La settimana di Thanksgiving si è aperta con due grossi upset e si è chiusa con Nico Mannion sugli scudi al Wooden Legacy. Sono stati sette giorni ricchi di avvenimenti, con tanti tornei di non-conference che hanno regalato sia sorprese che indicazioni interessanti.
Prima di tutto, lo spiegone
La settimana è cominciata con lo sgambetto di Virginia Tech ai danni di Michigan State (eh sì, coach Mike Young ci sa fare) ma il tonfo più rumoroso lo ha fatto Duke il giorno dopo, quando è caduta in casa al cospetto di Stephen F. Austin (85-83 dopo un OT). Per SFA – che ringrazia Nathan Bain e il suo canestro allo scadere in una sequenza da film – è una vittoria che è già leggenda: KenPom le dava lo 0.2% di possibilità di successo.
Il Maui Invitational è stato vinto da Kansas in una finale scoppiettante contro Dayton (90-84), quest’ultima grande sorpresa del torneo andato in scena alle Hawaii.
In tema di darkhorse, Michigan ha dimostrato di essere ancora grande portando a casa il Battle 4 Atlantis in una finale dominata in lungo e in largo contro Gonzaga (82-64).
Arizona si è aggiudicata il Wooden Legacy battendo Wake Forest in maniera abbastanza agevole, pur rischiando nel finale (73-66). Nico Mannion è stato incoronato MVP del torneo: c’erano pochi dubbi che la scelta sarebbe ricaduta su di lui, visti il suo tiro della vittoria contro Pepperdine e la prova da 24 punti e 4 assist contro Penn.
Maryland ha fatto suo l’Orlando Invitational superando Marquette in una finale a senso unico (84-63), dopo aver vinto senza brillare contro Temple e Harvard.
L’Emerald Coast Classic è finito nelle mani di Florida State: 63-60 su Purdue in finale. Seminoles e Boilermakers avevano eliminato rispettivamente Tennessee e VCU in semifinale.
Paradiso
Dayton – Tutti a lodare VCU e Davidson in preseason (giustamente), ma vuoi vedere che alla fine saranno i Flyers a spadroneggiare nell’A-10? Obi Toppin gioca in modo mostruoso (solo ventelli per lui prima della gara con Kansas, chiusa a quota 18 punti, 9 rimbalzi e 3 stoppate) e attorno ha un gruppetto di upperclassmen solidi e dai ruoli ben definiti. Coach Anthony Grant potrebbe avere fra le mani la miglior macchina offensiva della sua carriera.
Michigan – Seguire con successo un’identità nuova senza dissipare l’eredità vincente del passato recente: il primo mese di Juwan Howard è un mezzo miracolo. Questi Wolverines corrono tanto e crescono in fretta: l’ex Fab Five non poteva fare di meglio, esaltando le qualità dei suoi veterani (Zavier Simpson, Isaiah Livers, Jon Teske) e affiancando loro dei returning players che, per la prima volta, giocano da protagonisti (Eli Brooks in particolare).
Purgatorio
Gonzaga – Frastornati da Michigan, questi Zags incerottati sono incappati in una sconfitta che ha molto da insegnare ma che forse può togliere un po’ di fiducia. In vista ci sono impegni importanti (Washington, Arizona, North Carolina), quindi è il caso di rialzare la testa in fretta e sperare nella salute dell’organico. Intanto, il bicchiere mezzo pieno è tutto francese: Killian Tillie gioca (e anche bene) mentre Joël Ayayi sta mettendo su belle cifre.
Virginia Tech – In realtà, più mezzo paradiso che purgatorio intero, perché nessuno dava un soldo bucato a questa squadra, giovanissima (occhio al freshman Landers Nolley) e guidata da un coach rispettato ma pur sempre esordiente a livello di high-major. La vittoria a sorpresa con Michigan State l’ha fatta volare in alto ma l’atterraggio non è stato dolcissimo: -27 con Dayton e -13 con BYU. Bravi Hokies, ma che peccato.
Inferno
Duke – Invece della protagonista, stavolta ha fatto da spalla, offrendoci la Cinderella Story della settimana. Dopo la disfatta con SFA, è arrivata una vittoria (nemmeno troppo comoda) con Winthrop, ma le prestazioni offensive del redivivo Matthew Hurt sono state oscurate dall’infortunio di Cassius Stanley, out a tempo indeterminato. Le nuvole si addensano su Durham proprio ora che c’è da affrontare Michigan State in trasferta.
Texas Tech – Chris Beard organizza il suo novembre sempre allo stesso modo, con tanti cupcake facili da digerire per preparare lo stomaco alle prime gare toste. L’anno scorso era andata bene, stavolta no. Le sconfitte con Iowa e Creighton non possono che bruciare. L’assenza di Jahmi’us Ramsey nella seconda non ha aiutato ma è evidente che la squadra abbia delle cose da sistemare. E in fretta, perché all’orizzonte ci sono DePaul e Louisville.
Tre prestazioni individuali
Markus Howard vs USC – Il suo Orlando Invitational è finito in maniera mestissima (6 punti con 1/12 dal campo e 4/6 ai liberi contro Maryland) ma, quando si accende, è un semidio. Non contento di averne rifilati 40 a Davidson, ha sculacciato USC in semifinale con una prova da 51 punti (5/7 da due, 9/17 da tre, 14/17 ai liberi). Oltre ad Howard, nessun giocatore negli ultimi vent’anni ha collezionato più di un cinquantello in carriera. Lui è a quota tre.
Jon Teske vs Gonzaga – Il gigante di Michigan ha dominato la finale del Battle 4 Atlantis in entrambe le metà campo (19 punti, 15 rimbalzi, 4 stoppate), trasformandosi in un incubo per il povero Petrušev. I giochi dai blocchi con Simpson sono una delizia, il jumper ormai è una certezza e la taglia (216 cm per 120 kg) ne fa un intimidatore di grande efficacia. Fino a non troppo tempo fa non lo avremmo detto, ma qui abbiamo materiale da Draft.
Anthony Edwards vs Michigan State – Al Maui, dopo aver toppato la gara con Dayton, la matricola d’oro di Georgia ha messo in piedi un losing effort a dir poco impressionante contro gli Spartans: 37 punti (di cui 33 nella ripresa) con 4/10 da due, 7/16 da tre e 8/8 ai liberi, oltre a 6 rimbalzi, 2 assist, 3 stoppate e 4 recuperi. Una prestazione totale in cui ha dato bella mostra delle sue qualità tecniche e atletiche di primissimo livello.
Tre azioni
“Baaaaaaaiiinnn… YES! The Lumberjacks have done it!”
“Nathan Bain, this is your life.”
Il game winner di Nico Mannion contro Pepperdine. Facilissimo.
Dieci centimetri di differenza fra lui e l’avversario: Cole Anthony con la stoppata del mese.
Benvenuti al circo
A Stephen F. Austin, tutti portano i segni della battaglia vinta con Duke. Anche gli student manager. Soprattutto gli student manager.
I’m the manager that got punched #axemjacks #scnottop10 pic.twitter.com/w1BExsTbNK
— Nathan (@sabo4sabo) November 27, 2019
69. Nice.
Chiudete tutto. No, ‘spetta!
Ranking dei coach più fighi del pianeta:
1) Juwan Howard
…
…
…
2) Uno a caso, non importa
Tre partite da non perdere
Martedì 3: Michigan @ Louisville (ore 1:30, ESPN)
Martedì 3: Duke @ Michigan State (ore 3:30, ESPN)
Domenica 8: North Carolina @ Virginia (ore 22:00, ACC Network)