness. La presenza in area di Cubaj è sempre stata importante sin dagli esordi con le Yellow Jackets (forse un posto fra le dieci del Preseason Team glielo si poteva anche dare) e quest’anno il suo contributo sarà più che mai cruciale in squadra, benché il backcourt, con la coppia Fletcher-Lahtinen, dovrebbe avere le carte giuste per sopperire all’addio della leading scorer Pan. Il jumper dalla distanza non è fra le specialità della casa, ma è un aspetto da tenere d’occhio (nella scorsa stagione, è stata meno timida che in passato: 7 su 25 in totale).

Lorela Cubaj

Vecchie conoscenze delle mid-major

C’è un folto gruppo di giocatori e giocatrici che ormai conosciamo bene, visto che sono al terzo anno in Division I. Fra di loro, Elisa Pinzan è quella che può fare la miglior stagione a livello sia individuale che di squadra. Adesso nell’American Athletic non c’è più UConn a dominare in lungo e in largo, ragione di più per puntare su South Florida come favorita della conference, squadra in crescita (10-6 l’anno scorso nella Aac con un roster finalmente sano) e non priva di underclassmen di spessore. Le promesse di successo delle Bulls sono in buona parte legate ai progressi della point guard veneta, autrice di un’ottima stagione da sophomore (9.0 punti, 4.5 assist) e che forma un temibile backcourt duo con la greca Elena Tsineke.

Fra le ragazze, anche Chiara Bacchini può puntare a fare un giro al Torneo. E non è una novità, perché la sua Quinnipiac è ogni anno fra le squadre più quotate della Maac, anche se pure stavolta non mancherà la concorrenza (la squadra è #2 nella Preseason Poll alla pari con Fairfield e appena un voto dietro a Manhattan).

Fra gli italiani del college basketball, al capitolo impatto in squadra e aspirazioni di March Madness, non si può non parlare di Micheal Anumba. L’anno scorso, a dire il vero, aveva agguantato il sogno con la sua Winthrop, ma il raggiungimento del titolo nella Big South è stato vanificato (se così si può dire) dall’annullamento del Torneo Ncaa. Ora però ci può riprovare, perché la squadra guidata dal giovane guru Pat Kelsey ha un nucleo molto solido e anche abbastanza variegato per tipo di contributo che ognuno può dare. Il reggiano è quello deputato a mettere la museruola a chiunque gli capiti a tiro in difesa, che sia guardia, ala o lungo. Ah, e adesso la mette pure bene da tre (42.6%).

Micheal Anumba e Simon Winthrop

Micheal Anumba con papà Simon

Sul binomio impatto individuale/risultati di squadra, forse è il caso di non snobbare troppo Alessandro Lever (#16 nella Top 30 Europei). È vero, la sua Grand Canyon è l’eterna seconda della Wac e anche quest’anno è New Mexico State ad avere i favori dei pronostici. Però è vero anche che coach Bryce Drew potrebbe portare una ventata d’aria fresca. E il roster, sulla carta, non è per niente male: un buon backcourt duo, un paio di ali (anche tre) che portano difesa e rimbalzi e infine il bolzanino, uno dei migliori lunghi che ci siano sul piano offensivo nel mondo mid-major, che stavolta può giocare anche da 4 e avere le spalle più coperte nella propria metà campo.

Per Guglielmo Caruso (#29 nella Top 30 Europei) è forse meglio non pensare troppo alla postseason. Nella West Coast non è necessario ottenere un automatic bid per andare al Torneo, ma è un tipo di aspirazione per pochissimi. E Santa Clara, ancora una volta vittima del mercato dei transfer, difficilmente può rientrare nel novero delle pretendenti. Caruso però continuerà a essere protagonista in squadra quanto e forse più di prima, perché ai Broncos non si potrà prescindere dall’accoppiata di lunghi che forma col canadese Josip Vrankic.

Guglielmo Caruso aveva iniziato alla grande l’anno scorso prima di infortunarsi

Ethan Esposito ha una sfida personale ancora diversa: mantenere il posto di titolare nel frontcourt di Sacramento State e compiere un salto di qualità per spessore e continuità di prestazioni. Alquanto alterno nella passata stagione, ha però diversi punti forti sui quali puntare per essere più incisivo: prestanza fisica, un’esplosività migliorata col tempo (anche per verticalità), gioco in area. E chissà che non continui a migliorare dall’arco (30.8% su 1.3 tentativi, lui che prima dell’anno scorso non tirava praticamente mai da tre).

