Zach Edey continua a dominare (38 punti domenica contro Michigan State) ma la settimana più assurda in quanto a prove individuali è quella di Trenton Massner, killer di Western Illinois. Ecco le pagelle della Week 12.
Trenton Massner (Western Illinois). Il biondino secco con la faccia da bravo ragazzo è un drago sputafuoco che, già segnalatosi per alcune prestazioni super l’anno scorso, sta emergendo fra le migliori guardie mid-major. Una settimana come la sua non l’ha avuta nessuno. Lunedì, 46 punti con 16/21 al tiro e 5/5 ai liberi. Giovedì ne segna la metà, ma coronati dal buzzer beater della vittoria. Infine sabato 30 punti in odore di tripla doppia (9 rimbalzi e 8 assist) per una vittoria al supplementare dopo che i suoi avevano toccato il -22 nel primo tempo.
Baylor. Prima affonda il coltello nella crisi (poi rientrata) di Kansas e si rimette in lizza per il titolo della Big 12, poi resiste ai tentativi di riscossa di Arkansas. Zitti zitti i Bears ora contano sei vittorie consecutive con LJ Cryer semplicemente impeccabile (23 punti e poi 20) e un Keyonte George che, se in giornata, prende a spallate le difese. Manca qualcosina tra difesa e panchina, ma Scott Drew continua a non steccare i grandi appuntamenti (12-1 nelle ultime 13 gare con squadre in Top 10) e ha un backcourt che può decidere ogni finale tirato.
Emoni Bates (Eastern Michigan). Martedì ha tirato fuori la madre di tutti i losing effort: 43 punti sul campo della ben più quotata Toledo in una gara che ha provato a vincere da solo. 29 punti consecutivi senza errori, 9 triple a segno ed efficienza da videogioco (15/23 al tiro, 4/4 ai liberi). Tante sconfitte (record 5-16), alti e bassi individuali (solo 7 punti nel match precedente) e frustrazione evidente quest’anno per l’ex predestinato, che però gode ancora di credito in ottica Draft (al momento proiettato fra fine primo giro e metà alta del secondo).
Oklahoma. Dal -27 in trasferta con TCU ad una vittoria epocale con la #2 Alabama. +24 in una gara perfetta dei Sooners trascinati dai colpi di Grant Sherfield (30 punti, 11/20 al tiro). Una super difesa che imbriglia uno degli attacchi più esplosivi della D1 e la stella Brandon Miller, autore di una delle peggiori prestazioni in stagione grazie al grande lavoro del frontcourt formato da Jalen Hill, 26+8, e Tanner Groves, 14+12. La Big 12 è l’inferno, il record 2-6 lo dimostra, ma questa vittoria regala spessore al curriculum di Oklahoma e tanta euforia.
Boogie Ellis (USC). Quelli di UCLA se lo sogneranno per un po’ di tempo. Nel derby di Los Angeles, a frenare le ambizioni dei Bruins ci ha pensato un Boogie Ellis stellare: 31 punti, costante pressione al ferro e capacità di distribuire verso i suoi compagni le attenzioni che Mick Cronin gli ha riservato. Quando gioca così, ben pochi riescono a fermarlo, lo sanno bene anche Auburn e Tennessee. La performance dell’ex Memphis ha riaperto la corsa alla vetta della Pac-12 visto che ora i Trojans (7-3) inseguono da vicino sia i cugini (8-2) che Arizona (8-3).
Saint Mary’s. Ancora imbattuta nella WCC (8-0) grazie a una difesa d’élite (#4 per Adj. Eff.) e una vittoria sofferta su un campo, quello di BYU, che in quanto a difficoltà ambientale è secondo solo a quello di Gonzaga, squadra che SMC riceverà sabato in quello che si prospetta come lo scontro più equilibrato e intenso fra le due da alcuni anni. E il sigillo vincente coi Cougars l’ha piazzato proprio il Gael che più di tutti merita la ribalta individuale: Aidan Mahaney è infatti il leading scorer di una squadra che tradizionalmente riserva poco spazio ai freshmen.
Il sabato degli italiani. Tante buone cose da segnalare in chiave azzurra. Gianmarco Arletti ha fornito alla sua Delaware proprio quel di cui aveva bisogno, ossia un protagonista offensivo in più: i suoi 18 punti sono stati cruciali per strappare una vittoria combattuta con Northeastern. Da tutt’altra parte degli Stati Uniti, il redshirt freshman Leonardo Bettiol ha sorpreso tutti con 17 punti in 16 minuti – e fatto anche il diavolo a quattro in difesa – per aiutare Abilene Christian contro Utah Tech. Prestazioni da segnalare non solo in D1 e non solo in campo maschile. In D2, Joshua Pettenò ha piazzato il suo terzo ventello stagionale per una Young Harris che aveva abitato la Top 25 nazionale per alcune settimane. Nella D1 femminile, Alice Recanati, dopo aver sfiorato la tripla doppia nel sabato precedente (9 punti, 8 rimbalzi, 10 assist) ha messo su 16 punti, 4 rimbalzi e 5 assist in una vittoria esterna che consente a Eastern Kentucky di rimanere saldamente nella metà migliore della ASUN.
