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Chimezie Metu e il cammino verso l’Nba

Autore: Stefano Russillo
Data: 19 Dic, 2017

“I’ve been working on it all summer”. Chimezie Metu sin da quando ha deciso, lo scorso aprile, di tornare a USC per il suo anno da junior, dopo aver testato la possibilità di dichiararsi per il Draft, sapeva che le chance di un futuro in Nba passavano dal tiro da tre, e non solo attraverso la sua esplosività nei pressi del ferro.

1/3 dalla lunga distanza nei suoi primi due anni a Southern California.

6/12 dopo le prime 9 partite di questa stagione.

Nella vittoria contro Santa Barbara non è arrivato solo il career high da 31 punti, ma soprattutto il 3/5 da oltre l’arco con il quale ha mostrato a scout e avversari che il tiro da tre fa ormai parte del suo arsenale.

 

Già nel suo anno da freshman aveva mostrato un potenziale da rim protector in proiezione Nba: 211cm x 102kg (bisogna lavorare ancora sulla massa muscolare) di puro atletismo, con una velocità e una verticalità poco comune tra i pari-ruolo, è materiale che al piano di sopra fa gola, in una lega alla costante ricerca di specialisti. Un centro moderno, però, senza un tiro affidabile, almeno dalla media, è roba che non va oltre una chiamata al secondo giro. Detto-fatto nel suo anno da sophomore Metu dimostra di non essere solo uno slasher ma di avere anche un gioco credibile fronte a canestro passando da 6.4 punti di media a 14.8.

 

Capacità di intimidire gli avversari a suon di stoppate e una forte presenza a rimbalzo (sopratutto quello offensivo) non bastano, però, ad assicurargli una chiamata tra i primi 30 al Draft. Mancanza di continuità e tiro dalla lunga distanza le due principali red flags.

A inizio stagione i vari Mock lo danno a ridosso della lottery in attesa di vedere sul campo i miglioramenti frutto del lavoro in offseason. Dopo le prime 9 partite, oltre ad aprire il campo con il tiro da tre, ha mostrato grandi miglioramenti nel ball-handling, nella capacità di mettere palla a terra per puntare il canestro e nella visione di gioco e relativa capacità di servire i compagni.

 

Nonostante i suoi numeri difensivi fossero già ottimi, in questo inizio di stagione sta facendo registrare il migliore defensive rating in carriera (95.2) oltre che i career high in punti (17.8), rimbalzi (8.1) e stoppate (1.9). Il potenziale da centro two-way e stretch five c’è tutto, una chiamata al primo giro del Draft di questo passo sembra assicurata. Dove verrà scelto dipenderà, però, anche dalla stagione dei Trojans che, dopo essere stati indicati in preseason tra i favoriti in vista delle Final Four, hanno faticato in queste prime partite (3 sconfitte consecutive contro avversarie come Texas A&M, SMU e Oklahoma). Se Jordan McLaughlin e Bennie Boatwright sono i due leader designati di USC, Metu è il giocatore del quale i Trojans non possono fare a meno a causa della sua difesa e della sua dimensione di gioco dentro-fuori (top scorer tra i ragazzi di coach Andy Enfield).

La capacità di colpire con costanza da oltre il perimetro sarà l’x-factor dalla quale dipenderanno le sorti di USC e le sue quotazioni il prossimo giugno ma ogni qual volta potrà vedrete Metu volare al ferro perché come ha dichiarato lo stesso nell’ultimo post-partita: “I’m still a dunker at heart”.

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