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La rinascita di Ucla, attenzione ad Arizona

Autore: Stefano Russillo
Data: 12 Gen, 2019

Dopo un dicembre da dimenticare per tutta la Pac12 con un record complessivo di vittorie del 51.4%, il peggior dato degli ultimi 20 anni per una Major Conference, è iniziata finalmente la stagione regolare con poche certezze e tante sorprese.

Coach che vince non si cambia

Andatelo a dire a Murry Bartow, coach ad interim dei Bruins (10-6, 3-0), che da quando ha sostituito Steve Alford non conosce sconfitta: 3-0 e primato della Pac12. Il segreto? Nuove metodologie di allenamento, nuova chimica di squadra e un emozionante e stimolante discorso sul prestigio di vestire i colori di UCLA tenuto dall’assistant coach Tyus Edney prima dell’inizio di conference. “It all starts in practice. We’re like brothers”, come ha sintetizzato Moses Brown che viaggia a 14.3pts+10rebs nelle 3W. Bastava solo un cambio di mentalità? Non c’è solo quello: i Bruins ora corrono di più, giocano con più energia, cercano di far valere la propria fisicità e di andare subito a canestro come dimostrano i 92.3 punti di media.

 

Se la coppia Hands-Wilkes continua a essere il duo trascinatore e il rendimento della coppia di freshmen Bernard-Singleton, in uscita dalla panca, è per certi versi sorprendente, è stato l’inserimento in quintetto del sophomore tutto fare Chris Smith e l’upgrade in termini di gioco e intensità di Prince Ali a fare la differenza. Entrambi sono stati i protagonisti della rocambolesca vittoria contro Oregon: -16 a 7 minuti e -8 a 44 secondi dalla sirena finale, 23 palle perse e 17/30 ai liberi, sconfitta giusto? Ebbene no: i canestri di Hands negli ultimi secondi dei regolamentari, il rimbalzo offensivo trasformato in 2 punti da Smith a fil di sirena e le giocate di Ali all’overtime hanno dato la vittoria ai Bruins. “It’s one of the more crazy ones”, la chiosa di coach Bartow sulla partita.

 

Arizona: l’underdog?

Doveva essere un anno di transizione (e forse lo sarà) per Arizona (12-4, 3-0), ma per ora i Wildcats condividono il primato della Pac12 con i Bruins e sono stati i primi ad aver raggiunto quota 10W stagionali. Gran parte del merito va al solito Brandon Randolph: sempre in doppia cifra in stagione e protagonista nella vittoria all’OT contro Utah con 21 punti, 6 dei quali nel supplementare decisivo, compreso il rimbalzo e i tiri liberi della vittoria.

 

Le altre 2W vs Colorado e Stanford hanno messo in mostra l’equilibrio presente nel roster di ‘Zona con tanti giocatori fondamentali per il sistema di coach Sean Miller: dal sempre costante e perno dell’area Chase Jeter al freshman Brandon Williams che, partita dopo partita, si sta rivelando non solo una SG esplosiva ma anche un’affidabile PG (complice anche i problemi fisici di Justin Coleman) senza dimenticare l’apporto fondamentale della panchina: con il duo Smith-Luther letale da oltre il perimetro e il gioco interno di Ira Lee (12 punti, 4 negli ultimi 25 secondi, nella W vs Stanford).

L’Oregon State che non ti aspetti

Dovevano essere i cugini di Oregon quelli favoriti per la vittoria della Pac12 come indicato dai preseason poll e invece? I Beavers (10-4, 2-0) si ritrovano con un record di 2-0 frutto di 2W di peso: la prima proprio in casa dei Ducks grazie al 28+8+4 del solito immenso e sottovalutato Tres Tinkle. La seconda arrivata al termine di una partita bella e intensa che ha visto prevalere OSU solo al supplementare contro USC tra le mura amiche di un Gill Coliseum in versione bolgia dantesca.

Stephen Thompson Jr (Oregon State)

Con Tinkle out per infortunio, è stato Stephen Thompson Jr a vestire i panni del leader: career high da 34 punti (10rebs+5ast) per la sorpresa di Wayne Tinkle? Certo che no: “He just stepping up as a senior and willing our team to victory”, il commento del suo coach. Senza dimenticare i 13 punti (tutti clutch) del fratellino Ethan, l’altro eroe di serata è stato Kylor Kelley: il grad transfer è primo in Ncaa per stoppate (4.1 di media) e contro i Trojans ne ha piazzate ben 7, due delle quali fondamentali alla fine dei regolamentari e dell’OT, limitando Nick Rakocevic, l’attuale Pac12 Player of the Week a soli 6 punti e 2/11 dal campo.