Federico Poser ha fatto più che altro la comparsa negli scorsi due anni, ma il modo in cui è esploso al torneo della Colonial (tre partite in doppia cifra realizzativa) ci fa pesare che, zitto zitto, possa essere la sorpresa di quest’anno fra gli italiani del college basketball. Di margini non ce ne sono troppi, a dire il vero, perché la sua Elon ama i quintetti small e sacrifica i lunghi sull’altare del talento offensivo degli esterni. Però se il trevigiano gioca col piglio e coi movimenti mostrati in quelle ultime tre gare, può avere un impatto molto alto anche con minutaggi contenuti.

Sarà interessante vedere se Lucia Decortes riuscirà a continuare ad allargare i propri spazi nel frontcourt di Albany (pare proprio di sì, visto che adesso mancano centimetri e anzianità in quel reparto) e se la sua squadra sarà in grado di guastare la festa nell’America East alla favorita Maine, squadra guidata dalla spagnola terribile Blanca Millán.

Terzo anno di Division I ma primo con Stetson per Maria Visone, che così mantiene viva una presenza italiana nella A-Sun dopo il ciclo chiuso da Carlotta Gianolla a Kennesaw State. La napoletana si è trasferita da Coastal Carolina, dov’era partita in quintetto per 13 volte nella parte centrale della sua stagione da sophomore.

Il secondo anno è sempre il più difficile (ma forse no)

Forse possiamo prendere in prestito Caparezza, o forse no. Dato che, per esempio, Thomas Binelli potrebbe benissimo aver già visto le difficoltà maggiori e superarle quest’anno. Dopo un esordio ritardato causa infortunio, ha sfoderato diverse belle giornate al tiro da tre, che è appunto il motivo principale per il quale è titolare a Eastern Michigan. La continuità però non è stata di casa e, fra sali e scendi vari, ha chiuso l’annata col 31.3% (su ben 7.3 tentativi). EMU ha avuto il peggior attacco della Mac (ma anche la seconda miglior difesa) e ha bisogno di perfermance più stabili del bolognese per fare il salto di qualità.

Thomas Binelli

Erik Czumbel, un po’ come il suo predecessore Giovanni De Nicolao, non ha battuto ciglio al primo impatto col basket americano e si è rivelato indubbiamente utile per UTSA, sia come difensore che come tiratore pronto a ricevere sugli scarichi (36.6% da tre). Ai Roadrunners è impensabile che qualcuno tolga la palla dalle mani di Jhivvan Jackson e di Keaton Wallace (45.6 punti di media in due), però Steve Henson ha detto di aspettarsi ulteriori progressi dall’ex Aquila Trento per playmaking e tiro.

Giulia Bongiorno, 13.5 minuti d’impiego da matricola, può forse puntare ad accrescere il proprio ruolo a Florida International, benché abbia davanti delle compagne più esperte nel reparto guardie. In fin dei conti, era stata provata come starter a inizio stagione e si trova in una squadra che ha davvero tutto da dimostrare (un mesto 6-23 l’anno scorso e ora è stata votata ultima nella Preseason Poll della C-USA).

Largo ai debuttanti

Dopo Woldetensae e Binelli, stavolta è Edoardo Del Cadia l’esordiente arrivato dal mondo Juco. E il suo approdo in D-I ha dei temi interessanti. A UNLV, mid di prestigio, troverà una squadra da titolo nella Mountain West (ma lì sarà lotta furibonda con San Diego State, Utah State, Boise State, Colorado State). Aspettatevi minutaggi discreti (nel frontcourt saranno essenzialmente in tre a ruotare) ma non tabellini eccessivamente corposi, se non alla voce rimbalzi. Un po’ perché Bryce Hamilton e David Jenkins Jr. faranno la voce grossa in attacco e un po’ perché coach T.J. Otzelberger gli chiederà prima di tutto di sbattersi sotto i tabelloni nei due lati del campo e di tenere il passo degli esterni in contropiede. Due cose che faceva continuamente al junior college.

