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Joel Embiid l’MVP: i premi di metà stagione

Joel Embiid
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 3 Mar, 2021

Tra pochi giorni l’Nba si prenderà una pausa per andare a giocare l’All Star Game ad Atlanta e la nostra redazione ha colto la palla al balzo per decretare i premi di metà stagione. Da Joel Embiid a LeBron James, passando per Luka Doncic e Nikola Jokic abbiamo dato i nostri nomi dei grandi dominatori di questo inizio di stagione.

MVP

Andrea Fanicchi: sono convinto, convintissimo il most dei most è Joel, perché attacco, difesa, forza ed eleganza si sposano quest’anno in lui. Dominante. Poi c’è Nikola Jokic, divino.

Andrea Mauri: Joel Embiid

Stefano Fontana: È vero che Jokic sta incantando la lega, ma la crescita di Embiid va riconosciuta. Sta diventando un giocatore totale, assoluto rebus per le difese avversarie, e anche nelle giornate peggiori riesce comunque a fare da traino per i compagni. Philal’ha aspettato ed ora lo ringrazia: sulle sue spalle può davvero sognare

Paolo Mutarelli: Okay Embiid, okay Jokic, ma LeBron a 36 anni sta giocando addirittura più minuti dello scorso anno nella sua solita maniera da dominatore. In più difende anche. Riscuote il credito dello scorso anno.

Michele Damiani: Oggi dico Embiid, sia per record che per rendimento. Appena un gradino sotto Lebron, fantascientifico. Penso però che alla fine dell’anno possa spuntarla Durant, se la salute lo assisterà.

Rookie

AF: non lo credevo subito così impattante, ma LaMelo è speciale. Poi Tyrese Haliburton, pure lui very special.
PM: LaMelo Ball non solo ha messo sulla mappa Charlotte, ma ha anche contribuito a migliorare il rendimento di compagni come Miles Bridges e PJ Washington. Quindi lui, sicuramente. Honorable mention per Immanuel Quickley.
AM: LaMelo Ball
SF: Scelta difficile, Haliburton ha sorpreso sicuramente tutti, ma il mio voto va a LaMelo per un motivo semplice: ha dimostrato di non essere solo fumo. In crescita costante, ha già avuto due o tre serate da fissare negli annali, e la sensazione è che questo possa essere l’inizio di un percorso importante. Ottima la sua gestione da parte di Charlotte, e nessuno come lui in questa Draft Class sembra poter cambiare le regole del gioco in futuro.
MD: spiace ripetermi, ma anche per me il miglior rookie è Lamelo Ball. Anche se sono convinto che Wiseman possa diventare un dominatore di questa lega, soprattutto crescendo a Golden State.
BasketballNcaa - LaMelo Ball

LaMelo Ball è entrato già nella storia dei Charlotte Hornets: è solo l’inizio

Difensore di metà stagione

AF: sono di parte. Ben Simmons è il mio difensore, totale. Li bracca e li mette tutti in prigione, vero Luka (tra i tanti)? Poi c’è Rudy Gobert. Che però è un big, quindi, probabilmente, vincerà lui.
PM: Scelta mainstream, Rudy Gobert perchè si, è la versione difensiva di James Harden: ti crea da solo una difesa. Scelta hipster, se Phoenix è seconda molto del merito passa dall’impatto difensivo di Mikal Bridges.
AM: Rudy Gobert
SF: Rudy Gobert, è impossibile non premiare un volto degli Utah Jazz primi ad ovest, con buona pace delle due di L.A. e di chiunque ci sia dietro. Gobert non è solo un difensore da highlight, ma permette di costruire un intero sistema difensivo attorno alle sue doti di rim protector verticale, intelligente e sempre più esperto. In due parole: fondamentale, sottovalutato.
MD: Gobert deve essere nominato, anche perché è sempre troppo sottovalutato. Nota di colore: non ho condiviso la scelta di Giannis come Dpoy l’anno scorso, ma la stoppata rifilata a Zubac l’altra sera me lo alza nelle quotazioni.

Most Improved

AF: Jerami Grant è il mio uomo. Da comparsa, a caratterista, a protagonista. Una storia hollywoodiana, anche se attualmente ambientata a Detroit. Poi Julius Randle, che mi sta dando delle belle sensazioni.
PM: Più che MIP è un comeback year, ma Dejounte Murray, oltre ad essere tornato un mostro in difesa, ha aggiunto anche diverse soluzioni in attacco. Potrebbe essere lui la stella che cerca San Antonio.
AM: Jaylen Brown
SF: Christian Wood, prima dell’infortunio alla caviglia, aveva trasformato la semi-scommessa dei Rockets su di lui in una certezza: punti, rimbalzi ed una personalità di spessore. Nell’incertezza del quadro delle cose a Houston, con la franchigia appesa tra grandi nomi a libro paga e un rebuilding oramai inevitabile, ha preso in mano la squadra ed è salito di livello in maniera non banale. Attorno a lui si può costruire qualcosa di importante.
MD: forse un pò scontato, ma almeno non ripeto i nomi dei miei compari dicendo Julius Randle come primo nome. Non credo servano motivazioni, basta dire che lo vedremo all’All star game.

