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Drew Timme e la Top 5 dei primi due giorni

Drew Timme Gonzaga
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 27 Nov, 2020

Le prime partite dell’anno sono quelle dei facili innamoramenti, dei grandi abbagli e delle prestazioni che ti sorprendono. Ci sono le solide conferme, i prospetti da Draft che ti fanno alzare le sopracciglia e le grandi squadre che dominano. Abbiamo scelto cinque prestazioni fra le più significative di questi primi due giorni di partite, con diversi nomi che avrete già visto nelle nostre Top 10 prestagionali – Jeremiah Robinson-Earl, Drew Timme, Remy Martin.

1. Jeremiah Robinson-Earl vs Arizona State

Jeremiah Robinson-Earl, #4 nella nostra Top 10 dei lunghi, è uno di quei giocatori che ha impatto sulla partita indipendentemente dalle cifre che mette su. Se poi in uno scontro fra formazioni del ranking tira con il 65% e sfiora il trentello, l’impatto del centro di Villanova diventa fin troppo evidente.

Inizia piano con un paio di errori e porta molti blocchi a metà campo per aiutare Gillespie a superare l’iniziale pressione degli esterni di Arizona State. Poi si scioglie: a rimbalzo i Cats iniziano a dominare con lui e Justin Moore, legge le situazioni in difesa e ruba i palloni, segna da tre e porta a spasso i mezzi lunghi dei Sun Devils. Tiene le penetrazioni di Josh Christopher e Holland Woods, attacca dal palleggio, piazzando anche una bella schiacciata.

Finisce col successo di Nova per 84-75 e con JRE che chiude a quota 28 punti (9/13 da due, 2/4 da tre, 4/6 ai liberi) e 8 rimbalzi. L’obiettivo per lui è dimostrare di poter essere una prima opzione offensiva, nel caso in cui Collin Gillespie fatichi come ha fatto in questa partita. E in questa occasione, ci è riuscito.

 

2. Drew Timme vs Kansas

C’è l’imbarazzo della scelta fra i giocatori di Gonzaga dopo la vittoria per 102-90 su Kansas. Jalen Suggs e Corey Kispert hanno rasentato la perfezione, ma stavolta abbiamo scelto il sophomore Drew Timme, #5 nel nostro ranking dei lunghi, il quale giocava un match-up chiave con il centro David McCormack. Ha dominato lo scontro su entrambe le metà campo (25 punti, 6 rimbalzi, 2 recuperi), facendo ammattire il Jayhawk con mille mosse in post basso: destra, sinistra, sotto le braccia. Un punto di riferimento sotto canestro (11/14 da due), dove gli rubava anche rimbalzi già presi.

In più ha aggiunto una tripla (pestando la linea, però) e un canestro dalla media, dimostrando di avere mano, capacità da rollante e in campo aperto, ma soprattutto di leggere la pressione che Kansas portava sugli esterni, fintando il consegnato e volando a canestro. In difesa è stato solo un ingranaggio del sistema difensivo che faceva gravitare sempre due o tre uomini sul lungo avversario. Prestazione dominante in una squadra dominante.

 

3. Boogie Ellis vs Saint Mary’s

Esordio folgorante in uscita dalla panchina per Boogie Ellis (career-high di 24 punti) che ha elettrificato l’attacco spento di Memphis all’inizio della partita contro SMC, trascinando la squadra ad una vittoria agevole (73-56) nei quarti del Crossover Classic. L’attacco dei Tigers vive di ciò che produce nella propria metà campo e stenta contro la difesa schierata. Ellis non è un playmaker che mette a posto gli equilibri di un attacco, bensì un giocatore che punta il difensore e crea per sé.

Il risultato sono state diverse bombe dal palleggio (addirittura 6/7 da tre per lui), di cui una totalmente pazza sulla sirena di fine primo tempo, e qualche canestro acrobatico al ferro. Nel secondo tempo si è lasciato andare anche ad un paio di assist dal pick and roll per Moussa Cissé. Peccato che il giorno dopo contro Western Kentucky sia stato meno preciso, tolta la bomba che ha ridato speranza a Memphis a tre minuti dalla fine.

 

4. Charles Bassey vs Memphis

All’esordio con Northern Iowa, sembrava quasi che Western Kentucky giocasse meglio senza di lui perché poteva correre meglio il campo. Nella semifinale del Crossover Classic (75-69 su Memphis), Charles Bassey ha messo insieme numeri da far paura: 21 punti, 14 rimbalzi, 7 stoppate, con tanto di tripla messa e 62% dal campo. La cosa che fa più spavento è che ha giocato a sprazzi, mostrando la sua cronica incostanza durante le partite. Il livello è salito di molto nel secondo tempo, dopo una prima frazione in cui ha faticato a trovare posizione in attacco e si è accontentato del jumper.

Il suo timbro sulla partita l’ha messo con tre stoppate nei due minuti iniziali della ripresa e poi ha alzato il livello negli ultimi cinque minuti, dominando: braccia lunghe per stoppare Landers Nolley e dare fastidio sul pick and roll, un paio di tap-in preziosi in attacco, due flash dal post spaziali, un assist nell’alto-basso per Luke Frampton (grande aggiunta da Davidson, tenetelo d’occhio). Alzare il livello nei momenti che contano è un grande pregio per un lungo dal potenziale innegabile, specie se sano (è tornato da un’operazione al ginocchio).

 

5. Remy Martin vs Rhode Island

Ha tutti gli occhi puntati addosso, ma Remy Martin (#5 nelle nostra Top 10 guardie) non ha steccato all’esordio. Anzi, ha proprio messo su una partita bella corposa dal punto di vista statistico, senza neanche sudare più di tanto: 26 punti (9/15 al tiro, 8/10 ai liberi), 6 rimbalzi, 5 assist nel 94-88 di Arizona State su URI.

Da lui sono passate le operazioni dell’attacco dei Sun Devils, senza però forzare le giocate. Rhode Island ha provato per tutta la partita a negargli la mano destra: peccato però che lui attacchi comodamente anche con la sinistra. È andato al ferro con decisione, collezionando tanti viaggi in lunetta. Quando i Rams chiudevano il ferro, smazzava scarichi negli angoli. Quando gli chiudevano la linea di penetrazione, rispondeva col jumper. Una sentenza.

Tutto questo, con una bella spolverata di applicazione difensiva. Da sistemare il tiro da tre (1/7 nelle prime due partite), che però non è mai stato il piatto forte della casa. Nella gara successiva contro Villanova, ha mostrato umiltà e leadership, lasciando totalmente ai suoi compagni di backcourt l’onere di mettere punti sul tabellino. Nel frattempo, dall’altra parte, teneva Collin Gillespie a soli otto tiri presi dal campo.

 

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