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Lsu e Will Wade sono tornati alla normalità

LSU Will Wade Javonte Smart Darius Days
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 12 Dic, 2019

Will Wade e Lsu sono tornati alla normalità. Dopo le Sweet Sixteen conquistate senza il coach sulla panchina, sospeso per un mese per lo scandalo reclutamenti, e il coinvolgimento nelle indagini Fbi, i Tigers sono tornati in campo con un roster stravolto rispetto alla scorsa stagione. Si è passati da un frontcourt gigantesco (Naz Reid, Kavell Bigby-Williams, Emmitt Williams) a una squadra senza lunghi, che soffre tanto in area, ma che ha un attacco potenzialmente devastante.

Rassicurazioni e chiarimenti

Durante lo spring break (periodo di festa a ridosso di pasqua), Will Wade è tornato dalla sospensione e la prima cosa che ha voluto fare è stata quella di organizzare meeting individuali con i propri giocatori e le loro famiglie. Era vitale, per il futuro del programma, rassicurare tutti della sua estraneità ai fatti delle indagini Fbi. Wade riesce addirittura a strappare Trendon Watford, recluta 5-star, a Memphis, nonostante l’assistant coach Mike Miller fosse stato suo allenatore in AAU.

Trendon Watford

Da qui sono ripartiti. Una squadra giovane, solo due senior a roster, molto piccola ma con giocatori molto fisici e grossi. Wade decide di cambiare approccio e passare a quintetti piccoli, veloci, versatili e di cambiare su tutti i blocchi in difesa.

Lsu ora ha record 6-2 e le due sconfitte (Vcu in trasferta e Utah State su neutro) sono entrambe arrivate con due punti di scarto. L’attacco è fuoco puro: nono nella nazione per ORtg (112.4) e secondo per percentuali da due punti (62%), i Tgiers vanno al ferro come dei treni (il 38% delle conclusioni arriva da lì). Tutti i giocatori sono abili palla in mano, dai playmaker Skylar Mays e Javonte Smart al finto centro Emmitt Williams. Il trio d’ali formato da Williams, Watford e Darius Days ha una dimensione interna che gli permette di punire l’avversario più piccolo mandato in marcatura. 

I protagonisti 

La squadra è passata dalle mani di Tremont Waters a quelle di Javonte Smart, coadiuvato dall’esperienza di Mays, uno dei due senior a roster. Il sophomore nativo di Baton Rouge è il creatore di gioco della squadra: fra i suoi, ha il secondo Usg% e il primo Ast%. Le gambe forti lo renderebbero un grande penetratore, ma spesso si accontenta di jumper da fuori: il 77% delle sue conclusioni sono triple o tiri dalla media.

Wade spera di trovare in lui il playmaker che tanto è mancato nelle due sconfitte contro Vcu e Utah State, dove Lsu non è riuscita ad eseguire sotto pressione. Mays, invece, è lo scorer designato. Ha tiro da tre (40%) e sa crearsi conclusioni dal palleggio, oltre ad essere super efficiente (67% di TS% e 63 di eFG%).

 

Ma è la frontline dove Wade ripone più speranze. Days e Williams superano a malapena i due metri ma la loro combinazione fisica-atletica li rende dei giocatori interni efficientissimi: sfiorano entrambi il 70% in eFG% e TS%. In più, hanno anche una dimensione esterna che li rende difficili da marcare per i lunghi avversari.

Proprio questa componente dentro-fuori è il marchio di fabbrica di Lsu, che si schiera con quattro giocatori fuori e manda il mismatch più favorevole sotto canestro, che sia Smart o Williams. Il prospetto Nba di questa squadra è Trendon Watford, il più alto e grosso della squadra (206 cm per 107 kg), un all-around in costruzione e potenziale scelta al primo giro del Draft. Sa fare di tutto: dalla protezione del canestro al tiro da tre (39%), dal penetrare al prendere rimbalzi. Un difetto? Quando chiude il palleggio tende ancora ad imbottigliarsi nel traffico senza creare per i compagni.

 

La rotazione dei Tigers è sostanzialmente questa, con Manning (transfer da junior college) e Bishop (freshman) in uscita dalla panchina. Per questo, Wade sta aspettando con ansia il ritorno di Marlon Taylor, secondo senior della squadra, infortunato al piede. Con lui in quintetto, lo scorso anno, i Tigers erano 21-3 e, secondo Wade, darebbe maggiore versatilità e solidità alla squadra.

Insomma, molto è cambiato a Baton Rouge, ma gli ingredienti base sono rimasti gli stessi: ritmo alto e presenza fisica a rimbalzo. Sperano, a Lsu, che la normalità stavolta porti qualcosa di buono. 

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