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Jeremy Sochan e (tanta) compagnia: Europei da vedere alla March Madness

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 1 Mar, 2022

Quanti giocatori europei ci saranno alla prossima March Madness? E quali fra questi possono ergersi a protagonisti? Ecco un punto della situazione a meno di due settimane dal Selection Sunday. Qui passiamo in rassegna tutte le squadre indicate al momento da Bracket Matrix come sicure o quantomeno favorite nell’ottenere un at-large bid in cui i giocatori del Vecchio Continente hanno un ruolo particolarmente rilevante. E non mancano nemmeno nomi da Draft, come Jeremy Sochan e il nostro Paolo Banchero.

 

#1 Arizona

Spettacolo assicurato con questa squadra dal forte sapore international, che corre a mille all’ora e che presenta un bel duo europeo in quintetto. Kerr Kriisa (10.2 punti, 5.0 assist), fresco di tripla doppia in un giorno speciale, è una delle personalità più divertenti che ci siano. E anche tra le più facili da odiare, se gioca contro la vostra squadra. Azuolas Tubelis (15.4 punti, 6.6 rimbalzi) si è rivelato un lungo perfetto da imbeccare in contropiede, aspetto cruciale per l’attacco dei Wildcats, e più in generale uno dei giocatori dal maggior impatto nel mondo high-major (5° nel raking di EvanMiya, appena davanti a Banchero). A Zona tanti giocatori diversi possono ergersi a protagonisti, quindi non escludete una giornata speciale a marzo di Pelle Larsson (7.0 punti), che sembra aver ingranato una marcia in più nelle ultime settimane.

#1 Baylor

Se vi interessa il Draft, allora dovete guardare Jeremy Sochan (8.5 punti, 6.1 rimbalzi). L’anglo-polacco è un’ala di grande impatto nelle due metà campo: estrema versatilità difensiva e QI cestistico sono le sue due qualità principali, ma bisogna segnalare anche diversi spunti palla in mano come passatore, visti nelle ultime settimane, che sono davvero notevoli. Spunti che hanno trovato conferma e ulteriore espansione di recente contro Kansas, gara nella quale ha dimostrato di poter essere un mismatch nightmare anche creando per sé stesso. Baylor sta ritrovando grazie a lui un’identità tecnica nuova alla quale aggrapparsi ora che il lungo Jonathan Tchamwa Tchatchoua è fuori gioco per via di un infortunio grave.

#2 Duke

Due parole: Paolo Banchero. Certo, negli ultimi tempi non ha brillato come suo solito (siamo comunque a quota 16.7 punti, 8.1 rimbalzi, 3.0 assist in stagione) ma pensiamo che difficilmente si farà sfuggire l’occasione di riemergere proprio sul palcoscenico più importante dell’anno. Oltretutto in un Torneo Ncaa dal sapore speciale per i Blue Devils, essendo l’ultima per loro con Coach K al timone. Se vuole, non lo ferma praticamente nessuno a 4 metri dal canestro ed è anche capace sia di buone giornate dalla distanza che di facilitare la manovra offensiva di Duke. Tutti gli occhi non possono che essere su di lui.

#2 Purdue

La potenza di Jaden Ivey, l’imponenza di Zach Edey e Trevion Williams. I Boilermakers però sono anche l’esperienza e il tiro mortifero di Sasha Stefanovic (11.2 punti, 3.4 assist). L’americano di origine serba si è confermato fra i migliori cecchini dell’intera Division I (quasi 40% da tre in carriera) e c’è da farsi il segno della croce quando riceve da piazzato o in uscita dai blocchi. Il suo QI e la sua capacità d’allargare il campo sono essenziali per il buon funzionamento dell’attacco di Purdue, il numero 1 in tutta la D1 per Adjusted Efficiency.

