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March Madness 2025, Day 3: St. John’s e Wisconsin tornano a casa

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 23 Mar, 2025

St. John’s e Wisconsin, per mano di Arkansas e BYU, sono le prime vittime eccellenti del secondo turno di questa March Madness. Vediamo nel dettaglio cos’è successo nella terza giornata del Torneo Ncaa.

 

South Region

Benarrivato Roddy – In una delle pagelle della stagione avevamo sottolineato come l’apporto di Roddy Gayle (transfer da Ohio State) fosse stato un po’ inferiore alle aspettative. Il junior di Michigan ha però deciso di battere un colpo nel miglior momento possibile, con la squadra sotto nel punteggio e un po’ imballata al secondo turno di March Madness contro Texas A&M. Per la guardia-ala 10 punti filati nel secondo tempo che hanno riportato in partita i Wolverines. Per lui 26 finali con 4/6 da tre e 8/8 ai liberi. Non male.

Dal canto suo, Texas A&M ha confermato di essere squadra rognosa e quadrata, pur senza mai davvero brillare. E così nell’ottovolante che è stata la sfida con Michigan contraddistinta da cambi d’inerzia repentini, gli Aggies si sono fatti sotto nel finale. Il possesso decisivo, ancora una volta, lo ha gestito Tre Donaldson che, dopo la tripla al turno precedente contro UC San Diego, questa volta ha messo a segno un circus shot con mano sinistra tanto spettacolare quanto fondamentale. Il punteggio 91-79 finale è figlio di un disperato (e fallito) tentativo di rimonta.

Freshman a chi? – Ve ne abbiamo parlato molto in stagione, ma quando un giocatore al primo anno sale in cattedra anche durante la March Madness, vuol dire che ha qualcosa di speciale. Nella gara fra Creighton e Auburn, Ryan Kalkbrenner non ha dominato (18 punti senza davvero incidere sulla gara), la star Johni Broome ha un po’ deluso (8 punti con 4/9, 0/4 da tre e 0/2 ai liberi) e allora a prendersi i riflettori è stato Tahaad Pettiford che, con la sicurezza di un veterano, ha preso in mano la squadra con la partita in bilico e a suon di jumper dalla media (23 punti alla fine) ha consentito l’accelerazione finale.

A vario titolo e in vario modo i giocatori di Auburn in stagione si sono tutti messi in evidenza e sono finiti sotto i riflettori. La vittoria contro Creighton (più sofferta di quanto non dica il finale di 82-70) porta però anche la firma di Denver Jones, che ha degnamente affiancato Pettiford. Meno appariscente di tanti altri compagni, il suo apporto è stato fondamentale e ha trasformato in oro la maggior parte dei palloni giocati. Sua la tripla a pochi minuti dal termine che ha ucciso le speranze di rimonta dei Bluejays.

 

West Region

Upset nel derby italoamericano – La quinta sfida alla March Madness tra i “Don” del college basketball va inaspettatamente nella direzione di John Calipari. Arkansas fa sua per 75-66 una gara feroce e fisica contro una St. John’s (compromettendo così già 2 dei 4 pronostici di Final Four che avevamo formulato) che ha sofferto l’atletismo dei Razorbacks non solo in attacco, ma anche in transizione, dove solitamente azzanna le partite. Coach Rick Pitino l’aveva detto: “Non abbiamo mai incontrato una squadra con questo atletismo”. Proprio questo fattore ha deciso la partita. Il piano di entrambe prevedeva di caricare a testa bassa l’area in attacco e riempirla di braccia e di corpi in difesa: giocando così, i corpi Nba dei talenti di Calipari hanno avuto la meglio. Emblematica, in questo senso, la giornata di RJ Luis: dominante in Big East a suon di esplosioni al ferro e tagli backdoor, ma stavolta affrontare una squadra che ha pareggiato il suo atletismo l’ha portato alla peggiore prestazione dell’anno (3/17 dal campo per 9 punti). Corale invece la prova dei Razorbacks che continuano a tirare malamente da tre (2/19 contro l’ancor più brutto 2/22 dei Red Storm per un drammatico 9.8% in due, peggior dato in una gara del Torneo) ma si godono un Johnell Davis ritrovato e l’impatto di Billy Richmond dalla panchina (16 punti per lui).

Vince il più grosso – L’attacco di Texas Tech ha un’altra efficacia quando riesce a dominare l’area. Il tiro da tre nell’attacco costruito da coach Grant McCasland è solo un pretesto per arrivare sotto canestro, dove JT Toppin e Darrion Williams hanno dominato una Drake che conferma di essere una squadra di altissimo livello. 77-64 alla fine dopo tanti combattimenti e pressione difensiva, ma i Bulldogs non hanno trovato un argine sotto canestro: 25 punti con 11/13 per Toppin, che anche difensivamente ha bloccato più di una scorribanda al ferro di Stirtz e compagni, e 28 punti con 11/18 per Darrion Williams. È mancato qualche centimetro e un po’ di tonnellaggio a Drake che in attacco ha trovato anche la grande verve di Daniel Abreu dall’arco (15 punti con 57 da tre) e punti dai più inaspettati (Combs ha quadruplicato la sua media chiudendo con 13 punti). L’inversione di marcia a livello di selezione di tiro è lampante: 13/46 da tre e 24 punti nel pitturato contro UNCW, 2/14 da tre e 40 punti in area contro Drake. Contro una squadra che domina così bene il tabellone come Arkansas, la sfida può farsi intrigante.

