Quando c’è un cambio di guida in panchina, non si sa mai come va a finire, fra giocatori che vogliono andarsene e altri gentilmente invitati a farlo. Ad Alabama, l’esonero di Avery Johnson avrebbe anche potuto determinare l’addio dei due migliori elementi del roster, John Petty e Kira Lewis. Ma poi è arrivato Nate Oats, ex coach di Buffalo. Per lui Alabama era il lavoro dei sogni e non poteva perdere due giocatori del genere. “È stato come all’high school. Soltanto che quando ho incontrato Oats, sapevo cosa aveva fatto a Buffalo, sapevo come allenava. Era affidabile”, così Kira Lewis si è convinto a rimanere. E ha fatto bene, dato che è il leader dei Crimson Tide che hanno smantellato l’imbattuta Auburn.
Velocità supersonica, mentalità operaia
Oltre agli schemi e alla mentalità, Oats ha portato da Buffalo il sistema dei blue collar points, ovvero due per un rimbalzo offensivo, tre per un recupero in tuffo, quattro per uno sfondamento subito. Il premio? Un casco da muratore, stavolta bianco. Kira Lewis l’ha conquistato dopo la prima vittoria in Sec, contro Mississippi State, commentando così: “significava molto perché il coach mi ha stimolato. Rimbalzi, rubate e il gioco duro aiuta a vincere”.
Lo scorso anno era il giocatore più giovane dell’intera Division I, un giocatore di puro istinto che basava tutto sulla sua velocità supersonica. Ora è inserito in un contesto di gioco. L’attacco di Alabama è moderno, ispirato all’estremismo degli Houston Rockets, come dimostra questa foto.
Ritmo altissimo (3° nella nazione per Adjusted Tempo), inesistenza del mid range e tanta aggressività verso il canestro. Oats schiera più tiratori contemporaneamente: John Petty è, numeri alla mano, il migliore in D-I (47,5% su sette tentativi a partita), Alex Reese, James Bolden e Jaden Shackelford sono tiratori d’élite. Tutto questo spazio è di beneficio per le capacità da slasher di Kira Lewis. Una velocità pressoché impareggiabile, a cui ha imparato ad aggiungere esitazioni, variazioni di ritmo e una capacità nel contorcersi al ferro per evitare contatti.
“Se decidi di marcarci sul perimetro, abbiamo Lewis che va a canestro. Pick your poison”, ha detto Oats dopo l’Iron Bowl vinto grazie ai 25 punti di Lewis. Le conclusioni al ferro del sophomore di Alabama sono aumentate esponenzialmente, dal 35% della sua produzione al 50%, e non è un così pessimo tiratore da tre. Tira con il 31%, ha una meccanica compatta, sfruttando anche le capacità atletiche che lo fanno saltare parecchio. Deve ancora capire come integrare con costanza la tripla dal palleggio nel suo gioco. Quando la usa, funziona, ma sta cercando di limitare queste giocate qui.
La grande svolta, arrivata a inizio gennaio, consiste nella pressione che i Crimson Tide riescono a portare in difesa. Nonostante il tracollo finale contro Florida (partita dominata e persa dopo due overtime), è la terza difesa della Sec ed è prima per percentuale concessa da due, grazie ad un sistema aggressivo che cerca di portare tanti uomini sul lato forte e mantenere l’equilibrio della difesa, in caso di ribaltamenti, grazie all’atletismo dei vari Petty e Jones. Decisiva, la velocità di piedi di Lewis, quando sta sul portatore, e l’intelligenza nelle sue rotazioni.
Limiti o margini di miglioramento
Quando si valuta un prospetto del 2001 (4 mesi più piccolo di Mannion, 11 meno di Cole Anthony), è complicato capire quali siano i limiti e quali siano i margini di miglioramento. Nel nostro Super Mock Draft, Lewis è al 25° posto, dietro a Anthony, Mannion, Haliburton, Killian Hayes e Tre Jones (!). I limiti di natura fisica sono piuttosto evidenti già da adesso, soprattutto quando non riesce a creare vantaggio con la velocità. A difesa schierata spesso non sa cosa fare o si limita a stare lontano dal pallone e a delegare. A volte, gli manca l’esplosività nella parte superiore del petto per concludere (tira con il 55.6% al ferro). Insomma, per questo e altri motivi, potrebbe essere un late bloomer.
Proprio il tiro da tre e il fisico è ciò che lo distanzia da Cole Anthony, che sa come costruire un tiro dal nulla e sa usare il suo fisico da torello per sfondare le difese. Mentre nei confronti di Nico Mannion, le differenze sono soprattutto sul lato di creazione. Per quanto il prospetto italiano non abbia la sua velocità, la naturalezza e la calma con cui gestisce il pick and roll e trova i compagni sono di assoluto livello e Lewis spesso sembra attaccare senza avere un piano in mente.
È migliorato notevolmente negli scarichi, sia da distanza ravvicinata che nei ribaltamenti. Se dovesse entrare al Draft adesso, non aspettatevi grandi minutaggi: passerebbe molti mesi in G-League a svilupparsi e capire come si gioca in Nba. Ma potrebbe essere uno dei giocatori con più upside della prossima classe, che non è proprio così talentuosa: per questo, si può pescare bene nelle posizioni meno nobili.