> Preseason Top 25 <
La squadra
La conferma più importante per Houston è sicuramente quella di Kelvin Sampson, artefice della rinascita dei Cougars (80.6% di gare vinte nelle scorse tre stagioni). Coach Sampson è riuscito a creare una squadra perfettamente in linea con il suo stile: difesa (sempre sotto i 95 punti subiti ogni 100 possessi negli ultimi tre anni), protezione dell’area (#7 nella Division I 2019-20 per Blk%) e controllo dei tabelloni.
Proprio la presenza sotto le plance è ciò che muove l’attacco, piazzatosi sempre fra i primi 40 per Offensive Rating nelle ultime cinque annate benché, nella scorsa stagione, si sia classificato solo alla #339 per ShotQ, metric di Dribble Handoff che misura la qualità delle conclusioni prese. I Cougars, infatti, condizionati dall’aver avuto pochi tiratori affidabili negli ultimi due anni, hanno mostrato una chiara tendenza a compiere scelte poco remunerative in quanto a efficienza offensiva, rifugiandosi spesso in jumper dalla media. Un’inclinazione però controbilanciata dall’ossessiva caccia al rimbalzo (seconda solo a West Virginia per OR% lo scorso anno) che ha permesso a Houston di strappare una miriade di seconde opportunità.

A Houston ci si allena anche a prendere le palle vaganti, ci mancherebbe
Ci saranno volti diversi in tre quinti dello starting five. Nate Hinton si candida al Draft e Quentin Grimes, vero jolly della metà campo offensiva, è il suo naturale sostituto nello spot di 3 titolare. Addio al frontcourt formato da Fabian White e Chris Harris: il primo è out con un crociato rotto, il secondo ha terminato il ciclo di studi. Spazio allora a Justin Gorham (pedina preziosa se continuerà a migliorare al tiro) e a Brison Gresham (ottimo rim protector).
C’è tanta carne al fuoco nel backcourt, dal già citato Grimes a Caleb Mills (leading scorer da freshman), da Marcus Sasser (altra bella sorpresa da matricola) a DeJon Jarreau, anima della squadra nelle vesti di floor general e di difensore perimetrale. Occhio però anche alle novità: Cameron Tyson tirava col 42.9% da tre a Idaho, Jamal Shead è una PG da contropiede con doti difensive notevoli e Tramon Mark sembra essere la copia carbone di Jarreau.
Starting Five
G – DeJon Jarreau – R-Sr, 1998, 196 cm
G – Marcus Sasser – So, 2001, 185 cm
G – Quentin Grimes – Jr, 2000, 196 cm
F – Justin Gorham – R-Sr, 1998, 201 cm
F – Brison Gresham – R-Sr, 1998, 203 cm
Giocatori in evidenza
Caleb Mills (13.2 punti in 22.5 minuti) è stato uno dei migliori sixth man dell’intera D-I, contribuendo in maniera decisiva a molti dei successi di Houston. Menzione d’onore nella nostra Top 10 guardie, è probabile che Sampson continui ad usarlo come sesto uomo: in un roster tanto profondo, privarsi di un impatto così importante dalla panchina sarebbe un delitto. Nel corso dell’estate ha aumentato la massa muscolare di circa 7 kg ed è anche cresciuto di qualche centimetro, arrivando a misurare 193 cm d’altezza. A detta del compagno Sasser, ora il suo jumper è ancora più immarcabile.
Anche Marcus Sasser (8.1 punti e 1.7 assist) è cambiato molto durante questa offseason ma, a differenza di Mills, lui ha perso peso per incrementare la sua rapidità. Lo scorso anno si è imposto come uno dei migliori ad attaccare dal palleggio e, con ogni probabilità, sarà lui lo starter al fianco di Jarreau e Quentin Grimes. Anche quest’ultimo è da tenere d’occhio. Due anni fa, ci si aspettava che avrebbe brillato a Kansas in una stagione da one-and-done, ma così non è stato. A Houston sembra però aver trovato la dimensione ideale e contribuisce in più modi (12.1 punti, 3.7 rimbalzi, 2.6 assist). Dopo aver migliorato esponenzialmente il suo attacco in situazioni di pick and roll, adesso deve trovare maggiore continuità nel tiro da tre (32.6% l’anno scorso) per affermarsi come principale minaccia offensiva.
Curiosità
Phi Slama Jama. No, non sono tre parole buttate a casaccio, bensì il nickname non ufficiale di Houston tra il 1983 e il 1984. A coniarlo fu il giornalista Thomas Bonk, riuscendo a fare breccia anche all’interno della squadra allenata da Guy V. Lewis e apparendo sulle divise del riscaldamento. A quei tempi in campo c’erano Clyde Drexler e Hakeem Olajuwon: proprio la loro presenza spinse Lewis ad adottare uno stile di gioco fuori dal comune per l’epoca, fatto di esplosività, velocità e schiacciate in quantità. La storia di quella squadra è stata raccontata da ESPN nella serie 30 for 30.