Dopo un dicembre da dimenticare per tutta la Pac12 con un record complessivo di vittorie del 51.4%, il peggior dato degli ultimi 20 anni per una Major Conference, è iniziata finalmente la stagione regolare con poche certezze e tante sorprese.
Coach che vince non si cambia
Andatelo a dire a Murry Bartow, coach ad interim dei Bruins (10-6, 3-0), che da quando ha sostituito Steve Alford non conosce sconfitta: 3-0 e primato della Pac12. Il segreto? Nuove metodologie di allenamento, nuova chimica di squadra e un emozionante e stimolante discorso sul prestigio di vestire i colori di UCLA tenuto dall’assistant coach Tyus Edney prima dell’inizio di conference. “It all starts in practice. We’re like brothers”, come ha sintetizzato Moses Brown che viaggia a 14.3pts+10rebs nelle 3W. Bastava solo un cambio di mentalità? Non c’è solo quello: i Bruins ora corrono di più, giocano con più energia, cercano di far valere la propria fisicità e di andare subito a canestro come dimostrano i 92.3 punti di media.
Se la coppia Hands-Wilkes continua a essere il duo trascinatore e il rendimento della coppia di freshmen Bernard-Singleton, in uscita dalla panca, è per certi versi sorprendente, è stato l’inserimento in quintetto del sophomore tutto fare Chris Smith e l’upgrade in termini di gioco e intensità di Prince Ali a fare la differenza. Entrambi sono stati i protagonisti della rocambolesca vittoria contro Oregon: -16 a 7 minuti e -8 a 44 secondi dalla sirena finale, 23 palle perse e 17/30 ai liberi, sconfitta giusto? Ebbene no: i canestri di Hands negli ultimi secondi dei regolamentari, il rimbalzo offensivo trasformato in 2 punti da Smith a fil di sirena e le giocate di Ali all’overtime hanno dato la vittoria ai Bruins. “It’s one of the more crazy ones”, la chiosa di coach Bartow sulla partita.
Arizona: l’underdog?
Doveva essere un anno di transizione (e forse lo sarà) per Arizona (12-4, 3-0), ma per ora i Wildcats condividono il primato della Pac12 con i Bruins e sono stati i primi ad aver raggiunto quota 10W stagionali. Gran parte del merito va al solito Brandon Randolph: sempre in doppia cifra in stagione e protagonista nella vittoria all’OT contro Utah con 21 punti, 6 dei quali nel supplementare decisivo, compreso il rimbalzo e i tiri liberi della vittoria.
Le altre 2W vs Colorado e Stanford hanno messo in mostra l’equilibrio presente nel roster di ‘Zona con tanti giocatori fondamentali per il sistema di coach Sean Miller: dal sempre costante e perno dell’area Chase Jeter al freshman Brandon Williams che, partita dopo partita, si sta rivelando non solo una SG esplosiva ma anche un’affidabile PG (complice anche i problemi fisici di Justin Coleman) senza dimenticare l’apporto fondamentale della panchina: con il duo Smith-Luther letale da oltre il perimetro e il gioco interno di Ira Lee (12 punti, 4 negli ultimi 25 secondi, nella W vs Stanford).
L’Oregon State che non ti aspetti
Dovevano essere i cugini di Oregon quelli favoriti per la vittoria della Pac12 come indicato dai preseason poll e invece? I Beavers (10-4, 2-0) si ritrovano con un record di 2-0 frutto di 2W di peso: la prima proprio in casa dei Ducks grazie al 28+8+4 del solito immenso e sottovalutato Tres Tinkle. La seconda arrivata al termine di una partita bella e intensa che ha visto prevalere OSU solo al supplementare contro USC tra le mura amiche di un Gill Coliseum in versione bolgia dantesca.
Con Tinkle out per infortunio, è stato Stephen Thompson Jr a vestire i panni del leader: career high da 34 punti (10rebs+5ast) per la sorpresa di Wayne Tinkle? Certo che no: “He just stepping up as a senior and willing our team to victory”, il commento del suo coach. Senza dimenticare i 13 punti (tutti clutch) del fratellino Ethan, l’altro eroe di serata è stato Kylor Kelley: il grad transfer è primo in Ncaa per stoppate (4.1 di media) e contro i Trojans ne ha piazzate ben 7, due delle quali fondamentali alla fine dei regolamentari e dell’OT, limitando Nick Rakocevic, l’attuale Pac12 Player of the Week a soli 6 punti e 2/11 dal campo.