Villanova. Contro Providence è andata in affanno nel finale, sprecando un’occasione ghiotta – e difficilmente ripetibile – per battere una squadra della Top 25. Il bicchiere mezzo pieno però c’è, eccome: Justin Moore è finalmente tornato in campo e, come per magia, Villanova ha ricominciato a giocare da Villanova, anche se non per tutti e 40 i minuti. Se dovesse tornare al 100% per inizio marzo, i Cats potrebbero diventare una tremenda mina vagante nel torneo della Big East e magari rubare una bid come Georgetown due anni fa.
TCU. Un’altra situazione da bicchiere mezzo pieno. Alla vittoria roboante con Oklahoma ha fatto seguito una sconfitta al supplementare con Mississippi State, non propriamente l’avversaria più in forma che il SEC/Big 12 Challenge potesse proporre. Gli Horned Frogs molto probabilmente l’avrebbero vinta senza l’infortunio occorso alla stella Mike Miles (solo 4 minuti in campo). Per un po’ si è temuto il peggio, ma la risonanza magnetica ha rivelato che il suo infortunio non è di quelli che possono mettere fine a una stagione.
Hunter Dickinson (Michigan). Passi la sconfitta contro la Purdue del sempre più dominante Zach Edey, ma Hunter Dickinson e Michigan sono sembrati allo sbando con Penn State. Contro una formazione senza lunghi, il lungagnone dei Wolverines non è andato oltre i 6 punti e un 71 di Offensive Rating. In una stagione così complicata tra infortuni e giocatori non sbocciati, servirebbe un Dickinson d’antan per trascinare Michigan oltre un mesto 50%. Al momento non è così.
Anthony Black (Arkansas). Coach Eric Musselman si aspettava una stagione ben diversa. Senza Nick Smith e con un Jordan Walsh mai pienamente integrato, Anthony Black è l’unico freshman a rispettare le attese ma, se lasciato solo, non può fare più di tanto. I troppi minuti (37 di media nelle ultime 4) portano a scarsa lucidità, percentuali calanti e un impatto offensivo che si limita a qualche penetrazione e poco altro. L’apporto difensivo c’è, ma la stagione sembra essere andata a sud.
Arizona State. Quattro sconfitte di fila e le ultime due fanno male, visto che sono arrivate contro Washington (#112 su KenPom) all’OT e Washington State con un -17 che non ammette repliche. Ogni anno illude per un po’ e ogni anno arriva il momento in cui cerca di compromettere la propria stagione – e in questo caso anche il numero di bid al Torneo Ncaa per la Pac-12. Piccola idea NIL: le imprese di articoli da giardinaggio dovrebbero valutare di sponsorizzare i giocatori dei Sun Devils, veri professionisti della zappa sui piedi.
Auburn. Questa dovrebbe essere la settimana in cui saluta la Top 25, viste le sconfitte con Texas A&M e West Virginia, che sono state le due gare in cui ha concesso di più nella propria metà campo (119 e 113 di Eff Rating). Il campanello d’allarme dovrebbe suonare in casa Tigers e la sfida casalinga con Georgia è un must-win assoluto. Le vittorie di alto profilo latitano nel curriculum: bisogna quantomeno mettere fieno in cascina e ritrovare fiducia in vista della trasferta proibitiva in casa di Tennessee.
Souley Boum (Xavier). Se si ferma lui, si ferma Xavier. Souley Boum contro Creighton (che l’ha ben imbrigliato) è sembrato un lontano parente del giocatore spumeggiante di questa stagione. Alla fine per lui soltanto 2 punti con 5 tiri tentati in 36 minuti. Era già successo contro DePaul (4 punti con 1/12 dal campo e 2/2 ai liberi). La strategia per affrontare i Musketeers è chiara.
Florida State. Come suicidarsi in 10 secondi: esegue Florida State. Dopo una grande partita in casa contro Clemson, che in questa stagione povera di vittorie poteva valere un upset da invasione di campo, i Seminoles hanno buttato tutto all’aria. A una manciata di secondi dalla fine sul +2 una difesa criminale di Matthew Cleveland regala un 2+1 a Chase Hunter. Resta la speranza dell’ultimo tiro. Caleb Mills riesce ad avere uno sguardo da tre e… la passa a un compagno. Tempo scaduto. Suicidio completato.
KJ Williams (LSU). Fino ad ora aveva tenuto la baracca, in questa settimana anche lui ha scioperato e i Tigers sprofondano. Sono otto le sconfitte consecutive e il loro faro offensivo sembra essersi spento. Prima bloccato a due soli canestri dal campo con Arkansas dalla difesa di Makhi Mitchell, poi ingabbiato dalla strategia di Mark Adams nella sfida contro la rediviva Texas Tech. Nel 2023 non è ancora arrivata una vittoria a Baton Rouge e se KJ Williams è questo, buonanotte a tutti.
Louisville. Qui si fa la storia, signori e signore. Dalla parte sbagliata, ma sempre storia è. I Cardinals si stanno spingendo verso orizzonti che nemmeno le peggiori versioni passate delle varie Cal, Wazzu e DePaul sono state capaci di esplorare, ovvero l’infame territorio del sub-300 di KenPom. Louisville è ora ufficialmente all’interno della zona-monnezza del ranking con la numero 300 (e venerdì ha anche brevemente toccato la posizione 303), prima Power 6 a fare così male nelle proiezioni del famoso sito di analytics.