Sandro Mamukelashvili Seton Hall Top 5 Europei
Autore: Riccardo De Angelis
Data: 4 Gen, 2021

Poco più di un mese di stagione è andato: quali sono stati i migliori giocatori europei fin qui? Facciamo il punto della situazione con una Top 5 (guidata da Sandro Mamukelashvili), degli highlights, un po’ di note sparse e un breve recap statistico.

N.B. Tutte le stats riportate sono relative alle gare di novembre e dicembre.

 

1. Sandro Mamukelashvili

SETON HALL – 18.2 PTS, 6.7 REB, 3.2 AST

Due diapositive per l’evoluzione di Mamu. Contro Penn State, tira giù un rimbalzo in difesa e coach Willard si affretta a gridare “Go! Go!” affinché il georgiano inizi a portare su palla. Già qualche giorno dopo, lo stesso giocatore – uno alto circa 211 cm – non ha più bisogno di urla dalla panca: slalomeggia allegro fra i birilli di St. John’s e distribuisce assist (ben 7) come uno che ha sempre e solo giocato da point guard. Nelle prime 5 gare di Big East disputate, solo un altro starter di SHU ha avuto un Assist Rate più alto del suo (23.1), ovvero Shavar Reynolds (26.2). Sandro Mamukelashvili aveva un imprinting da esterno, frutto dei suoi giorni biellesi, ma quel che sta facendo adesso va oltre. E le etichette classiche iniziano ad andargli strette. Fatto sta che fra triple, galoppate a canestro e spin move ubriacanti, c’è ben poca gente in giro che in attacco possa produrre quanto e come lui. Il salto di qualità in termini di leadership tecnica è compiuto: ora deve dimostrare di poterne fare uno per continuità di rendimento.

 

2. Oscar da Silva

STANFORD – 18.9 PTS, 6.0 REB, 2.1 AST

Il tedesco non è soltanto la solidità fatta giocatore col curriculum di chi potrebbe contendere a Yves Pons un ipotetico titolo di Most Interesting Man in College Basketball, ma è stato anche una continua fonte di sorprese, piccole e grandi, durante la sua carriera Ncaa. Prendete ad esempio la seconda azione della clip sottostante. Lui, che per molti versi sarebbe un atleta nella media, prende e ti chiude un taglio a canestro con una delle schiacciate più fragorose viste quest’anno. Effetti speciali a parte, contro Arizona ha proprio dato un saggio di qualità tecniche e QI. Ha martellato senza sosta degli avversari assolutamente impreparati negli aiuti in area e sui pick and roll. Alla fine, disperati, hanno provato anche una zona, ma non c’è stato nulla da fare. Oltre ai punti, porta anche una difesa fatta di esperienza, sacrificio, reazione e versatilità. Lì è andato sempre bene e sta andando anche meglio ora che sembra essersi messo alle spalle i problemi di falli delle primissime uscite.

 

3. Joël Ayayi

GONZAGA – 11.6 PTS, 7.8 REB, 3.3 AST

Il prospetto Jalen Suggs, il veterano Corey Kispert e un Drew Timme sempre più forte e personaggione. Questi sono i tre nomi di Gonzaga che finiscono più spesso nei titoli. Ma nella Death Lineup dell’attacco migliore in circolazione, c’è anche il francese che abbiamo sempre adorato per carattere e talento naturale. Ayayi sta compiendo uno stupendo processo di trasformazione (già visibile l’anno scorso) in giocatore adulto, capace di fare la differenza in modi che gli erano completamente (o quasi) sconosciuti da ragazzino rampante. E il fatto che ciò stia passando sottotraccia, dice molto su quanto siano formidabili questi Zags. Il bordelais, che nasce PG con la palla perennemente in mano e con alcuni balbettii dalla distanza, è ora una guardia ultraversatile che tira giù rimbalzi come un lungo, è perfettamente puntuale nel farsi imbeccare su tagli backdoor (Gonzaga uccide gli avversari anche così) e ha percentuali al tiro da tre in ascesa (10/27 fra novembre e dicembre per un bel 37%). Può esserci la gara dal rendimento silenzioso o quella in cui fa rumore: la sua parte, però, la fa sempre e comunque.

 

4. Franz Wagner

MICHIGAN – 12.0 PTS, 6.6 REB, 2.9 AST

Le sue percentuali nel tiro da tre e la sua produzione offensiva hanno fatto alzare qualche sopracciglio, ma da qualche partita sta migliorando su entrambi i fronti. E anche al di là di questo, ci va di dire una cosa: per quanto Hunter Dickinson sia fantastico per ciò che produce in prima persona e per la serie di situazioni che sblocca, il tedesco è possibilmente un game changer ancora maggiore. Quest’anno tocca a lui tenere il pallone in mano e, dall’alto dei suoi 206 cm d’altezza, fa cose proibite ai più: c’è acume offensivo, ci sono assist pregiatissimi e c’è la capacità di trovare canestri dal palleggio, arrestandosi dalla media e soprattutto andando fino in fondo (semplicemente assurdo il suo 78.6% al ferro con solo il 36.4% di conclusioni assistite). Insomma, una big guard come poche che ha pure un impatto notevole nella propria metà campo: forse non un lockdown defender, ma comunque una pedina ordinatissima che può cambiare molte carte in tavola grazie al suo mix di taglia ed estrema versatilità.

