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Edwards dice 40, Reddish non segna più

Autore: Manuel Follis
Data: 11 Dic, 2018

Chi sale

Duke. Non potendo più puntare sul prospetto numero 1 tra i talenti della HS, i Blue Devils si sono “accontentati” del commitment del centro Vernon Carey Jr. E coach K inizia a costruire un’altra super recruiting class. Piove sul bagnato.

Zion Williamson. Potevamo non parlare di Zion? Certo che no. Degli scienziati (???) hanno calcolato che subire uno sfondamento da Williamson quando è lanciato in corsa è come essere colpiti da una jeep. Tutto vero. Lo dice la scienza.

Mark Few (coach Gonzaga). L’allenatore è salito alla ribalta per le sue dichiarazioni esplicite contro il commissioner della Ncaa Mark Emmert, accusato senza mezzi termini, in sostanza, di non fare nulla di nulla, mentre invece ci sono indagini che dovrebbero svolgersi celermente. In breve tempo è diventato virale e coach Few ha moltiplicato i suoi fan.

Gonzaga-Tennessee. A proposito di Gonzaga, se siete degli appassionati di college basketball e volete convincere un amico che la pallacanestro universitaria merita di essere guardata, fategli vedere Gonzaga-Tennessee, partita che vi abbiamo raccontato, ma che merita di essere vista.

Admiral Schofield (Tennessee). In particolare, in quella partita date un occhio a questo giocatore e capirete cosa vuol dire la definizione ‘big shot taker, big shot maker’.

Cincinnati-Xavier. Rimaniamo al capitolo basketball-educational. Se siete un allenatore e volete spiegare cosa significa andare a rimbalzo in maniera aggressiva, mostrate il derby tra Cinci e Xavier. Wrestling sotto canestro dal primo all’ultimo minuto. Ogni rimbalzo una lotta titanica. Ps.: alla fine ha vinto Cincinnati, che dopo la prima sconfitta stagionale ha registrato 9 vittorie consecutive.

Josh Perkins (Gonzaga). Ha superato John Stockton per numero di assist con la maglia dei Bulldogs. C’è ancora una stagione da giocare e, al ritmo attuale (8.4 assist per gara), Perkins ha serie probabilità di chiudere la carriera come miglior assistman di sempre.

Charles Bassey (Western Kentucky). Se ne parla sempre troppo poco. In 4 gare contro Tacko Fall (UCF), Noah Dickerson (Washington), Sagaba Konate (West Virginia) e Daniel Gafford (Arkansas), ovvero 4 dei migliori lunghi in circolazione, le medie di Bassey sono state: 17.5 punti, 11.5 rimbalzi, 2.3 stoppate. Salute.

Jordan Caroline (Nevada). Un altro di cui si parla sempre poco perchè quelli che devono andare in Nba sono i fratelli Martin, ma in realtà il vero e unico motore dei Wolfpack è lui. Partenza lenta e sotto 0-11 contro GCU? Ci pensa lui a dare la sveglia: 22+14 le cifre finali di un’aletta tuttofare che davvero potrebbe fare la gioia di tante squadre europee.

Carsen Edwards (Purdue): 40 punti tondi tondi sul campo di Texas, giusto per ribadire che nella corsa al Player of the Year c’è anche lui. Eccome se c’è anche lui.

Oklahoma. C’è parecchia vita per i Sooners dopo Trae Young: 8-1 il record finora, con vittorie non banali contro Florida, Dayton, Notre Dame e Wichita State. Christian James sfiora i 20 a partita, ma tutti stanno dando il loro contributo.

Chi scende

Oregon. Non solo la squadra fatica in campo (record 5-3, si salva solo Bol Bol), ma il programma è stato messo in amministrazione controllata per i prossimi due anni per irregolarità rispetto alle norme della Ncaa.

Kansas. Certo, è appena stata votata n.1 del ranking AP, ma la prima partita giocata senza il centro Udoka Azubuike ha mostrato quanto il lungo sia fondamentale. Il nigeriano rimarrà fuori almeno fino a gennaio, e la prossima partita i Jayhawks ospitano Villanova.

West Virginia. Di solito il caos-organizzato della truppa allenata da Bob Huggins genera più problemi agli avversari. Quest’anno, invece, i ritmi elevati penalizzano i Mountaineers, che sono tra le peggiori squadre per palle perse di tutta la Ncaa.

Kentucky. Tra i tanti problemi che ha John Calipari, la sconfitta contro Seton Hall ne ha messo in evidenza uno ormai cronico: la pessima difesa dei Wildcats sul tiro da 3. 42.3% per i Pirates, 40% tondo concesso di media finora in stagione, 334/a squadra su 353 nella nazione. Praticamente impossibile fare peggio.

Jalen Hudson (Florida). A inizio anno era presente in molti mock draft Nba. Adesso non solo è sparito da lì, ma sta sparendo anche dalle rotazioni di Florida, passato da 26.6 minuti giocati agli attuali 16.6. Per dirla in soldoni: non la mette manco in una vasca da bagno. E coach Michael White gli preferisce spesso il freshman Keyontae Johnson.

Cam Reddish (Duke). A proposito di gente che non la mette più: 1/14 da 3, 6/24 complessivo dal campo nelle ultime due partite. Contro le difese di Yale e Hartford eh, non quelle di Virginia e Tennessee.

Paul Weir (coach New Mexico). Si è dovuto scusare pubblicamente per la rissa che i giocatori hanno scatenato prima del sentitissimo derby contro New Mexico State. Non ci sono video, chi ha assistito racconta di schiaffi pugni e calci come un saloon del Far West.

Kansas State. Siamo a due sconfitte consecutive. L’attacco non gira. La partita contro Tulsa era 47-46 (per Tulsa) quando mancavano quasi 2 minuti alla fine della gara. I Wildcats hanno avuto 3 occasioni per segnare e in tutti e tre i casi non hanno nemmeno toccato il ferro (due perse e un airball). Qualcosa non gira come ci si sarebbe aspettati.

Brad Underwood (Illinois). Penultimo posto nella Big Ten 2017/18, attualmente ultimo con due sole vittorie in stagione e peggior partenza da 15 anni per i Fighting Illini. No, non era stato preso per questo

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