Se Kansas può sperare concretamente di vincere due titoli consecutivi, il merito è innanzitutto di Jalen Wilson. Definirlo go-to guy è persino riduttivo: per la maggior parte della stagione è stato il fulcro di tutto in attacco.
Ultimo dominatore di Kansas
Se non ci fosse quel marziano di Zach Edey di mezzo a sbaragliare la concorrenza, Jalen Wilson sarebbe un chiaro contender per il NPOY. “Si è messo l’intera squadra sulle spalle” ha detto Bill Self dopo i 38 punti piazzati da Wilson nella sconfitta contro Kansas State, dove ha mostrato un vero e proprio saggio del suo impatto sulle partite. Fisico prima di tutto: un’ala che in transizione sembra una palla di cannone sparata e a difesa schierata carica a testa bassa alla ricerca del fallo (5.6 viaggi in lunetta a partita) o del canestro. Nei migliori di casi, specialmente ad inizio stagione, l’abbiamo visto attaccare con furia i giocatori più piccoli e battere in velocità quelli più grandi. Poi le difese hanno iniziato ad adeguarsi.
Difendere su Kansas è relativamente semplice: un uomo segue tutti i movimenti senza palla di Gradey Dick, si intasa l’area per non permettere a Jalen Wilson di dominare o a KJ Adams di rollare e si scommette sulla scarsa aggressività offensiva di Dajuan Harris e del resto della truppa. Il risultato è che spesso Wilson si è sentito disperatamente solo. Un po’ come in Cast Away, ma come Tom Hanks e non come il fido omonimo Wilson, visto che spesso il suo unico compagno in attacco è il pallone. Il dominio fisico di Wilson spesso lo porta oltre, ma non basta per vincere le partite. Ciò l’ha indotto ad ampliare il suo range.
Jalen Wilson ha avuto un rapporto complicato con il jumper: arrivato a Lawrence con le fanfare da tiratore, dopo una prima discreta annata da 33% da tre, lo scorso anno ha vissuto uno slump piuttosto netto (26.3%). Questa estate ha lavorato molto sul suo tiro e i risultati si vedono: da tiratore catch&shoot è diventato un tiratore dal palleggio, aggiungendo una dimensione nel mid-range sconosciuta fino a pochi mesi fa. Non a caso la soluzione al ferro sta diventando sempre di più la meno usata. La foresta di braccia che trova in area lo porta a prendersi conclusioni sempre più complesse, spesso in fadeaway o in precario equilibrio. Il risultato è un ottimo 42% dal mid-range ma con pessima efficienza complessiva (49.0% di eFG%).
Infatti secondo ShotQuality Jalen Wilson è il 3° giocatore per numero di possessi giocati quest’anno e la qualità dei suoi tiri è nettamente peggiore rispetto ai sparatutto inefficienti della Division I come Terquavion Smith, Caleb Love ed Emoni Bates. Wilson è ancora al lavoro sul suo repertorio offensivo, non è ancora un tiratore devastante né tantomeno ha la sensibilità per essere una sentenza dal mid-range. É stato costretto a diventare un dominatore dispotico per mancanza di alternative, ma coach Bill Self sta lavorando per limitare l’incredibile mole di responsabilità che Wilson ha sulle spalle: le vittorie più convincenti di Kansas sono arrivate con minimo quattro giocatori in doppia cifra.
In cerca della storia
Da quando è arrivato a Kansas, Wilson è abituato a sorprendere e la sua stagione sta assumendo contorni sempre più storici: i 159 punti messi a segno nel giro di sei partite sono il massimo mai fatto da un Jayhawk e se dovesse mantenere la media attuale (20.6 punti) finirebbe nella Top 10 realizzativa di Kansas. Tutto molto bello, visto che l’ala di Kansas non nasce come scorer. Anzi Bill Self l’ha usato al suo primo anno come centro da small ball e lo scorso come glue guy di lusso assegnandogli anche la marcatura degli attaccanti più forti.
A Lawrence ha trovato la sua versatilità portandola ad un nuovo livello quest’anno, dove il suo impatto non si ferma ai punti segnati. Anzi Wilson rimane uno dei punti fermi della difesa molto alterna di Kansas (#7 nella Big 12), colmando la lacuna strutturale a rimbalzo vista l’assenza di un centro classico, oltre a non patire i frequenti switch su cui la difesa dei Jayhawks si basa. Difficile definirlo un assistman, ma anche sul lato della creazione per compagni Wilson ci sa fare: specialmente in questa stagione, dove calamita attenzioni su scala più grande, l’ottimo tempismo con cui dà via la palla spesso innesca la circolazione e mette in ritmo i compagni.
Kansas dà il suo meglio quando riesce a scatenare la sua forza in transizione recuperando palloni, ma la gara peggiore della stagione di Wilson potrebbe aver indicato la svolta in un altro senso. I Jayhawks hanno dominato la #5 Texas nonostante i suoi due miseri punti trovando un attacco finalmente equilibrato e a pieno regime, anche dalla panchina. I freshmen Ernest Udeh e MJ Rice stanno crescendo mentre Dajuan Harris e Kevin McCullar dovranno provare a mantenere quel livello di aggressività. Per pensare ad un clamoroso repeat non si può prescindere dal talento di Jalen Wilson, ma attorno a lui non può esserci il deserto. Coach Self lo sa e forse i suoi l’hanno anche capito.