Edoardo Del Cadia

Mattia Acunzo è invece un semidebuttante, visto che è a Toledo da un anno. Il casertano ha però dovuto passare un calvario che ha fatto slittare il suo ingresso sui campi della D-I a questa stagione. La seconda delle due operazioni al piede effettuate ha finalmente funzionato e ora sarà nelle rotazioni dei Rockets. Tod Kowalczyk l’aveva reclutato riempiendolo di elogi (“uno dei migliori giocatori firmati qui”, diceva a Blue Ribbon) e promettendogli un posto da 3. Nel frattempo, però, il pacchetto guardie è diventato più prominente e Acunzo verrà schierato adesso più che altro da 4, posizione non proprio aliena per lui (in un modo o nell’altro, la ricopriva in Italia) ma nemmeno troppo familiare dopo due anni di high school a Kennedy Catholic in cui puntavano a sviluppare le sue doti da esterno.

Poi troviamo due ragazzi reduci da un anno super da senior in high school, Lorenzo Donadio (20.2 punti di media a Boys’ Latin) e Gianmarco Arletti (16.3 punti, 6.5 assist a Holy Cross), rispettivamente #6 e #8 fra i classe 2001 di Italhoop.

Donadio è ad American, nella Patriot League (la sua stagione inizia solo il 2 gennaio), in una squadra che può infastidire le favorite della conference se troverà la quadratura giusta ora che non c’è più il faro Sa’eed Nelson, ora professionista in Germania. Il romano è uno dei ragazzi più versatili della colonia italiana e non dovrebbe fare fatica a conquistarsi spazi nei quintetti a 4 guardie degli Eagles, potendo giocare indistintamente on e off the ball.

Per Arletti invece sembrava prospettarsi un classico anno di apprendimento, però poi la sua Delaware ha dovuto salutare la stella Nate Darling con un anno di anticipo (ha firmato un two-way nella NBA con gli Hornets). Allora qualcosa potrebbe smuoversi in suo favore nel backcourt: in quel contesto, può giocare dall’1 al 3 in attacco e in allenamento è stato provato anche come portatore di palla. Verosimilmente lo vedremo però di più nelle sue vesti naturali di guardia realizzatrice.

Gianmarco Arletti in allenamento con Delaware

Matteo Picarelli è l’unico arrivato direttamente dall’Italia quest’anno fra i ragazzi. Vecchia conoscenza delle nazionali under, si è messo bene in mostra con Trento nelle due edizioni della Next Gen Cup. A UMBC – sì, proprio quella cenerentola che fece lo scalpo a Virginia nel 2018 – porta in dote un bel tiro da tre che può scoccare in varie situazioni e un po’ di furbizia, ma nel reparto guardie troverà tanta concorrenza per esperienza e talento. Darnell Rogers, R.J. Eytle-Rock (#26 nella Top 30 Europei) e L.J. Owens sembrano proprio inamovibili nello starting five. A Picarelli, il compito di armarsi di pazienza e di aspettare il momento giusto.

Tra i volti nuovi d’ambito femminile c’è Chiara Grattini, combo guard classe 2001 in uscita dal Don Bosco Crocetta. Giocherà a Tulane, quindi con la possibilità di dare vita a un match-up tutto azzurro quando incontrerà la South Florida di Pinzan.

A Eastern Kentucky, invece, di matricole italiane ce ne sono ben tre: Dafne Gianesini (dalla Pallacanestro Vigarano), Alice Recanati e Clara Rosini (entrambe dalla Reyer Venezia). La squadra non gode di buoni pronostici nella Ohio Valley (terzultima nella preseason poll) ma le tre azzurre hanno un quadriennio davanti per dare una mano nel risollevare le sorti di EKU.

Senza borsa ma in squadra

Chiudiamo con due ragazzi appena arrivati in D-I nelle vesti di walk-on: il latinense Umberto Brusadin (Rhode Island) e il lombardo Tommaso Ferraresi (Sacred Heart). Il primo si trova all’ultimo capitolo della sua lunga esperienza americana; il secondo, che è appena un classe 2002, proviene dalla seconda squadra della IMG Academy e fa il suo ingresso nei Pioneers con la prospettiva di strappare una scholarship in futuro.

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