Coach

AF: la squadra più in forma, Utah. Onore a tanti, anche al suo manico. Un gran lavoratore. Quin Snyder. Poi James Borrego, ha rimesso Charlotte sulla carta. The future is now.
PM: Popovich è fuori dal discorso ogni anno, Synder alla fine lo vincerà, ma al momento Steve Kerr è il mio coach di questa metà stagione. Ha insegnato con estrema pazienza il complicato sistema Warriors a giocatori che non hanno il pedigree né le letture per farne parte. Green e Curry sono stellari, ma c’è tanto vicino a loro e il merito è di Kerr. Honorable mention per Thibodeau
AM: Quin Snyder
SF: Nessuno spazio per scelte hipster qui: Snyder ha fatto saltare il banco ad ovest con i suoi Jazz, sui quali ha messo il suo marchio di fabbrica. Tanta esperienza, controllo freddo dei momenti delicati delle partite, ma soprattutto la capacità di creare un gruppo affiatato e unito. Lui stesso ha sempre sostenuto un modo di confrontarsi molto aperto e diretto con i suoi giocatori, che per questo hanno dimostrato di fidarsi completamente. Per tutti questi motivi un premio sarebbe meritato, se non doveroso.
MD: Impossibile non dire Snyder, anche se Monty Williams merita una menzione. Inoltre, da non sottovalutare l’impatto di Doc Rivers: Philadelphia non è mai sembrata una contender come quest’anno.

Snyder ha anche allenato in Ncaa ad inizio millennio: dal 1999 al 2006 i Missouri Tigers

Squadra migliore:

AF: i Nets, non per quello che sono, anche se sono tanto, ma per quello che potranno essere. Nel bene, credo. Nel male, probabilmente no.
PM: Dura lotta tra Utah Jazz e Brooklyn Nets. I primi ricordano gli Atlanta Hawks, il cui quintetto vinse il premio di giocatore dell’anno. Un gran collettivo che potrebbe arrivare alle Finali di conference (se finiscono primi, evitano le due di Los Angeles), ma non oltre. Brooklyn è l’opposto. Non li abbiamo ancora visti nella versione Bacio-Del-Dissenatore, ma James Harden sta giocando in maniera divina. Quindi prendo i secondi.
AM: Utah Jazz
SF: Okay, okay, sono antipatici. Okay, probabilmente non sono la miglior squadra in assoluto in questo momento. Okay, lo spogliatoio si regge su un equilibrio molto sottile. In tutto questo i Brooklyn Nets sono la squadra da battere. Aver messo insieme tre talenti del calibro di Irving, Harden e Durant è un merito, ma lo è altrettanto l’aver completato il quintetto con due giocatori complementari come Harris e Jordan.
Pagano un po’ di qualità negli uomini di rotazione, e sono stati criticati per il poco apporto difensivo che potrebbero garantire le tre stelle. In post-season, però, se la produzione offensiva è questa (miglior Offensive Rating della lega) sarà sufficiente difendere in maniera dignitosa: nell’altra metà campo possono segnare letteralmente in qualsiasi modo.
MD: non parlo della migliore fino ad oggi, è ovvio dire Utah, parlo della migliore della lega. Per me i Lakers sono davanti a tutti e al netto di infortuni sono i favoriti per l’anello, i Nets mi stanno sorprendendo ma non li vedo neanche alle Finals.

Delusione

AF: ad oggi direi i Celtics, colpa anche della sfortuna e nonostante Jay&Jay. Mai dire mai, col pride di Boston non si scherza.
PM: Dallas perchè mi aspettavo che potessero davvero lottare per il “fattore campo”. Invece, complice sopratutto gli infortuni, si sono impantanati e se devi chiedere gli straordinari a James Johnson è un problema. Benissimo Doncic che si è ritrovato dopo un inizio complicato.
AM: Boston Celtics
SF: Denver Nuggets e sono ben conscio del fatto che sia una nomination un po’ forzata, ma sinceramente dalla banda di Malone mi aspettavo di più. La folle corsa nella bolla del 2020 poteva innescare l’esplosione di un gruppo comunque ben assortito, con Jokic a fare da guida. Invece ad ora la sensazione è che i Nuggets non siano riusciti a stare al passo con la crescita individuale del loro uomo franchigia, e rimangano in uno strano limbo in cui le speranze realistiche sono solo quelle di passare uno o due turni ai playoffs. Serve cambiare marcia in qualche modo.
MD: sono molto deluso dai Pelicans: il gruppo mi sembrava molto interessante, invece stentano a trovare una minima continuità. Zion però sembra aver scaldato i motori…

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