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Alabama fa l’impresa, Cal e Louisville anche in un certo senso

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 12 Dic, 2022

Alabama è la squadra della settimana dopo una vittoria incredibile con Houston. Cal e Louisville pure fanno imprese, ma al contrario. Le pagelle della Week 5.

 

Alabama. Due #1 fatte fuori prima di Natale: non succedeva da 56 anni. I Crimson Tide ci sono riusciti trovando forze che neanche sapevano di avere. Houston blocca Brandon Miller e alza i toni a inizio ripresa andando sul +15. Finita, direte voi. Manco per scherzo: 52 punti in 17 minuti, roba inaudita contro la difesa dei Cougars. Nate Oats ha trovato in Noah Clowney e Jaden Bradley due pedine mica male per la rincorsa al titolo della SEC.

I lunghi di Arizona. Per neutralizzare Trayce Jackson-Davis non ci vuole un pennello(ne) grande ma un grande pennello, quello di Tommy Lloyd. La coppia Tubelis-Ballo è forse il miglior frontcourt duo della D1 grazie al suo lavoro. 36 punti e 19 rimbalzi in due tenendo la saracinesca abbassata in area per battere Indiana con buona autorità. Non male neanche Veesaar, che magari non esploderà quest’anno ma quando lo farà sarà un bel botto.

 

Wisconsin. Già reduci da una vittoria in casa dei rivali di Marquette, i Badgers continuano nel proprio periodo d’oro con due W su Maryland (terza volta negli ultimi 4 anni che un’imbattuta cade al Kohl Center) e in trasferta con un’Iowa priva di Kris Murray ma galvanizzata dal successo su ISU. Brutti e noiosi se volete, perfino antipatici, ma sempre lì pronti ad avere stagioni di livello in genere proibito a squadre con quel tasso di talento individuale.

Jake Stephens (Chattanooga). L’ultima gara è stata una passeggiata di salute con una NAIA, infatti il settepiedi dei Mocs sta qui in alto per quella con Milwaukee (doppia doppia 31/13) e i numeri da videogioco nelle ultime 4 con squadre di D1, tutte vinte dai suoi: 27.8 punti segnando sempre almeno 3 triple, 10.8 rimbalzi, 3.5 assist, 2.8 stoppate. Eccezionale fulcro offensivo, come fu a VMI, per questa nuova Chattanooga che gioca à la Princeton.

 

Cam Whitmore (Villanova). Fa il suo esordio e i Cats, guarda caso, ricominciano a vincere. Certo, le tre W di fila sono arrivate con un’onesta Oklahoma più Penn e BC, non esattamente spauracchi, ma è chiaro che Kyle Neptune abbia fra le mani un giocatore speciale (e che non vedremo in NCAA a lungo). Esplosività, giocate ad alta quota, fisicità intorno al canestro, un po’ di pull-up game e di range. Tutto quello che serve a Villanova per tirare il fiato.

Utah State. Snobbata in preseason (solo #8 nella poll ufficiale della MWC) è però ancora imbattuta dopo 8 gare evitando quasi del tutto squadre materasso. Le ultime due W sono arrivate lontano da casa e in maniera netta contro San Francisco e LMU. Ryan Odom si conferma allenatore di alto livello e anche abile stratega del portal: le aggiunte del cecchino Taylor Funk e del lungo da P&R Dan Akin hanno dato la scintilla a un attacco esplosivo.

 

Isaiah Wong (Miami). A un passo dalle Final Four l’anno scorso, ora ha iniziato con un bel 10-1: Miami ha in Wong un trascinatore vero e probabilmente la miglior guardia della ACC. In settimana, Cornell e NC State l’hanno visto, eccome: 36 e 22 punti con 6 e 8 assist. Non solo triple e tiri efficienti (sopra il 60% in entrambe le partite), ma il suo ball handling così imprevedibile fa impazzire le difese aprendo spazi per i compagni. Arma totale.

Filip Rebrača (Iowa). Come già accennato, Kris Murray è fermo ai box e quindi già ci si preparava al peggio per le sfide con Iowa State e Wisconsin. E invece, vittoria schiacciante coi primi e sconfitta solo all’OT coi secondi. In tutto questo brilla il serbo, che ha rasentato la perfezione coi Cyclones e offerto prove molto solide sia prima che dopo. Miglioramento drastico rispetto a un anno fa, specie nella propria metà campo e a rimbalzo.

