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Il generoso Alize Johnson, stella di Missouri State

BasketballNcaa - Missouri State - Alize Johnson
Autore: Giovanni Bocciero
Data: 8 Gen, 2018

Lo stato del Missouri ha un altro prospetto pronto per essere scelto al draft oltre a Michael Porter Jr. E’ Alize Johnson, ala senior di Missouri State che sta confermando quanto di buono si diceva sul suo conto. Siamo circa a metà stagione e Johnson ha già lasciato un segno indelebile: insieme a Marvin Bagley, Noah Dickerson e Jo Lual-Acuil, fa parte del ristretto club di giocatori capaci di realizzare una gara da 20+ punti e 20+ rimbalzi. In realtà, si è addirittura superato collezionandone due. La prima nella sconfitta con North Dakota State (23 punti e 20 rimbalzi), la seconda la settimana scorsa nella vittoria su Northern Iowa (24 punti e 20 rimbalzi).

Può sembrare strano, eppure coach Paul Lusk non è affatto meravigliato di come sta giocando la sua stella. Anzi secondo lui, per le capacità che possiede, potrebbe farne 20+20 in ogni singola partita. Guardando i numeri della sua carriera, in effetti non ci è mai andato lontano: alla St. John Neumann High School ha chiuso con 24.1 punti, 15 rimbalzi e 6.3 assist; al Frank Phillips Junior College, 16.7 punti e 12 rimbalzi; l’anno scorso con Missouri State ha concluso con 14.8 punti e 10.6 rimbalzi, mentre quest’anno viaggia a 15.1 punti, 11.2 rimbalzi e 2.4 assist.

Il suo gioco è stato molto influenzato dalla vita personale. La madre Chanelle lo ha avuto che era ancora adolescente. Primo di ben otto figli, senza una figura paterna, è stato costretto a maturare velocemente. Non a caso per la madre è il miglior amico, mentre per i fratelli il padre che non hanno avuto. Tutto ciò lo ha temprato a tal punto che, come ha detto coach Chris Hackett ai tempi della Frank Phillips, “supera ogni sfida che gli viene presentata”. Molto maturo sin da bambino, ma non molto alto: 176 cm quando si presenta alla palestra del liceo. Di conseguenza l’allenatore lo fa giocare da playmaker, lavorando sul palleggio e la visione di gioco. Ecco perché oggi è normale vederlo guidare una transizione così

 

Le statistiche dicono che il 43% dei suoi assist nascono proprio da azioni in transizione, dove è bravo sia a concludere che a servire i compagni. Nei quattro anni alla St. John Neumann cresce in altezza sino ad arrivare a 195 cm. Ciò costringe coach Paul Petcavage a spostarlo man mano nel ruolo di ala, senza perdere le skills che ormai ha fatto sue. Al termine degli studi liceali, deve affrontare la dura realtà: il suo gioco non colpisce le università tanto da non ricevere neanche una offerta di borsa di studio. Non si fa abbattere e trova sistemazione al junior college texano della Frank Phillips. Agli ordini di coach Hackett si allena duramente e mette in evidenza le sue caratteristiche da fighter. Per questo non c’è da stupirsi quando esce vincitore a rimbalzo offensivo in mezzo a quattro giocatori avversari.

 

Non si dà mai per vinto e ha una grande etica del lavoro, oltre ad arrivare ai 207 cm d’altezza. Per questo coach Hackett prepara un suo video e lo invia all’amico ed ex collega alla Missouri Southern (college di Division II), Paul Lusk. Il tecnico allena Missouri State e ha proprio una lacuna tattica nello spot di ala. Ci mette poco a capire che Johnson può essere il giocatore che fa al caso suo. Lo invita per un colloquio e mette subito le cose in chiaro, senza promettergli mari e monti. Il livello degli junior college è diverso da quelli della D-I e lo capisce immediatamente, perchè arriva stremato alla fine del primo allenamento a Springfield. Ci mette comunque poco ad ambientarsi e a migliorare alcuni aspetti del suo gioco, come il tiro da tre punti

 

Palleggio, visione, rimbalzi, tiro da tre punti: l’abito dello stretch four sembra cucito su misura per lui. Inoltre è anche un gran difensore, capace di marcare tre posizioni differenti grazie al dinamismo derivante dai piedi veloci e gli spostamenti laterali. In questo caso aiuta, recupera e prende anche il rimbalzo difensivo

 

Va però indirizzato, perché è ancora indisciplinato. Un aspetto che emerge anche nel decision-making. Infatti commette molti errori perché a testa bassa si intestardisce a voler penetrare (2.4 perse di media), oppure abusa troppo del tiro da fuori quando non è serata (in due occasioni 0/5 da tre). Fa molto affidamento sul suo istinto, cosa che di per sé non guasta se comunque controllato.

 

Abbiamo detto delle due gare da 20+20, ma al suo attivo ha anche un match da 0 punti con 0/7 al tiro in 24 minuti contro Colorado State. Ma coach Lusk non è mai preoccupato perchè sa che è in grado di capire quando non deve strafare, ma deve mettersi al servizio della squadra. In estate si è dichiarato per il draft semplicemente per testare le acque, e ha avuto modo di lavorare in work-out privati con i Boston Celtics. Poi ha preso parte all’Adidas Nation dove è stato nominato Mvp. Eppure quando è tornato a Springfield è rimasto lo stesso umile e generoso giocatore di sempre. Ancora oggi dice che è felice dell’attenzione degli scout Nba presenti sulle tribune della JQH Arena per vederlo perché può rappresentare una grande opportunità per i suoi compagni di squadra. Attualmente è proiettato tra la fine del primo giro e l’inizio del secondo, ma poco gli interessa come già dimostrato diversi mesi fa con questo tweet sarcastico

Il suo unico obiettivo è quello di riportare Missouri State al Torneo Ncaa, dove manca dal 1999.

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