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Cade Cunningham l’eroe e Mady Sissoko il villain

Cade Cunningham OSU at Oklahoma
Autore: Redazione BasketballNcaa
Data: 1 Mar, 2021

Le pagelle di questa settimana non possono che partire da Cade Cunningham, autore di una prestazione memorabile nel rivalry game con Oklahoma.

 

Cade Cunningham (Oklahoma State). Per i primi 30 minuti, la sua era stata una partita normale, senza particolare gloria. Nei successivi 15, tra fine secondo tempo e overtime, ha segnato 25 punti per un bel quarantello totale, più 11 rimbalzi e vittoria sul campo di Oklahoma. E di fronte aveva un ottimo difensore come Elijah Harkless che, per quanto assurdo possa suonare, gli ha reso anche la vita difficile recuperandogli 5 palloni e restandogli sempre appiccicato. Ma questo è forte, molto, ed è un leader che non sbaglia quando conta: infatti i Cowboys sono 4-0 nelle partite finite all’OT, tra l’altro tutte contro squadre da Top 25. Numero 1 al Draft senza dubbio alcuno.

Arkansas. La SEC l’avrà pure vinta Alabama, ma i Crimson Tide in settimana sono stati sonoramente battuti da un’Arkansas che è sbocciata nel momento giusto della stagione. Nove vittorie di fila in conference e vendicata la ripassata d’inizio gennaio. Moses Moody è diventato un tiratore formidabile e con Justin Smith in campo sono praticamente imbattibili (17-2 con lui, 2-3 senza). Profondi, atletici e con due freshmen (Davis e Williams) sottovalutati.

Colorado. 83.1: questa è la più alta percentuale ai tiri liberi nella storia della Division I. La detiene – per ora – Colorado che, nel giro di tre giorni, ha battuto prima USC in una partita dominata dall’inizio alla fine e poi un’UCLA sempre meno convincente. McKinley Wright è uno dei giocatori più clutch della nazione, ma contro i Trojans ha pensato innanzitutto ad armare le mani dei suoi tiratori: 14 assist per lui. Due giorni dopo si è messo in proprio e ha distrutto Tyger Campbell in scontro diretto. 26 punti a 7.

 

Kansas. La sosta causa Covid, come dice coach Scott Drew, è senz’altro stata la kriptonite per la SuperBaylor, ma all’Allen Fieldhouse si è rivista la difesa di Kansas: quella vera, che non lascia linee di passaggio o tiri facili. Si spiegano così i 58 punti segnati e la fine dell’imbattibilità dei Bears dopo 18 partite contro una squadra in cui tutti hanno dato il loro contributo, da un David McCormack ormai solidissimo attaccante, a un Marcus Garrett che ha onorato al meglio la sua senior night, da un Jalen Wilson super utile fino alla panchina in cui nessuno ha sfigurato. E quando il conto dei rimbalzi dice 48-28 vuol dire che hai giocato con un’intensità doppia del tuo avversario.

San Diego State. Due vittorie su due contro Boise State e missione compiuta per mantenere la testa della Mountain West con una gara di stagione regolare da disputare. Le emozioni non sono mancate (vittoria all’overtime nella prima, successo di 4 punti nella seconda), con Matt Mitchell indemoniato e clutch al primo round e Jordan Schakel nelle classiche vesti di cecchino prezioso nell’atto successivo, proprio quando i suoi non ci prendevano neanche per sbaglio. La notizia migliore? Aver tenuto sotto gli 85 punti di Adj. Efficiency offensivo una squadra che aveva brillato contro Utah State appena una settimana prima.

Toledo. Non vorremmo portare sfortuna, ma grazie alla vittoria contro Western Michigan la squadra si prepara a chiudere la migliore stagione della sua storia, con un possibile record di conference di 16-3. La squadra del nostro Mattia Acunzo è guidata da Marreon Jackson in regia, ma è un bel mix di versatilità ed efficacia sotto i tabelloni (interessante il freshman Ryan Rollins). Non va al Torneo dalla stagione 1979-80.