 

Illinois. Quante volte abbiamo accostato le montagne russe agli Illini negli ultimi anni? Spesso. Ecco, hanno avuto un’altra di quelle settimane. Mai domi, mentalmente sul pezzo e capaci di alzare il rendimento nei momenti che contano nell’upset ai danni di Texas. Completamente dissolti, incapaci di fermare Jalen Pickett e di penetrare la difesa di Penn State qualche giorno dopo. Anche ora che non c’è più il pazzeriello Papi Curbelo, la squadra di Brad Underwood mostra umori ondivaghi. Illinois fallisce l’approdo in Top 10 e soprattutto complica già il suo cammino in Big Ten con uno 0-2. Dopo l’inizio di stagione folgorante, Terrence Shannon è in un periodo di secca e il giovane Jayden Epps non può sempre salvare la situazione come coi Longhorns. Quattro freshmen e tre transfer in rotazione aiutano poco la continuità: per imporsi in una Big Ten equilibrata, serve una sterzata.

 

Gli arbitri di Ohio State-Rutgers. Hanno commesso una svista grave nell’azione che ha portato al tiro della vittoria per i Buckeyes, non accorgendosi che Tanner Holden, autore del canestro, aveva ricevuto palla dopo aver staccato entrambi i piedi da fuori la linea laterale. Polverone inevitabile e scuse ufficiali dalla Big Ten. Chiaro, può capitare, ma proprio per questo bisognerebbe estendere le modalità di utilizzo dell’instant replay nei finali di gara.

DaRon Holmes (Dayton). Ha dominato in entrambe le metà campo con UNC Asheville (27 punti e 12 rimbalzi), ma probabilmente è il primo a non essere contento della propria settimana, visto che il naufragio con Virginia Tech (77-49) non ha risparmiato nemmeno lui: doppia doppia con gli Hokies, ma con un brutto 5 su 15 al tiro. È il più talentuoso e anche il primo a sbattersi, ma non può risolvere da solo tutti i problemi dei Flyers.

 

Auburn e Missouri, ovvero due Tigers di carta. Imbattute fino a sabato, fatte fuori nel giro di mezz’ora. Alzata la posta in palio, Auburn e Missouri si sono sciolte alla vista delle prime avversarie serie, il che ha messo a nudo in maniera un po’ imbarazzante il peso reale delle vittorie che avevano accumulato. Specie nel caso di Mizzou, che di avversarie facili ne aveva affrontate fin troppe: con Kansas però è durata meno di dieci minuti infrangendosi contro una difesa assai fisica e rispondendo con una difesa scellerata che sembrava non aver letto lo scouting report dei Jayhakws. Auburn invece ha steso un tappeto rosso a Kendrick Davis, inarrestabile per ogni difensore che coach Bruce Pearl gli hai messo addosso. In più Memphis ha tolto dalla partita Wendell Green, il cervello di questa squadra, lasciando palla in mano a KD Johnson, il cuore del team. Ma si sa che a volte il cuore non basta.

 

Boston College. Adesso si ritrova non con una bensì due sconfitte casalinghe in stagione contro squadre che, al momento d’incontrarle, si trovavano ad occupare uno degli ultimi 30 posti del ranking di KenPom. Prima Maine, poi New Hampshire e vediamo un po’ che combinano martedì con Stonehill (#334 al momento). Quinten Post tornerà solo a gennaio inoltrato e adesso manca anche Makai Ashton-Langford, però c’è poco da giustificare qui.

Loyola-MD. Spettacolo oltre lo sconfortante, quello offerto contro Mount St. Mary’s. Solo 10 punti a referto nel primo tempo, poi ha evitato soltanto per un pelo di fare il record negativo in stagione per punti segnati in una gara (appartiene alla povera Houston Christian con 31 in casa di Texas): ne aveva 23 a 2’20” dal termine ma il punteggio finale recita 51-34 per una squadra avversaria alla quale comunque mancavano i due leading scorer.

 

California e Louisville, nuove vette d’inadeguatezza. Ci sono solo due squadre in D1 che non hanno ancora strappato almeno una misera vittoria in stagione. Ed entrambe provengono da una power conference. Cal (0-11) e Louisville (0-9) stanno davvero ridefinendo il significato di disastro sportivo. La prima è alla #258 di KenPom, la seconda alla #237, tutte e due con un Adj. Efficiency offensivo che non è iperbolico definire degno di un fanalino di coda in una NEC qualsiasi (rispettivamente #320 e #310). Cestisticamente parlando, Cal è moribonda da un bel pezzo, quindi non fa notizia più di tanto (oltretutto, come se non bastasse, la squadra è martoriata da infortuni). A Louisville, invece, c’è una piazza con ben altra storia e le aspettative sono enormemente diverse. In bocca al lupo, caro Kenny Payne, nel presentare la peggior partenza nella storia della ACC come biglietto da visita quando vai a reclutare dei 5 e 4-star che facevano le elementari l’ultima volta che i Cards sono arrivati alle Elite Eight.

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