Rinunciare al Draft per tornare al college dopo il primo anno è sicuramente una mossa azzardata quando hai un posto al primo giro virtualmente in tasca. Eppure, a guardarlo mentre guida Duke (#16 del ranking con un record di 11-3) il sophomore Kyle Filipowski sembra aver fatto la scelta più giusta nel posticipare il salto verso il professionismo.
Il salto in avanti
Non che il suo primo anno fosse stato negativo, anzi: agendo sia da centro che da ala grande, Filipowski è stato il go-to guy di una squadra giovanissima che si è fermata al secondo turno del Torneo Ncaa, sconfitta da Tennessee. 15.1 punti e 8.9 rimbalzi in meno di 30 minuti di media sono stati un bottino più che dignitoso, tanto da valergli la posizione #1 nel ranking dei sophomore di Andy Katz e una nomination nel quintetto All-ACC della preseason. Tuttavia, entrando in questa stagione attorno a Flip aleggiavano ancora parecchie ombre, soprattutto legate alla sua mancanza di esplosività, alla capacità di legarsi con i compagni e ad un wingspan piuttosto penalizzante per un lungo (208 cm su 213 cm di statura).
Una volta sceso in campo per il suo secondo anno da Blue Devil, però, il nativo di New York ha fatto un passo avanti in tutte le categorie statistiche, e la sua leadership all’interno del sistema di Duke si è allargata a tutti gli aspetti del gioco. Da questo punto di vista, la larga vittoria di metà dicembre contro Hofstra è un manifesto piuttosto chiaro: non tanto per la tripla doppia sfiorata – 28 punti, 12 rimbalzi e 8 assist in 35 minuti – ma per il modo in cui la prestazione di Filipowski ha indirizzato la partita, mettendo in mostra tutte le sue principali qualità.
Un arsenale completo
In post basso è dotato di uno skillset più che sufficiente a compensare una rapidità non spettacolare: non importa quanto sia stretto l’angolo verso il ferro o aggressiva la difesa, Filipowski riesce spesso a controllare il corpo in maniera tale da ricavarsi la miglior occasione possibile per fare canestro. Guardandolo, si nota un atleta compatto ed estremamente coordinato, in cui nessun movimento è di troppo: siamo ad anni luce di distanza dai movimenti efficaci ma impacciati delle sue prime partite a livello di college.
Non sarà mai un centrone in grado di spostare gli avversari spalle a canestro a suo piacimento, ma in questa stagione ha mostrato un notevole miglioramento nelle situazioni in cui è costretto ad affrontare un mismatch fisico in post, sfruttando sempre meglio il suo QI cestistico per agire da playmaker secondario e liberare i compagni con passaggi anche coraggiosi (ha quasi raddoppiato la quantità di assist, passando da 1.6 a 3.1 a partita). Anche quando non riceve la palla in area, lo si vede spesso chiamare gli schemi e dare indicazioni ai compagni, a riprova del suo ruolo centrale nello spogliatoio anche a livello emotivo.
Se Duke è il nono attacco della nazione per efficienza secondo KenPom, non è però solo per quello che fa nei pressi del ferro: Flip ha grandissima confidenza con il jumper, soprattutto dalla media distanza, e sa come farsi strada nel traffico, anche qui usando il corpo in maniera invidiabile. Può andare sia a destra (la sua mano preferita) che a sinistra (dove chiude il 58% dei layup) e nonostante il primo passo non sia fulmineo, la sua capacità di leggere la difesa in un istante lo pone in vantaggio rispetto agli avversari.
Il gioco di squadra e la difesa
Questa combinazione di caratteristiche lo rende fenomenale in situazioni di gioco a due, soprattutto in pick and pop. Prendendo posizione dietro l’arco può attaccare il lungo avversario in una zona tendenzialmente scomoda e aprirsi la strada verso il ferro, specialmente se agisce da centro senza un altro corpo ingombrante ad intasare l’area. Nonostante si fermi poco sopra il 30% di realizzazioni, anche il tiro da tre in spot-up è un’arma importante: la tecnica è solida e la fiducia sta aumentando, quindi è lecito immaginarsi un miglioramento graduale da qui a fine stagione.
Oltre a realizzare e ad agire da regista aggiunto in una squadra piena di giocatori creativi, Filipowski è anche in grado di aiutare i suoi senza palla. In costante movimento, si propone spesso sia come bloccante che per dei tagli sul lato debole. Non è per niente raro vederlo chiudere un’azione dal dunker spot, o muovere la difesa con diverse corse all’interno della stessa azione per favorire il tiro aperto di un compagno.
Anche in difesa, in questa stagione il centro di Duke sembra aver limato i difetti e arricchito i suoi punti di forza. Non essendo rapidissimo nello stretto, si ritrova ancora in difficoltà nel cambiare sulle guardie o su lunghi più atletici, ma il miglioramento nelle letture e nella scelta degli angoli per contenere le penetrazioni avversarie è evidente.
Gli aspetti in cui invece Filipowski è sempre stato a suo agio sono la protezione del ferro e l’aiuto sul lato debole. Sa scegliere perfettamente il tempo per la drop coverage e la sua influenza nel disturbare le conclusioni avversarie è molto superiore a quello che potrebbe lasciare intendere l’1.7 alla voce “stoppate a partita”, comunque nettamente superiore allo 0.7 della scorsa annata.
Le prospettive future
Kyle Filipowski ha dimostrato come il lavoro e l’esperienza possano cambiare abbastanza nettamente le prospettive NBA per un giocatore, soprattutto nel primo biennio di college basket. Sia chiaro, in ottica Draft il suo rimane un nome da metà del primo giro, e per poter arrivare ad essere un fattore al piano di sopra c’è ancora tanto da migliorare, ma dopo una convincente prima parte di stagione si fa molta più fatica a mettere dei limiti alla sua possibile evoluzione.