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WCC, il dominio di Gonzaga

Autore: Raffaele Fante
Data: 8 Mar, 2017

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WCC, Gonzaga ancora campione

Con il titolo 2017, Gonzaga ha vinto per 5 volte consecutive la WCC, 11 delle ultime 14 (negli ultimi 8 anni è stata una cosa a due tra gli Zags e Saint Mary’s) e 16 negli ultimi 23 anni. Se non è una dinastia questa, allora non ne esistono, perché al torneo nemmeno Kansas nella Big 12 è riuscita a fare altrettanto (anche se la competizione è chiaramente diversa).

Il torneo tutto sommato ha rispettato i pronostici, con le quattro migliori squadre approdate in semifinale e con la “sorpresa” di Saint Mary’s che ha battuto BYU (come da previsioni) ma lo ha fatto con un margine di 30 punti, grazie anche a un mortale 13/25 dall’arco. Per l’anno prossimo occhio però ai Cougars, che hanno chiuso la stagione in crescendo nonostante abbiano perso per strada gli unici due senior delle rotazioni (Davis e Rose). Morale, hanno battuto Gonzaga nella regular season e sono arrivati in semifinale con un quintetto fatto di freshmen e sophomore. Stessa cosa vale per Portland, testa di serie n. 10, autrice dell’unico upset del torneo (contro San Diego al primo turno) e il tutto senza il suo miglior giocatore, il senior Alec Wintering. Il futuro è nelle mani dell’asse play-lungo Jazz Johnson-Gabe Taylor che l’anno prossimo saranno rispettivamente junior e senior.

Passando alla finale, non fatevi ingannare dal punteggio (74-56) perché la gara tra Gonzaga e Saint Mary’s è stata più combattuta di quello che può sembrare. Alla fine i Bulldogs hanno vinto meritatamente con un parziale tremendo nel secondo tempo dopo che i Gaels si erano rifatti sotto con una tripla del lungo Evan Fitzner (ottimo ad aprire il campo con 3/3 dall’arco ma con un solo rimbalzo nella gara). Di fatto però quando i Bulldogs hanno premuto di nuovo sull’acceleratore si sono dimostrati troppo forti per Saint Mary’s, che nel corso della stagione ha perso solo 4 partite, 3 delle quali proprio contro Gonzaga. Ecco i punti salienti:

– La PG Nigel Williams-Goss (votato mvp della WCC) è ormai il leader emotivo della squadra, incredibile nel segnare nel traffico subendo il contatto (22 per lui alla fine). “Se giochiamo come dice il coach, nessuno ci toglie dalla testa che possiamo vincere il titolo”, ha detto.

– Il centro Przemek Karnowski (15+10) è la vera arma in più di Gonzaga. Nessuno in Division I ha un centro come lui, capace di giocare il post basso con quella efficacia. Sostanzialmente non lo si marca, e dipende da lui se segnare o no. Questo a meno che gli arbitri non consentano un massacro (e talvolta purtroppo accade).

 

– Per come ha giocato la stagione, Silas Melson meriterebbe una chanche di essere votato “sesto uomo dell’anno”. Semplicemente un killer.

– In finale si sono visti più movimenti e canestri in post basso che probabilmente nel corso di tutte le gare della ACC messe insieme. La dimensione dentro-fuori di entrambe le squadre è un piacere per gli occhi.

Jock Landale, fino a che non ha avuto problemi di falli, ha finalmente mostrato cosa può fare contro Gonzaga. Per lui 10 punti alla fine con 1/2 dall’arco.

Occhio a Saint Mary’s al Torneo. Il fatto di aver dovuto affrontare questa Gonzaga non rende bene l’idea di come possano essere rognosi e pericolosi, e comunque tirano da 3 con il 40% di squadra. Probabilmente si beccheranno una testa di serie tra la 5 e la 7: da evitare come la peste.