Remy on Fire

Arizona State (11-4, 2-1), dopo l’esordio in conference con una sconfitta casalinga contro Utah (sprecato un +17 complice anche i 45 punti della premiata ditta degli Utes Barefield-Tillman, una difesa che ha concesso 16/30 e un imbarazzante 12/25 ai liberi) ha ripreso a macinare gioco e risultati con 2W contro Colorado e California. Il protagonista? Remy Martin. Dopo le giocate clutch nell’upset ai danni di Kansas, il sophomore è stato il leader dei Sun Devils con 15.3pts+7.3ast di media nelle prime tre partite di Pac12. Coach Bobby Hurley ha definito il suo gioco “outstanding” e, se contro i Buffaloes ha deciso di vestire i panni del play old-style (8 assist e 0 punti), nella W in rimonta contro i Bears è stato semplicemente inarrestabile: career-high da 24 punti + 8 assist.

 

Fondamentale ancor di più se si considerano gli ultimi alti e bassi di Luguentz Dort: sceso da 18 punti di media della non-conference schedule ai 13.6 di questo inizio di Pac12 con un preoccupante 2/15 da tre e 9 assist a fronte di 9 palle perse. Per fortuna di ASU Romello White sta tornando a dominare sotto i tabelloni e Zylan Cheatam è il solito coltellino svizzero tuttofare (15.3pts, 6rebs, 3.3ast).

Washington non è solo i Big Three

Nowell-Dickerson-Tybulle è stato ed è il trio dal quale dipenderanno le sorti stagionali degli Huskies (11-4, 2-0), ma senza un supporting cast all’altezza le speranze di dominare la Pac12 e di prenotare un posto per il gran ballo di Marzo sono vane. Ecco perche coach Mike Hopkins può dirsi soddisfatto dell’inizio di conference della PG titolare David Crisp e del sesto uomo Nazieh Carter che son valsi il record di 2-0.

 

Se nel derby statale contro Washington State è arrivato il season-high di 23 punti di Crisp (senza dimenticare l’11/20 da 3 di squadra) nella partita successiva vs Utah Carter ha messo a segno il career-high da 18 punti e ha combinato insieme allo stesso Crisp (autore di 17 punti) per 8/11 da oltre il perimetro. Ah la zona 2-3 di WU rimane un incubo per chiunque, per informazioni chiedete agli Utes: 16 palle perse, 6/30 da 3 e il loro top player Sedrick Barefield limitato a 2/10 dal campo.

Oregon: una montagna di problemi

Partire con i favori del pronostico e ritrovarsi con un record di 0-2, perdere Bol Bol per tutta la stagione, Kenny Wooten fuori un mese per infortunio, Abu Kigab che decide di chiedere il transfer e un Payton Pritchard (in teoria il leader del roster) irriconoscibile (mai così male dalla lunga distanza in carriera e 0/6 dal campo nella sconfitta vs UCLA). Qualche altra calamità in arrivo? Per ora coach Dana Altman può consolarsi con la versione di Louis King degna del suo talento da 5-star recruit (19.5pts+10reb in Pac12) e un Victor Bailey Jr che fa le veci di Pritchard.

USC: AAA cercasi costanza

Partenza di 2-0 (non succedeva dal 2010) con un Bennie Boatwright in versione POY della Pac12 che sta viaggiando a 26 punti di media in conference, un Derryck Thornton finalmente comodo nei panni del floor general (22 assist totali e soli 5TO finora) e un Nick Rakocevic “unstoppable” da 25+9 di media prima della disfatta contro OSU.

 

La sconfitta contro i Beavers, nonostante il career-high da 37 punti di Boatwright, ha reso evidenti i problemi di una squadra che non riesce ad essere clutch, fa fatica a rimanere sana (torna Kevin Porter Jr ma si infortuna Elijah Weaver) e che ha appena perso Jordan Usher, dopo che il sophomore ha deciso di trasferirsi a Georgia Tech. In bocca al lupo coach Andy Enfield!

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