 

Illinois. No Ayo Dosunmu, no problem. Dopo la brutta sconfitta contro Michigan State, ha vinto contro Nebraska ma soprattutto in casa di Wisconsin. Punto di riferimento dell’attacco è rimasto Kofi Cockburn, che si è fatto trovare pronto all’appello. Accanto a lui, la squadra sta godendo della crescita costante del play portoricano Andre Curbelo, che contro Nebraska ha sfiorato la tripla doppia (10 punti, 12 rimbalzi, 8 assist) e che è primo per Assist Rate nella Big Ten.

Franz Wagner (Michigan). La squadra è impressionante (ha vinto tenendo a 57 punti dal campo sia Iowa che Indiana) e lui è uno dei perfetti interpreti dei Wolverines di questa stagione: chirurgico nell’attaccare gli spazi dove e quando serve. Nelle ultime due partite: 21 punti di media con 12/14 da due, 3/7 dall’arco e 9/10 ai liberi. Continua a brillare per la sua capacità di battere i lunghi dal palleggio o di punire gli scarichi col piazzato. Il tutto senza considerare il suo apporto in difesa.

Walker Kessler (North Carolina). È il quarto centro puro ed è pure un freshman, quindi non è che Roy Williams ne abbia mai avuto granché bisogno. E invece arriva grazie lui la vittoria a sorpresa contro la capolista dell’Acc Florida State che dà ai Tar Heels una bella spinta in ottica at-large bid (per ora è una seed 10 su Bracket Matrix). Con 20 punti, 8 rimbalzi e 4 stoppate in 24 minuti, il grissino bianco tanto lungo (2.14 cm) quanto finora inconsistente è improvvisamente diventato un fattore dopo un primo tempo in cui i padroni di casa erano sotto stati sotto anche di 16. E invece il secondo tempo ha ribaltato tutto, forse anche le gerarchie della conference.

 

Guglielmo Caruso (Santa Clara). Fare bella figura contro Gonzaga è difficile: lui ci è riuscito – più che altro nella metà campo offensiva – con una prova da 19 punti (6/11 da due, 2/4 da tre, 1/2 ai liberi), aiutando i suoi Broncos a non mollare la presa quasi fino all’ultimo. È un peccato che, per il secondo anno consecutivo, un infortunio gli abbia tolto continuità (oltre alle pause-Covid). Se l’annata da senior sarà più fortunata, potremmo vederne delle belle.

Francesco Borra (UC Davis). Non metteva piede sul parquet da più di un anno per colpa di un infortunio ai legamenti capitato proprio mentre stava facendo benissimo in high school con JSerra Catholic. Alla fine però il suo esordio in D-I è arrivato un po’ in anticipo rispetto ai piani e dunque eccolo che ce lo ritroviamo in maglia Aggies a mettere subito due bei cesti contro Cal Poly. E bravo Francesco.

 

Michigan State. Senza la sconfitta contro Maryland (73-55) sarebbe stata da 8. Vittoria netta contro Illinois e vittoria sofferta contro Ohio State, ossia due squadre del ranking. Il messaggio di Tom Izzo ai suoi è evidente quale sia stato, ossia: giocate duri. E gli Spartans (che sono già la terza squadra di Power Conference per falli/partita) hanno eseguito per due partite, poi si sono sciolti di nuovo. Ma ora sembrano da Torneo.

Fabian White (Houston). Bentornato. Il lungo di Houston è rimasto fuori per tutta la stagione ed è tornato nelle ultime quattro gare. Nella prima ha solo assaggiato il campo, mentre nelle ultime tre è arrivato il suo contributo dalla panchina: 10 punti e 9 rimbalzi in 20 minuti contro Cincinnati e ancora doppia cifra con 5/6 dal campo (in 17 minuti) contro South Florida. Un lusso.