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Northern Kentucky e la pazzia della Horizon

E’ stata l’università di George Clooney. Punto. Non c’è stato altro motivo al mondo per cui Northern Kentucky abbia mai avuto una qualche visibilità nazionale fino a quando i Norse sono diventati protagonisti della più classica storia del college basketball. La squadra di coach John Brannen ha vinto infatti la Horizon League nel suo primo anno di full eligibility, cioè nel primo anno in cui ha completato il passaggio dalla Division II acquisendo anche il diritto a partecipare al Torneo Ncaa.

Tutti i Norse sopra Lavone Holland, nominato MVP del torneo

Drew McDonald ha iniziato l’opera, Lavone Hollande l’ha completata nella più improbabile delle finali giocata contro la più improbabile delle avversarie: Milwaukee è stata infatti la prima squadra della storia della conference a vincere una partita con il seed n.10, ovviamente la prima ad arrivare in finale partendo da così in basso, e sarebbe stata la prima nella storia dell’Ncaa ad arrivare al torneo con più di 20 sconfitte in stagione. Ma quello della Horizon è stato un torneo deludente e assolutamente folle con i quarti di finali pieni di sorprese: la n.3 Green Bay battuta dalla numero 6 UIC, la numero 1 Oakland battuta dalla 9 Youngstone State e la n.2 Valparaiso (che senza l’infortunato Alec Peters è un’altra squadra) battuta dalla 10 Milwaukee in una partita finita 43-41 (16-12 nel primo tempo!). La favola dei Panthers è finita però in finale, quella di Northern Kentucky invece può continuare nella prima partita della loro storia alla Big Dance.

Summit, South Dakota State nel segno di Daum

È solo un sophomore ma alle partite in cui gioca il lungo Mike Daum (segnare il nome) potete quasi sempre notare almeno uno scout Nba che prende appunti. Ve lo abbiamo segnalato all’inizio dell’anno tra i 10 giocatori da tenere d’occhio, vi abbiamo poi aggiornato con la sua performance da 51 punti contro Fort Wayne e adesso vi diciamo che, dopo il torneo della Summit League, si è confermato il leader di South Dakota State. I Jackrabbits si sono qualificati per il Torneo Ncaa per la seconda volta consecutiva (fuori al primo turno contro Maryland, ma con onore) battendo Omaha in finale per 79 a 77, con i Mavericks che per due volte hanno avuto in mano il tiro per il pareggio o per la vittoria. Il momento chiave della gara è arrivato a pochi minuti dal termine, quando Daum ha piazzato 7 punti consecutivi chiudendo la sua serata con 37 (9/15, 5/9, 4/4) e 12 rimbalzi. Il Torneo perde così una possibile Cinderella (Omaha è solo al secondo anno di eligibility e gioca in Division I dal 2013) ma almeno conserva il secondo miglior marcatore della nazione, che è proprio Daum con 25 punti a partita.

 

Northeast, il ritorno di Mount St. Mary’s

Tornano al Torneo dopo tre anni anche i Mountaineers di Mount St Mary’s che vincono la NEC battendo St. Francis nella finale giocata sul parquet di casa . I Red Flash sbagliano 10 liberi e perdono di 10 (71-61), dopo aver comandato a lungo nel primo tempo grazie a un parziale di 20-2 in loro favore. Coach Jamion Christian ha però svegliato i suoi nell’intervallo che sono tornati in campo con altro spirito: pronti via e parziale di 22-3 nei primi 5 minuti che ha girato la gara, grazie soprattutto a Elijah Long e Junior Robinson. Nessuna rimonta eroica per i Red Flash, arrivati in finale grazie alla tripla della disperazione da parte del freshman Keith Braxton decisiva per battere Wagner. Alla fine, 24 i punti per Long e 22 per Robinson, mentre per St. Francis Isaiah Blackmon è stato il migliore realizzatore con 17 ma con 5/15 al tiro.

 

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