Uno per uno, tutti i protagonisti della sfida delle debuttanti Gonzaga-South Carolina che ha visto prevalere i campioni della West Coast grazie alla superiorità (pur non totalmente incontrastata) dei propri lunghi e alla versatilità del pacchetto esterni guidato da Nigel Williams-Goss.
Gonzaga Bulldogs
Johnathan Williams – Non la sua serata migliore: 7 punti e 2 rimbalzi in 22 minuti, nella ripresa si segnala più che altro in negativo durante la rimonta di South Carolina ma in parte si rifà con un importante 2/2 ai liberi nei minuti finali.
Przemek Karnowski – Pedina fondamentale, svolge appieno il suo compito facendo valere la sua mole nonostante l’ottima opposizione di Silva. Subisce un colpo all’occhio che per sua fortuna non lo mette fuori gioco e nella ripresa, insieme a Collins, suona la riscossa di Gonzaga in risposta al 16-0 subito con una bimane prepotente e un appoggio facile (per lui) da sotto in rapida successione.
Jordan Mathews – Le sue triple sono oro colato (4/8 in partita) ed è uno dei maggiori fattori nell’autorevole primo tempo di Gonzaga.
Nigel Williams-Goss – Top scorer della partita (25 punti) e mattatore offensivo specialmente durante i primi minuti. Pochi errori (9/16 dal campo), vera spina nel fianco della difesa dei Gamecocks fra canestri in quantità dal mid-range e ottimo lavoro anche nell’innescare i compagni (3 assist per tempo).
Josh Perkins – Il più classico dei “Chi l’ha visto?”: 0/2 al tiro, si mette fuori partita con problemi di falli e infine spende il quinto (quello, a dire il vero, necessario) dopo aver messo piede in campo per appena 22 minuti. Malissimo.
Zach Collins – MVP di serata, praticamente perfetto in entrambe le metà campo (in particolare nel secondo tempo). Il suo ingresso dalla panchina ha veramente sparigliato le carte: canestri di pregevolissima fattura in post-basso, una tripla che ha dato il “la” al controparziale di 7-0 nella ripresa che ha ridato ossigeno a Gonzaga, padrone assoluto sotto il proprio tabellone fra rimbalzi (13) e una quantità impressionate di stoppate (6). Una gara totale, da prospetto d’altissimo livello.
Killian Tillie – Appena sette minuti d’impiego, abbastanza per mostrare freddezza coi due liberi che hanno messo la vittoria al sicuro: niente male, per il freshman francese.
Silas Melson – Mano calda al primo ingresso sul parquet, si rende utile in tanti modi (3 assist, 2 stoppate) e si segnala anche per un rimbalzo difensivo tremendamente importante durante le battute finali (sul +3 a 45″ dal termine).
Mark Few – Fra i molti meriti che gli si possono attribuire, ne sottolineiamo due: l’aver arginato sapientemente Thornwell per quasi tutto l’arco della partita e la scelta azzeccata di spendere fallo su quest’ultimo sul +3 a 3.5 secondi dalla fine.
South Carolina Gamecocks
Chris Silva – Se i Gamecocks se la sono potuta giocare fino in fondo, lo devono innanzitutto a lui. Nettamente il migliore dei suoi durante un primo tempo difficile, chiude con un non esaltante 3/12 dal campo (più volte rimedia catturando il rimbalzo offensivo) ma è bravo nel mettere fieno in cascina a cronometro fermo (7/9) ed è una presenza difensiva costante (3 stoppate). I suoi ricorrenti problemi di falli erano un’incognita: ha fugato i dubbi dimostrando ampiamente di poter tenere testa a Karnowski e Collins.
Maik Kotsar – Fa quel che può, infila anche un paio di buoni canestri ma in sostanza è sempre tenuto ai margini della partita soffrendo molto il confronto coi lunghi avversari in entrambe le metà campo.
P.J. Dozier – In penombra durante il primo tempo, dà una svolta decisiva alla partita nel secondo tempo prendendo le redini dell’attacco (oltre a dare un giro di vite in difesa) nel 16-0 che ha riaperto i conti.
Duane Notice – Uno dei quattro uomini in doppia cifra di South Carolina (10 punti), conduce la sua miglior partita dalle Sweet 16 con canestri importanti in entrambi i periodi.
Sindarius Thornwell – Osservato speciale della difesa Zags che lo imbriglia egregiamente impedendogli di attaccare il canestro nei modi che preferisce. Non ha il privilegio di potersi prendere tiri facili e chiude con un 2/6 sia da due che da tre punti. Riesce a fare capolino nel secondo tempo ma il suo 1/2 ai liberi a pochi secondi dalla fine si rivela fatale.
Sedee Keita – Entra, spende due falli e saluta dopo aver calcato il parquet per due minuti scarsi.
Justin McKie – Ottimo impatto dalla panchina nel primo tempo con una prestazione da vero “microwave” (8 punti in 13 minuti senza errori al tiro).
Rakym Felder – Confusionario e dalla mano fredda (1/6), l’unico merito che gli si può riconoscere è di aver attaccato con decisione l’area di Gonzaga durante il parziale più volte menzionato.
Hassani Gravett – Cifre non fantascientifiche, un paio di scelte discutibili e limiti evidenti nell’attaccare la difesa schierata, eppure svolge in modo ordinato il proprio compito in regia e si segnala per un bel coast-to-coast.
Frank Martin – Esce di scena a testa altissima insieme a tutti i suoi ragazzi e non potrebbe essere altrimenti, vista la cavalcata grandiosa che ha portato South Carolina alle Final Four e la capacità di saper nascondere i limiti della propria squadra leggendo alla perfezione quelli altrui.