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Florida Atlantic e Charleston fra le grandi della Week 10

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 16 Gen, 2023

In una stagione d’incertezza massima e risultati incomprensibili (vedi settimana di Kentucky) emergono due mid-major d’acciaio: Charleston continua a vincere e manterrà il posto in Top 25 mentre Florida Atlantic è destinata a farle compagnia. Certo, ci sono anche un paio di big che non tradiscono, Alabama e UCLA. Questo ed altro nelle pagelle della Week 10.

 

Alabama. Una settimana da numero 1 del ranking. Nate Oats ha trovato l’equazione matematica per rullare gli avversari della SEC. Ci mette un tempo per battere Arkansas in trasferta, ci mette niente per distruggere LSU per un +40 finale che va anche stretto ai Tide. La profondità di armi in attacco e un Brandon Miller da 31 punti e quasi 70% dal campo sono le prime cose che balzano all’occhio, ma Bama quest’anno è soprattutto difesa. È la migliore della SEC visto non concede un canestro da due neanche se la paghi.

Le mid-major alla conquista della Top 25. Charleston detiene ancora la striscia vincente attiva più lunga della D1 (17 successi) dopo essere passata sul campo rovente di UNC Wilmington e aver regolato Elon in casa nella ripresa. Troverà compagnia nella AP Poll di questa settimana con un’altra mid-major che non vuol saperne di perdere: Florida Atlantic, che di vittorie consecutive ne conta 15 dopo aver battuto North Texas – sua principale antagonista nella C-USA – per la seconda volta in stagione, in un’atmosfera casalinga di pura festa.

 

Sir’Jabari Rice (Texas). I Longhorns non sembrano proprio una squadra reduce da settimane tumultuose fuori dal campo per via dell’affaire Beard. 4-1 nella Big 12 e parquet casalingo difeso contro due in-state rival, TCU e Texas Tech. Protagonista a sorpresa l’ex NMSU, che ha portato punti preziosi dalla panchina (15 con gli Horned Frogs e 18 coi Red Raiders) conquistando tanti viaggi in lunetta (16 su 19 ai liberi in totale) e mostrando quella che è probabilmente la più letale finta di tiro di tutta la Division I.

Antoine Davis (Detroit Mercy). Ci è riuscito con l’ausilio del quinto anno di eleggibilità, ma il traguardo tagliato rimane importante: la guardia dei Titans è diventato il giocatore Ncaa con più triple in carriera (513) dopo aver rifilato 41 punti a Robert Morris con 11/18 da oltre l’arco. In fatto di classifiche all-time, Davis è ora terzo tra i marcatori (3.232 punti) e gli mancano solo 17 punti per scalzare Freeman Williams dal secondo posto. Obiettivo: detronizzare Pete Maravich, che però rimarrà sempre unico visto che i suoi 3.667 li ha segnati in soli tre anni.

 

Illinois. Avvertiamo il nostro Niccolò Moretti, novella recluta dei Fighitin Illini, che dovrà abituarsi alle montagne russe. 0-3 per aprire la Big Ten, 3-0 nell’ultima decina di giorni con due vittorie di autorità contro Nebraska e Michigan State. L’addio di Skyy Clark ha liberato la fantasia di coach Brad Underwood che pescato dal mazzo le torri gemelle Hawkins-Dainja che hanno massacrato gli Spartans. A turno poi Terrence Shannon e Matt Mayer portano sempre il loro contributo. Si sono rimessi in carreggiata, ora serve lucidità.

Max Abmas (Oral Roberts). Nella settimana precedente, 35 punti e buzzer da metà campo per battere Kansas City. In quella passata, 37 con 12/16 al tiro e 6/6 ai liberi contro Western Illinois. Anche quest’anno la guardia di ORU domina: riuscirà a riportare i suoi al Torneo Ncaa e magari fare di nuovo qualche scalpo importante? Presto per dirlo, ma l’inizio è parecchio promettente: i Golden Eagles hanno record 6-0 nella Summit League mentre tutte le altre squadre della conference contano già almeno due sconfitte nel proprio bilancio.

 

Clemson. Altra settimana in paradiso per la più improbabile capolista di una P6 conference (7-0 nella ACC). Timbrato il cartellino con Louisville, la squadra di Brad Brownell ha regolato Duke per 72-64, facendo sì a gara a chi sparacchiava di più (3/17 da tre Tigers e 3/20 Blue Devils) ma trovando infine la differenza vincente coi tiri dal mid range (8/16 contro 3/15) e ringraziando un PJ Hall (26 punti) molto ispirato da questo punto di vista. Ora si va in casa di una Wake Forest spumeggiante nell’ultimo paio di uscite: imbattibilità a rischio, ma mai dire mai.

Adem Bona (UCLA). I Bruins e la loro striscia di 13 W sono un raro esempio di stabilità ai vertici di questi tempi: i successi d’autorità con Utah e Colorado mostrano una squadra che andrà ad affrontare col morale alle stelle un’Arizona claudicante. Tutto gira bene e il centrone turco-nigeriano si sta trasformando in un’arma in più: una sicurezza a protezione del ferro e sempre più pericoloso nella metà campo offensiva, non solo mangiandosi il campo in contropiede. Far bene contro Tubelis e Ballo lo farebbe schizzare in alto nelle quotazioni Draft.