 

East Region

Tonje non basta, BYU torna alle Sweet 16 – Ci ha provato in tutti i modi John Tonje ma alla fine il suo tiro per il pareggio è finito corto e così Wisconsin è la prima squadra della Big Ten a lasciare il torneo e BYU continua la sua corsa, non troppo sorprendente visto che i ragazzi di Kevin Young sono arrivati in forma alla Big Dance e conquistano con merito le Sweet 16. Tonje chiude con 37 punti l’ultima gara della sua carriera universitaria giocata sempre a rincorrere con BYU avanti anche di 14 punti e ancora di 8 a 80 secondi dalla fine. Con 11+8+8 Egor Demin non va lontano dalla tripla doppia e non sarà un fulmine e non sarà un cecchino, ma il russo a basket sa giocare eccome, anche se commette ancora qualche errore da freshman, come la rimessa buttata via nel finale che ha alimentato la rimonta dei Badgers. Attorno a sé ha però gente esperta che ha trovato con Young il coach giusto per andare lontano e ora davvero attenzione ai Cougars.

 

Midwest Region

Houston resiste e passa – Autorità e poi nervi saldi nel respingere un momento di crisi in extremis: Houston passa così il secondo turno della March Madness contro una Gonzaga dura a morire. 81-76 il risultato finale in una gara contraddistinta innanzitutto da muscoli, giocate di mestiere e tocchi delicati in area (28 punti in due per J’Wan Roberts e Joseph Tugler da una parte, 38 per Graham Ike e Braden Huff dall’altra), ma segnata anche da eccellenti percentuali da tre da ambo le parti (8/16 Houston e 9/20 Gonzaga): aspetto, quest’ultimo, in cui LJ Cryer ha fatto tutta la differenza per i Cougars con un’impressionante dimostrazione di capacità balistiche sia da piazzato che districandosi in palleggio dalla lunga e media distanza (30 punti, 8/15 al tiro con 6 triple a segno e un bel 8/8 ai liberi).

Giunta sul +11 con 4:29 da giocare, Houston ha balbettato contro la pressione avversaria e non ha più segnato un solo canestro dal campo fino alla fine della gara, assistendo così al tentativo di rimonta degli Zags culminato con la rubata e il fallo subito da Khalif Battle a 21 secondi dalla fine e il conseguente 2/2 ai liberi per il -1 dei suoi. Lì ci hanno pensato Cryer e Ja’Vier Francis a rispondere, il primo con un altro 2/2 dalla lunetta e il secondo con una sonora stoppata su Battle che, quasi triplicato alla fine, si era disperatamente cacciato in un angolo per la tripla del possibile pareggio a 2.1 secondi dal termine.

Tennessee cambia marcia e vince – Per la prima volta nella sua storia, Tennessee va alle Sweet 16 per il terzo anno di fila e lo fa al termine di una battaglia di attrito con UCLA – come immaginabile che fosse, visti i pedigree difensivi delle due squadre – e sostanzialmente decisa dal fatto che i Vols sono stati in grado di capitalizzare su un allungo più unico che raro avvenuto nel primo scorcio della ripresa. Chiuso il primo tempo sul +7 in maniera un po’ rocambolesca, Tennessee ha poi allungato il passo con decisione fra stop difensivi e una raffica di triple (alcune aperte alla perfezione) firmate in primis dal solito Chaz Lanier (leading scorer di serata con 20 punti), arrivando così su un incoraggiante +15 con 14:11 da giocare. Da lì in poi gli arancioni hanno tenuto i losangelini sempre a debita distanza fino al 67-58 finale.

Nonostante la pecora nera Dylan Andrews (0 punti e 5 perse in 22 minuti), i Bruins hanno fatto un lavoro migliore dei Vols nel non sprecare palloni (11 turnover contro 18) ma questa piccola battaglia vinta si è rivelata inutile dinanzi l’eccellente vena avversaria da oltre l’arco (11/22 da tre Tennessee contro un onesto ma insufficiente 7/23). Difficile quantificare l’impatto dei problemi di falli di Skyy Clark nel primo tempo, visto come le cose sono andate poi nella ripresa nonostante il suo apporto (migliore dei suoi con 18 punti), ma l’impressione generale è che UCLA potesse fare qualcosa di meglio in entrambe le metà campo.

Purdue di nuovo senza affanni – Altra partita di March Madness e altra vittoria agevole contro una low-major per i Boilermakers: 76-62 su una McNeese sparacchiatrice nel primo tempo (solo 20 punti segnati e un passivo di -18 all’intervallo) conducendo nel punteggio dall’inizio alla fine. L’unica differenza rispetto al match con High Point è che stavolta Purdue non si è imposta mettendo le tende nell’area avversaria, bensì rispondendo alla zona 2-3 dei Cowboys con triple a ripetizione (11/26 dall’arco a fine giornata). Alle Sweet 16 ora c’è Houston, ben altra gatta da pelare.

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