 

Teddy Allen (Nebraska). Dalle stelle alle stalle in una settimana: il JUCO product degli Huskers aveva tirato fuori ben 41 punti il lunedì in un losing effort contro Penn State e infine è rimasto a zero sabato contro Minnesota (mentre dall’altra parte c’era Marcus Carr a sfornare un quarantello). Il tutto, dopo aver fatto una figura mesta anche il giovedì con Illinois (5 punti). Meno male che i suoi sono riusciti a sfangarla coi Gophers per la seconda W nella Big Ten (eh sì, Nebraska non è messa bene nemmeno quest’anno).

Indiana. La squadra ha retto il colpo fino al 17 febbraio, poi sono arrivate tre sconfitte consecutive che fanno male e che rischiano di pregiudicare l’ingresso al Torneo. Le prossime due, entrambe in trasferta, saranno contro due dirette rivali per l’accesso alla March Madness, prima contro Michigan State poi contro Purdue. Due sconfitte renderebbero l’accesso davvero complesso.

 

Tennessee. È come i capelli del suo Santiago Vescovi: inguardabile. In attacco sbagliano tutto il possibile, tra scelte completamente errate e tiri piuttosto facili ciccati, a riprova di un gioco offensivo incostante e con davvero poco senso. A riassumere bastano le parole di Bruce Pearl, coach di Auburn, dopo la partita vinta coi Vols nonostante l’assenza di Sharife Cooper: “Abbiamo un ban per la post season, ma nonostante questo eravamo la squadra con più voglia in campo”.

Jared Butler (Baylor). Cancellato da Marcus Garrett, con una tripla e un lay-up per 5 punti totali e 2/9 dal campo nella più anonima delle prestazioni, uno dei candidati a vincere il POY contro Kansas non ci ha preso mai e ha chiarito quanto sia indispensabile per la sua squadra. Totalmente fuori ritmo, non solo non è stato lo scorer totale da 30 punti com’era successo a Waco contro i Jayhawks ma neanche il leader silenzioso che spunta fuori nei minuti finali.

 

USC. Dominanti in conference, 12-2, primo posto ottenuto, sorpassata UCLA e poi? E poi i Trojans sono crollati. L’ottima difesa d’inizio stagione è scomparsa. Contro Colorado è arrivata la peggiore prestazione in conference (119 di Adj. Def.) e contro Utah la peggiore in attacco. La costante? Drew Peterson è partito dalla panchina nelle ultime tre ed è stato l’unico a provare a salvare la faccia contro gli Utes. Coach Andy Enfield aveva aumentato le responsabilità di Tahj Eaddy, dopo un inizio febbraio da All-American, ma le difese hanno iniziato a prendere contromisure di lui. Urge tornare in carreggiata per un marzo da protagonisti.

Iona. Nemmeno il tempo di festeggiare le due vittorie contro Monmouth che è arrivata la doccia gelata. La squadra ha sospeso tutte le attività di stagione regolare a causa del Covid. Tradotto: i Gaels non giocheranno le ultime cinque partite. La speranza (ma non è detto) è che riescano almeno a disputare il torneo di conference.

 

Mady Sissoko (Michigan State). La squadra è tornata alla vittoria grazie a una ritrovata durezza nel gioco, marchio di fabbrica di coach Izzo. A tutto però c’è un limite. Contro Illinois, Sissoko ha prima evitato un flagrant per un fallo su Kofi Cockburn nonostante avesse chiaramente colpito per fare male. Non contento, pochi minuti dopo il lungo degli Spartans con un secondo flagrant (espulsione diretta) ha rotto il naso ad Ayo Dosunmu.

Brandon Rachal (Tulsa). È uno dei giocatori più forti dell’American, ma nel finale contro Cincinnati ha regalato la vittoria agli avversari con un passaggio talmente stupido che potrebbe far pensare al basket scommesse. In realtà, tutta la sequenza dei minuti finali merita un 2, ma il passaggio pigro con cui a 13 secondi dalla fine Rachal ha mandato l’avversario a segnare il 70-69 finale (Tulsa aveva palla ed era in vantaggio di 1) è da film horror.

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