 

Kentucky. Non è ancora fuori dal tunnel, ma il minimo che si possa dire dopo l’upset in casa di Tennessee è che i Wildcats tornano finalmente a respirare. In una stagione già colma di risultati strambi, la settimana di UK batte tutte le altre bizzarrie possibili: nel giro di soli quattro giorni è passata da una sconfitta in casa contro South Carolina (una squadra capace di prendere quarantelli di scarto prima e dopo quella gara) a una vittoria in casa della numero 2 nel ranking di KenPom. Chi ci capisce qualcosa è bravo.

Kobe Bufkin (Michigan). Una risposta in grande stile, quella offerta da Bufkin contro Northwestern. D’altronde si doveva far perdonare per quel fallo sciocco commesso in settimana contro Iowa, che ha dato la giocata da 4 punti che ha portato la partita all’overtime. La risposta è stata una precisione incredibile nel tiro (9 su 11, con un errore da due e uno da tre) e dei passi avanti nella gestione dell’attacco da ball handler, vista l’assenza per tutta la stagione di Jaelin Llewellyn.

 

I possessi anti-clutch delle avversarie di Kansas. Passare all’Allen Fieldhouse è un’impresa per pochi. Certo, gli alibi stanno a zero se giochi bene, hai in mano il possesso della vittoria e però tiri un piccione che non tocca neanche la retina. È successo due volte questa settimana: prima ad una magnifica Oklahoma che ha tenuto Kansas a 0 canestri in 13 minuti prima della reazione finale e della triste palombella di Grant Sherfield. Poi Iowa State ha sprecato l’opportunità di vincere la lotta nel fango coi Jayhawks con una tripla scellerata di Caleb Grill.

Gabe Madsen (Utah). Tre sconfitte consecutive per gli Utes che pure avevano iniziato molto bene la stagione. Certo, affrontare fuori casa UCLA e USC non è facilissimo (la prima ha rifilato 19 punti di scarto). Di sicuro è dura se non si segna mai da fuori. Il lungo Branden Carlson si è difeso bene, mentre la guardia Gabe Madsen nelle ultime tre partite ha messo a referto un non scintillante 2/13 da due 3/18 da tre. E addio sogni di gloria.

 

Justice Hill (LSU). La favola dei Tigers, 12-1 in stagione prima del nuovo anno, si è interrotta bruscamente. L’aver portato il nucleo di Murray State a Baton Rouge ha permesso a coach Matt McMahon di non dover cominciare “da zero”. Ma adesso che è iniziata la stagione regolare della SEC i nodi stanno venendo al pettine. Chi sta faticando davvero è Justice Hill, funambolico play che però nella striscia aperta di 4 sconfitte consecutive ha quasi fatto fatica a stare in campo ed è apparso inadeguato nel reggere l’urto fisico contro avversari tosti.

Jordan Walsh (Arkansas). Crolla Arkansas, quattro sconfitte nelle ultime cinque partite, e con lei anche la matricola texana. Il più difensivo dei tre freshmen arrivati in estate ha visto spalancarsi le porte del quintetto a causa degli infortuni a Nick Smith e Trevor Brazile, senza però impressionare davvero. Il tiro da tre non l’ha mai avuto, non fa valere la sua lunghezza sotto canestro e in difesa non riesce a dare un impulso positivo ad una squadra che fatica in ogni voce statistica. C’è molto da rivedere per Coach Musselman.

 

UConn. Più che tornata coi piedi per terra, si è proprio schiantata al suolo. Quattro L nelle ultime cinque gare e cade anche l’imbattibilità casalinga contro St. John’s in una partita senza storia, tenuta in piedi solo da un immarcabile Jordan Hawkins (20 dei suoi 31 punti nella prima frazione). La stella Adama Sanogo si risveglia parzialmente solo nella ripresa, quando la difesa, priva di Andre Jackson limitato dai falli, affonda sotto i colpi del backcourt dei Red Storm. Corsa al titolo della Big East già segnata?

Villanova. Bilancio precedente all’ultima settimana: 2 vittorie e 3 sconfitte (onorevoli) nella Big East. Quindi questo era il momento di mettere il turbo, giusto? Invece ai Cats si è ingolfato il motore in trasferta, perdendo con DePaul (basta nominarla per capire quanto la sconfitta sia brutta) e rinvigorendo Butler. Questa è una stagione di transizione e perdere non dovrebbe allarmare nessuno: quello che preoccupa un po’ invece è che latitano i segnali di continuità in quanto a stile nel passaggio di redini da Jay Wright a Kyle Neptune.

 

Dayton. Se volete guardare un horror divertente, potete spararvi un Sam Raimi d’annata oppure gli ultimi 30 secondi dei Flyers contro VCU, ovvero una gestione del vantaggio in clutch time da high school scalcagnata. Sopra di 4, palla in mano e con la prospettiva di metterla in ghiaccio ai liberi, Dayton invece ha tirato fuori tre palle perse una più sanguinosa dell’altra, si è fatta superare e infine ha fallito il possibile buzzer beater del controsorpasso. Doveva essere da piani alti e invece non ha ancora battuto una Top 100 di KenPom.

New Mexico State. Ha dominato la WAC per oltre un decennio e adesso, proprio all’ultima stagione prima del trasferimento nella C-USA, sta compiendo un disastro sportivo. 0-6 nella conference dopo aver perso anche in casa propria contro l’altra squadra della WAC a secco di vittorie fino a sabato, UT Arlington. Incomprensibile, perché i giocatori ci sarebbero – Xavier Pinson doveva essere la stella ma ultimamente è un buco nero – e anche il coach, Greg Heiar, pur essendo al primo anno da HC in D1, ha lo stesso pedigree dei suoi predecessori illustri.

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