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La Top 10 dei migliori europei

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 8 Feb, 2019

Quali fra i tanti giocatori europei in Division I si stanno distinguendo di più? Passata la metà di stagione, abbiamo deciso di stilare una Top 10 basata in primis sull’impatto dei giocatori in questione e sul livello di gioco col quale si stanno confrontando.

 

10. Jaylen Hoard

WAKE FOREST – 14.0 PTS, 8.4 REB, 1.4 AST

Diciamo subito che la sua stagione non è stata scintillante, considerando che si tratta di un prospetto di alto livello e dal quale ci aspetta molto. Il francese, però, non sembra avere colpe particolari in un contesto che lascia davvero a desiderare e che ne evidenzia i difetti in maniera impietosa. In ogni caso, le sue cifre restano buonissime per un freshman e, cosa ancora più importante, ha fatto un figurone di recente nelle partite con Boston College (22 punti, 10 rimbalzi) e Pitt (19 punti, 17 rimbalzi, 4 assist, 3 stoppate). Serve più continuità.

 

9. Akwasi Yeboah

STONY BROOK – 16.8 PTS, 7.5 REB, 1.4 AST

Un 3-4 che non arriva ai due metri, ma la cui statura non costituisce un problema per imporsi nella America East: il britannico di origini ghanesi è il leader e tuttofare dei Seahawks, oltre che il miglior scorer europeo al momento. Ottimo atleta e attaccante molto complicato da contenere per via della disinvoltura con la quale si divide fra dimensione interna ed esterna, Yeboah ha un po’ balbettato durante l’ultimo mese dopo un avvio coi fiocchi. Sotto il 40% dal campo in sei delle ultime sette partite, ritrovare un po’ di quella efficienza vista nel suo anno da sophomore aiuterebbe tantissimo Stony Brook nella sua rincorsa alla capolista Vermont.

 

8. Vasilije Pušica

NORTHEASTERN – 16.6 PTS, 4.3 AST, 1.4 STL

Impiegato da point guard, ma perfettamente capace di giocare anche lontano dalla palla, il serbo è il giocatore-cardine dell’attacco degli Huskies, un tiratore pericoloso (nonostante le percentuali in calo: 35.8% da tre) e sa essere assolutamente letale in uno-contro-uno e in situazioni di pick and roll. È al suo ultimo anno di college, il secondo in una squadra che, partita favorita nella Colonial, aveva faticato ad ingranare ma che ora appare assolutamente in grado di giocarsi il titolo con Hofstra (perlomeno quello del torneo di conference).

 

7. Harald Frey

MONTANA STATE – 15.4 PTS, 5.2 AST, 1.3 STL

Da un paio d’anni si parlava solo di Tyler Hall, ma i Bobcats hanno ora un protagonista in più sul quale vanno posati gli occhi: Frey ha sempre messo su numeri ottimi, ma il suo impatto non è mai stato così alto come in questa stagione. Il playmakerino (185 cm) norvegese è un giocatore davvero divertente da guardare, non rifiuta tiri difficili e può spiazzare con le sue triple da distanza NBA. Cosa più importante, è sempre più cuore e anima di una squadra che trae molto beneficio in attacco dalla sua leadership e controllo in cabina di regia (3.17 di assist/turnover ratio). Chicca finale: è l’unico europeo ad aver collezionato due doppie-doppie per punti e assist in questa stagione (31+10 contro Washington State e 15+10 contro Montana).

 

6. Neemias Queta

UTAH STATE – 11.1 PTS, 9.1 REB, 2.6 BLK, 1.4 AST

La più grossa sorpresa fra gli europei in D1 e una delle maggiori in assoluto di quest’anno. Il lungo portoghese suggerisce margini di miglioramento adatti per far gola agli scout NBA: ora è una matricola e appare sempre più difficile immaginare di vederlo al college per più di due anni. Ha le caratteristiche fisiche per essere un buon rim protector anche al piano superiore (2.11 metri d’altezza, 2.26 di wingspan) e molto del suo futuro dipenderà da quanto riuscirà a sgrezzare un gioco offensivo che comunque, già adesso, appare intrigante e variegato (attenzione: è un passatore da leccarsi i baffi per uno del suo ruolo). Nel frattempo, fa la differenza in una squadra che, a inizio stagione, nessuno avrebbe immaginato capace di tallonare Nevada in vetta alla Mountain West.

