Villanova fuori dalla Top 25, Marquette ridimensionata da Indiana: nella Big East non ci sono certezze e in questo momento si fa fatica a trovare motivi di ottimismo anche se, ovviamente, c’è ancora tutta una stagione da vivere. Il riassunto di una settimana nera.
Villanova, il crollo che non ti aspetti
Una settimana fa, ci eravamo sbilanciati in favore di Villanova e Marquette. Ecco, alla fine siamo caduti. Specialmente coi primi: la squadra di Jay Wright ha fatto rumore in quanto grande sorpresa negativa della settimana, umiliata in casa da una Michigan perfetta e incapace di rialzarsi contro una Furman brava e opportunista. Una doppietta horror cui non sono proprio abituati a Philadelphia: i Wildcats, infatti, sono stati estromessi dall’AP Top 25 per la prima volta dal novembre 2013.
Villanova ha costruito i propri successi su un susseguirsi armonioso di ricambi nel roster di anno in anno: il talento a disposizione è tanto, ma stavolta gli esperimenti da fare si stanno dimostrando più complessi di quanto si potesse immaginare. Eric Paschall non è riuscito a caricarsi l’attacco sulle spalle (6/28 dal campo nelle due partite) mentre i freshmen hanno prodotto poco o nulla. Emblematica la situazione di Jahvon Quinerly, addirittura tenuto in panchina per tutta la gara coi Paladins. La cosa più ragionevole da immaginare è che quella vecchia volpe di coach Wright riuscirà a trovare il bandolo della matassa: il problema è che, al momento, sia il “come” che il “quando” sono completamente avvolti nella nebbia.
Finalmente Chartouny
La vittoria con Presbyterian non è bastata a Marquette per rimanere aggrappata alla Top 25, vista la sculacciata rimediata in casa d’Indiana, lasciando così la Big East senza ranked team per la prima volta dal lontano 1982.
Visto che dalle parti di Milwaukee non se ne parla proprio di difendere, gli spiragli di luce vanno cercati altrove. Dopo tre partite che per gentilezza definiremo “anonime”, Joseph Chartouny si è sbloccato rasentando la perfezione contro i Blue Hose: 16 punti (6/7 dal campo, 1/1 ai liberi), 5 assist e una sola persa in 23′. Markus Howard e i fratelli Hauser hanno un bisogno disperato di supporto dalla regia: se la PG da Fordham si adatterà davvero al nuovo stile di gioco, la stagione di Marquette potrà prendere una piega positiva. Ecco, meglio se in fretta, visto che in settimana c’è da affrontare una certa Kansas.
Ponds è fenomenale, St. John’s vince ancora
Fra tante teste che cadono, St. John’s è fra le poche squadre della Big East ad essere ancora imbattuta (!) insieme a Butler (!!) e a DePaul (!!!). I Johnnies avevano iniziato la settimana apprendendo che Sedee Keita, il loro unico lungo di peso, non recupererà dall’infortunio prima di metà dicembre. La vocazione positionless dei newyorchesi è dunque più che mai accentuata e, finora, i benefici dell’assetto small hanno superato gli scompensi, come testimoniato dall’84-69 rifilato a Rutgers nonostante i 15 rimbalzi offensivi concessi. La vittoria sofferta con Cal (82-79) ha però dato l’impressione di una squadra sì solida e capace di reagire, ma pur sempre costretta a camminare su una corda sottile. Certo, se Shamorie Ponds ne fa 32 sbagliando praticamente nulla, tutto diventa possibile.
Georgetown, chi sei?
Una buona vittoria in casa d’Illinois, una figuraccia con Loyola-Marymount e una evitata di poco con South Florida: la settimana di Georgetown è stata un sali e scendi che lascia più dubbi e che certezze. Se James Akinjo convince per talento e carattere e Jessie Govan rappresenta un’ancora di salvezza extralusso nei momenti peggiori, la squadra nel complesso ha alternato luci e ombre, a partire da un Mac McClung che finora non è riuscito a sprigionare il suo potenziale: gran bell’atleta, certo, però i ferri hanno implorato pietà più per le mattonate tirate (1/17 da tre) che non per le sue schiacciate impetuose. Tanto, tantissimo lavoro da fare.