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Otto spunti sul Draft 2019

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 21 Giu, 2019

Il Draft 2019 si è consumato senza sorprese presso le prime tre pick – Zion Williamson a New Orleans, Ja Morant a Memphis, RJ Barrett a New York – mentre sorprese, dubbi e scommesse che stuzzicano la fantasia non potevano mancare fra le altre 57 scelte.

Qui abbiamo selezionato le otto per noi più suggestive e interessanti – non per forza in senso positivo.

 

#4 De’Andre Hunter – Atlanta si è data da fare e ha imbastito uno scambio per salire alla 4 e, in sostanza, soffiare la stella di Virginia a Cleveland. Hunter avrebbe potuto benissimo presentarsi al Draft dello scorso anno ma la scelta di passare un’altra stagione con Tony Bennett lo ha ripagato abbondantemente. Un titolo nazionale da eroe della finalissima, un bagaglio tecnico in espansione, l’ingresso indiscusso nella élite dei difensori NCAA: tutto ciò lo ha portato fra le posizioni più alte della lottery, cosa che sarebbe stata appunto impossibile un anno fa.

#5 Darius Garland – Scelta abbastanza sorprendente, quella di Cleveland. Non potendo più mettere le mani su Hunter, era lecito aspettarsi che i Cavaliers virassero su un giocatore dal profilo simile (ovvero Jarrett Culver, scelto alla 6 da Minnesota). Invece si sono buttati su una guardia le cui caratteristiche sembrano davvero fare a cazzotti con quelle del futuro compagno Collin Sexton. Insomma, il fit è quello che è, ma i Cavs appunto ne hanno fatto una questione di talento, di possibili margini di miglioramento, di spendibilità. Garland, purtroppo, lo abbiamo solo intravisto in NCAA (cinque partite e poi l’infortunio che ha terminato la sua annata anzitempo) ma i lampi ci sono e può rivelarsi una scelta azzeccata se sarà capace di superare i suoi limiti attuali (playmaking e difesa).

Darius Garland

#8 Jaxson Hayes – Assicurata la scelta più ovvia di tutte (Zion alla #1), i Pelicans hanno deciso di usare la loro seconda pick della lottery per puntare su un talento ancora molto da sgrezzare ma interessante e complementare al fenomeno di Duke. Hayes è un centro capacissimo di proteggere il ferro e di essere efficace sui cambi, ha mani educate in prossimità del canestro e sembra perfetto per sostenere ritmi elevati. C’è da mettere in conto che il suo impatto da rookie possa essere modesto ma, d’altro canto, questa New Orleans è nel suo insieme un progetto a lungo termine, quindi possono esserci le condizioni giuste per crescere con calma.

#9 Rui Hachimura – Era decisamente più facile immaginarlo fuori dalla top ten, seppur non di molto. La decisione di Washington sa di azzardo, è innegabile. Il prodotto di Gonzaga sa fare un po’ di tutto e ha molte delle caratteristiche tipiche del 4 moderno, oltre a portarsi dietro una storia personale alquanto pazzesca e che sa di predestinato. Ci sono però anche aspetti chiave del gioco che, nel suo repertorio, sono ancora indietro rispetto agli standard NBA. In questi Wizards non sembra mancare spazio per il giapponese, quindi sta a lui raccogliere e vincere una sfida personale che però, onestamente, sembra ardua.

Ncaa basketball - Rui Hachimura - Gonzaga

Rui Hachimura

#11 Cameron Johnson – La sorpresa più grossa di questo Draft. Proiettato generalmente a fine primo giro, il giocatore di North Carolina è finito invece in piena zona lottery grazie alla pick dei Suns. Un 3-4 con un tiro sopraffino. E poi? Beh, il ragazzo ha già 23 anni compiuti e la cosa fa storcere nasi facilmente quando si parla di “upside”. Phoenix ha messo le mani su un role player affidabile in uscita dalla panchina ma in quelle zone del Draft si poteva osare di più.

#26 Dylan Windler – L’altra scelta dei Cavs al primo giro è ricaduta su “l’altra stella” della Ohio Valley e uno dei maggiori eroi nel mondo delle mid-major durante l’ultima stagione. Quello con la Belmont di Rick Byrd è stato un matrimonio fortunatissimo nel quale Windler ha brillato per la capacità di mettere a frutto un tiro mortifero. Il salto di livello, rispetto a quello cui era abituato al college, sarà però di quelli grossi. Per questo e per altri motivi, non aspettatevi un giocatore che possa essere di primo piano anche fra i pro: piuttosto, un role player utile per mano educata e fiuto per il canestro.

Windler insieme a coach Rick Byrd

#44 Bol Bol – Da prospetto d’élite a una chiamata metà secondo giro. Le quotazioni del figlio d’arte sono precipitate nell’arco di un anno (anche più di quanto immaginassimo) fra una red flag e l’altra: un infortunio grave, una difesa di gran lunga inferiore rispetto al potenziale, un’identità tecnica ancora indefinita. Bol Bol è unico ma non ha ancora un gioco che sia suo. Vale la scommessa? Certo che sì, con una pick così bassa.

#53 Justin Wright-Foreman – Una scelta che ci piace perché JWF è per alcuni versi uno di quei giocatori che fa impazzire noi malati di college basket ma che rischia poi di essere dimenticato al Draft. La stella di Hofstra è uno di quei giocatori che, partiti da zero, riescono a costruire una carriera di alto profilo progredendo anno dopo anno. Realizzatore eccezionale (27.1 di media), la sua alta varietà di soluzioni fa presagire la possibilità concreta di ritagliarsi uno spazio vero fra i pro. Fra lui e Miye Oni (scelto alla #58), i Jazz hanno dimostrato di non snobbare affatto le mid-major.

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