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L’anno buono dei Furman Paladins

Autore: Stefano Bei
Data: 6 Set, 2017

Uno degli aspetti più avvincenti del college basketball è rappresentato dalle squadre-cenerentola, quelle che nessuno conosce e che poi al Torneo Ncaa di marzo fanno il colpaccio ed eliminano formazioni ben più blasonate. Tra le candidate killer di quest’anno molto probabilmente ci sarà Furman, università della Southern Conference che già l’anno scorso aveva ambizioni “da grande”, ambizioni che si sono poi infrante al primo turno del torneo di conference. I Paladins però non sembrano intenzionati a mollare, hanno rivoluzionato lo staff e sembrano avere le carte in regola per presentarsi al grande ballo di fine stagione, candidandosi a cenerentola del Torneo.

L’università di Furman ha sede nella città di Greenville, nella parte più alta del South Carolina al confine con il Tennessee, e ai tifosi di basket dovrebbe dire qualcosa visto che è la città in cui è nato un certo Kevin Garnett. Greenville ha una popolazione poco superiore alle 60.000 unità e l’università ospita quasi 3.000 studenti. Il programma sportivo è affiliato alla Southern Conference dal 1936, ma il nickname Paladins è arrivato solo nel 1961, quando il soprannome della squadra di basket ha avuto la meglio su quelli del football (Hurricanes) e baseball (Hornets). In realtà i “paladini” si sono fatti valere ben poco sul campo, visto che non approdano al Torneo Ncaa da quasi 30 anni (l’ultima volta nel 1980) e che non vincono una partita della March Madness dal 1974 (unica vittoria al Torneo della storia).

La scorsa primavera, la direzione atletica dell’università ha deciso di rimettere mano all’organizzazione, decidendo di fidarsi del coach cui aveva affidato l’incarico ad interim, ovvero Bob Richey (chiamato a sostituire Niko Medved, andato improvvisamente a Drake) e di affiancargli come assistente Trey Meyer, che era entrato nel programma pochi mesi prima con l’incarico di Director of Basketball Operation. In estate, invece, è stato inserito nello staff Robby Bostain come addetto allo sviluppo dei giocatori.

Bostain per i Paladins non è un personaggio qualsiasi, perché è il miglior giocatore che negli anni sia uscito dall’università. Furman è quindi la sua alma mater, nella quale ha fatto ritorno dopo aver vestito per 117 volte i colori dei Paladins (dal 2003 al 2007) e dopo aver giocato da professionista da questa parte dell’oceano (principalmente in Israele) fino al 2015. Bostain sarà senza dubbio un punto di riferimento per tutti i giovani atleti della squadra, in primis grazie alla sua esperienza da professionista, ma anche per aver fatto parte di una delle migliori versioni dei Paladins nella storia del piccolo ateneo.

Gli ingredienti perché questo sia l’anno della svolta ci sono tutti, anche perché squadra e tifosi non hanno mandato giù la conclusione dell’ultima stagione, con una sconfitta contro Samford (testa di serie n. 7 vs n. 2) alla prima partita del torneo della Southern Conference. Con quella ferita che ancora brucia, la squadra si ripresenta quasi al completo avendo perso solo il “lungo” titolare Kris Acox (tra virgolette perché Acox era sì il più alto del quintetto ma non arriva a 2 metri) con i suoi 13 punti e 7 rimbalzi a partita.

L’esperienza sarà l’arma principale dei Paladins per la prossima stagione con il quintetto che verosimilmente sarà composto da 4 giocatori all’ultimo anno di università e da un junior (terzo anno). Il leader designato sarà Devin Sibley, candidato a mvp della conference e atteso a un’altra stagione vicina ai 20 punti di media (ha chiuso con 17,7, più 4,1 rimbalzi e 2,3 assist). La squadra è piccola e quindi ha molte opzioni da fuori area, ma di sicuro sarà fondamentale l’apporto di Daniel Fowler che è il giocatore più completo della squadra (11 punti, 4 rimbalzi e quasi 4 assist di media lo scorso anno). A guidare il terzetto di guardie sarà John Davis, giocatore che fatica ad arrivare a 1,75 e a cui il nuovo coach chiederà di aumentare la produzione di punti che la scorsa stagione non è stata all’altezza delle aspettative. Sotto canestro invece resta il lungo Matt Rafferty, che dopo aver giocato solo 15 gare lo scorso anno è pronto a prendere il posto di Acox.

East Tennessee State, vincitrice l’anno scorso della Southern Conference, ha perso molti dei suoi migliori giocatori, a partire da TJ Cromer per finire con Hanner Mosquera-Perera. I favoriti sono quindi i Paladins, toccherà a loro tornare a far parlare di Greenville, per la gioia di Kevin Garnett.

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