#6 Saint Mary’s

Matthias Tass (12.5 punti, 6.2 rimbalzi) è forse la cosa che assomiglia di più a una stella in una squadra ultrasolida ma che di stelle vere e proprie non ne ha. L’estone, ora senior, a lungo andare ha finito per dare ragione a chi ne intravedeva un potenziale da centro d’alto livello nella West Coast. Non molto appariscente e ancor meno atletico, ma sa come farsi largo con mestiere e giuste dosi di potenza fisica sotto canestro, mettendo in difficoltà anche gente come Chet Holmgren, Drew Timme e Yauhen Massalski in diverse occasioni. Al capitolo europei in casa SMC ci sarebbe pure Augustas Marciulionis, ma il figlio d’arte ha fatto proprio tanta fatica da freshman, al punto da perdere il posto in quintetto. Il talento c’è e dovremmo finire per sentir parlare molto di lui, ma probabilmente non in questa March Madness.

#8 Seton Hall

Che Seton Hall sarebbe senza giocatori dal colletto blu? Alexis Yetna (8.7 punti, 7.6 rimbalzi) è spesso uno di quelli che fanno la differenza per i Pirates con tanto lavoro sporco – ma nemmeno troppo silenzioso, perché la prepotenza con la quale strappa rimbalzi è difficile da non notare. Il transfer da South Florida ha avuto un impatto terrificante sotto il tabelloni (#1 per DR% e #4 per OR% nella Big East) e contribuisce alla tenuta difensiva di una SHU che costruisce i propri successi appunto partendo dalla propria metà campo.

#9 San Francisco

Qui di europei nel roster ce ne sono proprio tanti (ben sette da sei paesi diversi) ma i nomi di rilievo sono due. Yauhen Massalski (13.6 punti, 9.4 rimbalzi) è sempre stato un cattura-rimbalzi di notevole spessore e un rim protector valido, ma quest’anno ha compiuto un salto di qualità generale pazzesco, non solo integrandosi perfettamente nell’attacco di USF ma anzi aumentandone di molto la pericolosità. Se ci fosse da dare un premio come miglior europeo al di fuori della Power 6, probabilmente bisognerebbe darlo a lui. Gabriele Stefanini (9.7 punti, 2.1 assist), proprio in duetto con Massalski, spesso e volentieri si segnala come buonissimo conduttore di pick and roll. Nel backcourt titolare di cui fa parte, le attenzioni sono rivolte soprattutto verso Jamaree Bouyea, ma ci sono giornate in cui si può e si deve andare dal bolognese per togliere le castagne dal fuoco se l’attacco non gira, vista la sua propensione a trovare soluzioni dal palleggio non facili dalla media e lunga distanza.

#10 Davidson

Qui c’è un po’ d’Italia, ma il freshman Riccardo Ghedini è arrivato giusto in tempo per l’inizio del secondo semestre e le sue occasioni per contribuire sono rimandate al futuro. In tema di Europei e Davidson, il nome sul taccuino è indiscutibilmente quello di Luka Brajkovic (14.9 punti, 7.5 rimbalzi). Il lungo austriaco ha sempre mostrato gran mestiere e tocco intorno al ferro. Indigesto da affrontare spalle a canestro, si rivela spesso clutch e ha anche messo su un tiro da tre per nulla battezzabile: è passato dal 31.5% al 43.1% dall’arco fra l’anno da junior e quello da senior, sempre con 2.6 tentativi a partita.

#11 Michigan

Le possibilità di at-large qui sono un po’ appese a un filo e tutto si deciderà in queste due settimane. Se i Wolverines dovessero farcela, tenete d’occhio Moussa Diabate (9.4 punti, 5.7 rimbalzi). Che sia per il 2022 o per il 2023, il francese rimane uno da osservare in ottica Draft e i miglioramenti mostrati di recente confermano quanto sia interessante. Anche se il tiro latita, ha energia e atletismo a palate cui negli ultimi tempi ha affiancato anche ottime capacità di farsi strada verso il canestro in post basso.

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