 

5. Toumani Camara

GEORGIA – 14.3 PTS, 8.7 REB, 1.6 AST

La sua crescita è stata così evidente che non potevamo non dedicargli un focus. Vero, sia lui che Wheeler hanno poi steccato la prima nella SEC, ma avranno occasione di rifarsi. I due sono il motore di una Georgia che ama correre e che, pur non potendo coltivare ambizioni particolari, può dare qualche dispiacere alle squadre dei piani più alti. Il belga è un prospetto intrigante sul piano atletico – mobile ed esplosivo – che banchetta in campo aperto, può far male negli uno-contro-uno dalla linea dei tre punti, porta versatilità e pressione in difesa oltre a una grossa quantità di rimbalzi (tre doppie doppie in sette gare finora). Se dovesse affinare il ball handling e mettere su un tiro credibile (la meccanica non è malvagia, ma le percentuali parlano in suo sfavore), le porte del Draft gli si potrebbero spalancare dinanzi.

 

Menzioni d’onore (in ordine alfabetico)

Alessandro Lever  Asbjørn Midtgaard (Grand Canyon) – 15.4 punti di media per il primo, doppia doppia sfiorata dal secondo (14.0+9.9). Le due torri di GCU formano uno dei frontcourt duo migliori del panorama mid-major. Il che è sorprendente. Se dell’italiano già conoscevamo bene pregi, difetti e alto potenziale offensivo, il danese era invece un’incognita. A Wichita State non vedeva il campo e ora, improvvisamente, è un titolare in crescita costante che ritroviamo stabilmente fra i migliori dei Lopes nelle due metà campo.

Nikola Marić (Little Rock) – Ruot Monyyong è il Trojan che desta più attenzioni, ma il contingente balcanico di UALR – tre serbi e due bosniaci – ha il proprio peso. Marić non è il tipo di giocatore cui è chiesto di fare una quantità esagerata di cose, però quelle che fa, le fa benissimo: puntuale in area, sempre pronto a sgomitare, il lungo di Trebinje è il secondo scorer della squadra e potrebbe diventare il primo se Markquis Nowell non dovesse rientrare nei ranghi (le circostanze della sua sospensione per motivi disciplinari non sono chiarissime).

Anthony Polite (Florida State) – Tanto di cappello a Balša Koprivica che sta facendo bene ma, parlando di europei a Tallahassee, vogliamo concentrarci sullo svizzero. Guardia/ala atletica dalla tenuta difensiva notevole (è un Seminole, cos’altro aspettarsi?), è un pericolo da piazzato: ha infatti messo via le percentuali da comune mortale dei primi due anni (31.7% da tre) con un gran bel 14/27 in sette partite (51.9%). La gara con Gardner-Webb, più difficile del previsto per FSU, è stata una di quelle in cui ha tirato meno bene (nel suo caso, vuol dire un normale 1/3), però ha finito per essere il migliore dei suoi, illuminando la propria serata con un paio di belle azioni difensive in transizione e con delle partenze fulminee per attaccare il ferro dal palleggio (peccato però che in pratica usi solo la sinistra).

Yves Pons (Tennessee) – Stiamo sempre aspettando che ci mostri qualcosa di nuovo e di efficace in quanto a soluzioni offensive individuali: c’è stato un qualche accenno con Mizzou, ovvero in quella che è stata la sua migliore partita nel complesso. Proprio contro i Tigers ha lasciato tutti a bocca aperta una volta di più grazie alle incredibili doti atletiche che mette al servizio della difesa dei Vols. “Athletic freak”, “Defensive cheat code”. Chiamatelo come vi pare. Non c’è difensore come lui in tutta la Ncaa.

Occhio a…

Mustapha Amzil (Dayton) – Una manna dal cielo per i Flyers. Il lungo classe 2001, già protagonista con la Finlandia agli ultimi Europei U18, ha firmato la propria LOI solo a metà novembre e, pronto a giocare alla fine del 2020, ha esordito col botto: 22 punti e 7 rimbalzi contro La Salle. Il suo gennaio promette di essere molto ma molto interessante.

Jesús Carralero (Campbell) – Il curriculum dei Camels non è esattamente straordinario (#267 su KenPom), ma hanno fatto una figura dignitosa contro Winthrop-la-schiacciasassi. Buona parte del merito va al sophomore malagueño, destinato a mettere su cifre sempre più importanti e forse anche a regalarci qualche tripla doppia in futuro, perché parliamo di una point forward di 203 cm d’altezza e con un trattamento di palla raro fra i giocatori della sua taglia nelle mid-major. Chissà se aggiungerà anche un tiro, in futuro.

Ville Tahvanainen (Bradley) – Nel discreto ventaglio di terminali offensivi dei Braves c’è anche il sophomore finlandese, una guardia specializzata nel tiro da tre punti. Agisce perlopiù da tiratore sugli scarichi, ma il rendimento è buono (37.7% su 5.9 tentativi), considerando che sia il volume delle sue conclusioni che le attenzioni delle difese avversarie sono in aumento. Gli serve un pizzico in più di continuità, perché nelle partite più toste le cose non sono andate sempre lisce (6/21 nelle 4 gare giocate contro squadre della Top 100 di KenPom).

Leader statistici

(Dati aggiornati al 31/12, minimo 5 gare giocate contro squadre di Division I)

 

Copertina: Photo by Vincent Carchietta-USA TODAY Sports

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