Remy on Fire
Arizona State (11-4, 2-1), dopo l’esordio in conference con una sconfitta casalinga contro Utah (sprecato un +17 complice anche i 45 punti della premiata ditta degli Utes Barefield-Tillman, una difesa che ha concesso 16/30 e un imbarazzante 12/25 ai liberi) ha ripreso a macinare gioco e risultati con 2W contro Colorado e California. Il protagonista? Remy Martin. Dopo le giocate clutch nell’upset ai danni di Kansas, il sophomore è stato il leader dei Sun Devils con 15.3pts+7.3ast di media nelle prime tre partite di Pac12. Coach Bobby Hurley ha definito il suo gioco “outstanding” e, se contro i Buffaloes ha deciso di vestire i panni del play old-style (8 assist e 0 punti), nella W in rimonta contro i Bears è stato semplicemente inarrestabile: career-high da 24 punti + 8 assist.
Fondamentale ancor di più se si considerano gli ultimi alti e bassi di Luguentz Dort: sceso da 18 punti di media della non-conference schedule ai 13.6 di questo inizio di Pac12 con un preoccupante 2/15 da tre e 9 assist a fronte di 9 palle perse. Per fortuna di ASU Romello White sta tornando a dominare sotto i tabelloni e Zylan Cheatam è il solito coltellino svizzero tuttofare (15.3pts, 6rebs, 3.3ast).
Washington non è solo i Big Three
Nowell-Dickerson-Tybulle è stato ed è il trio dal quale dipenderanno le sorti stagionali degli Huskies (11-4, 2-0), ma senza un supporting cast all’altezza le speranze di dominare la Pac12 e di prenotare un posto per il gran ballo di Marzo sono vane. Ecco perche coach Mike Hopkins può dirsi soddisfatto dell’inizio di conference della PG titolare David Crisp e del sesto uomo Nazieh Carter che son valsi il record di 2-0.
Se nel derby statale contro Washington State è arrivato il season-high di 23 punti di Crisp (senza dimenticare l’11/20 da 3 di squadra) nella partita successiva vs Utah Carter ha messo a segno il career-high da 18 punti e ha combinato insieme allo stesso Crisp (autore di 17 punti) per 8/11 da oltre il perimetro. Ah la zona 2-3 di WU rimane un incubo per chiunque, per informazioni chiedete agli Utes: 16 palle perse, 6/30 da 3 e il loro top player Sedrick Barefield limitato a 2/10 dal campo.
Oregon: una montagna di problemi
Partire con i favori del pronostico e ritrovarsi con un record di 0-2, perdere Bol Bol per tutta la stagione, Kenny Wooten fuori un mese per infortunio, Abu Kigab che decide di chiedere il transfer e un Payton Pritchard (in teoria il leader del roster) irriconoscibile (mai così male dalla lunga distanza in carriera e 0/6 dal campo nella sconfitta vs UCLA). Qualche altra calamità in arrivo? Per ora coach Dana Altman può consolarsi con la versione di Louis King degna del suo talento da 5-star recruit (19.5pts+10reb in Pac12) e un Victor Bailey Jr che fa le veci di Pritchard.
USC: AAA cercasi costanza
Partenza di 2-0 (non succedeva dal 2010) con un Bennie Boatwright in versione POY della Pac12 che sta viaggiando a 26 punti di media in conference, un Derryck Thornton finalmente comodo nei panni del floor general (22 assist totali e soli 5TO finora) e un Nick Rakocevic “unstoppable” da 25+9 di media prima della disfatta contro OSU.
La sconfitta contro i Beavers, nonostante il career-high da 37 punti di Boatwright, ha reso evidenti i problemi di una squadra che non riesce ad essere clutch, fa fatica a rimanere sana (torna Kevin Porter Jr ma si infortuna Elijah Weaver) e che ha appena perso Jordan Usher, dopo che il sophomore ha deciso di trasferirsi a Georgia Tech. In bocca al lupo coach Andy Enfield!