 

5. Francis Alonso

UNC GREENSBORO – 16.7 PTS, 37.0 3P%, 2.6 AST

Il go-to-guy degli Spartans è conosciuto essenzialmente per essere un grande tiratore, ma sul piatto porta anche molto QI, abilità di passaggio e una difesa fattasi affidabile nel corso del tempo. Le sue percentuali dall’arco non sono quelle cui ci aveva abituato nei suoi primi tre anni di università (fondamentalmente perché le difese tendono a stringersi su di lui come mai prima), ma la guardia spagnola riesce quasi sempre a trovare il modo per fare la differenza. Occhio a lui e a UNCG se dovessero presentarsi alla March Madness anche quest’anno.

 

4. Davide Moretti

TEXAS TECH – 10.6 PTS, 41.3 3P%, 2.3 AST, 1.3 STL

Ci sono europei che si distinguono fra le high major ma, se restringiamo il campo al top del top, nessuno ha un peso nella propria squadra che sia paragonabile a quello che Moretti sta avendo per Texas Tech (giusto Kavell Bigby-Williams a LSU regge in parte il paragone e Killian Tillie deve ancora tornare in forma). Il Moro è al momento il miglior cecchino europeo, ma il suo contributo va al di là delle eccellenti percentuali dall’arco: sempre più a suo agio nell’attaccare il ferro, sgusciante e furbo off the ball e in continua evoluzione come difensore. Jarrett Culver è la stella, ma i Red Raiders non possono andare da nessuna parte senza supporting cast: Moretti, in questo senso, è sempre più spesso il primo a fare un passo avanti.

 

3. Jón Axel Guðmundsson

DAVIDSON – 16.5 PTS, 7.0 REB, 4.3 AST, 1.4 STL

Secondo per punti segnati dietro a Kellan Grady, primo per assist, rimbalzi e recuperi: cosa farebbe Davidson senza di lui? Poco e nulla, probabilmente, visto che il junior si fa sentire in difesa ed è anche abbastanza abituato a togliere le castagne dal fuoco quando l’attacco si blocca. Del resto, di modi per segnare ne trova senza troppi problemi. L’islandese è un all-around come se ne vedono pochi, non ha tradito le aspettative d’inizio stagione e si sta definitivamente inserendo nel solco della tradizione di point guard memorabili dei Wildcats, da vero trascinatore di una squadra che punta a imporsi in una Atlantic 10 sempre equilibrata.

 

2. Nikola ‘Nick’ Rakočević

USC – 16.0 PTS, 9.9 REB, 1.5 BLK

A Rakočević mancano un po’ di chili e un range di tiro che possa definirsi interessante, ma sa fare la differenza in molti altri modi, essendo un giocatore molto intelligente, dotato di buona tecnica, visione di gioco e sempre molto combattivo. Il lungo serbo-americano sta passando l’anno a fare collezione di doppie doppie (11 in 23 partite) ed è l’unica nota davvero positiva per i Trojans in un’annata disgraziata sia per loro che per le altre squadre della Pac-12, tutte incapaci di avvicinarsi davvero a Washington.

 

1. Makai Mason

BAYLOR – 16.1 PTS, 38.9 3P%, 3.0 AST

Nato e cresciuto negli USA ma tedesco da parte di madre, Mason ha già indossato la maglia della Germania e certamente, da quelle parti, hanno di che fregarsi le mani nel vedere come il play dei Bears sta affrontando il suo ultimo anno di college. L’ex Yale infatti proviene da un calvario d’infortuni che l’ha tenuto quasi completamente fermo per due anni, ma adesso sta dimostrando di essere tutt’altro che finito, oltretutto imponendosi a un livello di competizione per lui nuovo. Se Baylor è riuscita a risollevarsi rispetto a un novembre-dicembre fatto di diverse sconfitte (anche imbarazzanti), lo deve in primis al suo floor general, un giocatore assolutamente letale dall’arco sia coi piedi per terra che sfruttando i blocchi, principale ispiratore (con tanto di partita da 40 punti contro TCU!) del filotto di 5 vittorie consecutive nella conference che ora pone i texani in un insperato terzo posto nella Big 12.

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