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BYU punta in alto con Matt Haarms

Autore: Giulio Scopacasa
Data: 8 Giu, 2020

L’NCAA è così affascinante perchè è composta da college che hanno storie e tradizioni particolari e spesso molto diverse tra loro. Ognuno di essi è caratterizzato da usanze particolari, campus di un certo tipo o studenti appartenenti a specifiche categorie. Non molti sanno, ad esempio, che a Radford soltanto il 10% dei muri della stanza del dormitorio può essere coperto da poster per impedire la proliferazione del fuoco in caso di incendio. Alla Columbia University invece è vietato l’utilizzo di droni, se non a scopo di a ricerca e sviluppo. A Liberty fino al 2015 era vietato ballare, mentre ora è permesso soltanto in determinate situazioni e, in caso di trasgressione, la sanzione prevista ammonta a 20 dollari.

Merita senz’altro una citazione tra gli atenei più singolari Brigham Young University (BYU) dove il 99% di studenti del programma sono mormoni, seguaci della Chiesa di Gesù Cristo fondata da Joseph Smith nel 1830. L’università si classifica come 77esima nei ranking a livello nazionale di US News per la qualità dell’educazione, ma molto più in alto per il rapporto tra la retta e il livello di istruzione. Nonostante sia un college all’avanguardia in diversi aspetti, l’università di Provo, città dello Utah, non permette al progresso di influenzare le tradizioni del campus.

Come per tutti i mormoni, anche nel campus c’è il divieto assoluto per tè, caffè, alcol e tabacco e di farsi crescere la barba (se non con un certificato medico). Erano anche proibiti comportamenti omosessuali negli spazi pubblici, ma la regola è stata recentemente rimossa.

Nonostante la particolarità e il chiaro focus su integrità morale ed educazione, lo sport è riuscito sempre a trovare il suo posticino. A partire da Danny Ainge, attuale general manager dei Boston Celtics, a BYU sono passati ottimi giocatori. Avendo fatto registrare una decina di record scolastici e vinto un Wooden Award, Ainge è sicuramente il Cougar che ha avuto la miglior carriera a livello professionistico. Anche i suoi figli Austin e Cooper hanno vestito la maglia di BYU, il primo vincendo alcuni titoli personali, il secondo senza lasciare traccia.

Dopo Danny Ainge, sono passati per Provo giocatori del calibro di Devin Durrant e Shawn Bradley, simboli della scuola. Nessuno però ha lasciato il segno, sul campo e fuori, come Jimmer Fredette tra il 2007 e il 2011. Vincitore di un ESPY, di un Wooden e di una valanga di altri premi, King Jimmer ha avuto i riflettori di tutti gli Stati Uniti d’America puntati addosso negli ultimi due anni della sua carriera universitaria, chiusa nel 2010/11 come miglior realizzatore della Ncaa con 28.9 punti a partita. “Il miglioramento che ha fatto dal secondo al terzo anno è ciò che lo ha catapultato direttamente verso l’attenzione mediatica che si meritava”, aveva detto al tempo l’allenatore Dave Rose, alla guida dei Cougars per 15 stagioni consecutive.

 

Grazie a lui i Cougars sono arrivati alle Sweet Sixteen per poi abbandonare la Mountain West, con una decisione legata anche a questioni televisive che ha lasciato diversi addetti ai lavori molto perplessi. La squadra di football ha raggiunto il ristretto circolo delle indipendenti, mentre la pallacanestro ha preso la via della WCC. Tom Holmoe, direttore atletico del college, non era riuscito a far valere la propria opinione e a portare la squadra in una power conference. Più o meno nello stesso periodo due rivali come Utah e TCU hanno preso una decisione simile, raggiungendo però rispettivamente la Pac-12 e la Big 12. Dall’entrata in WCC in poi per Brigham Young ci sono stati tanti alti e bassi con tre apparizioni al torneo e una semifinale al NIT. Dal 2015 in poi, la luce sembra essersi spenta, con i Cougars che non sono mai arrivati al torneo.

La stagione appena terminata ha rappresentato un nuovo inizio per il programma. Dopo tanti anni alla guida della squadra, coach Dave Rose ha deciso di lasciare l’eredità a Mark Pope. Dopo sei anni da assistente in tre squadre diverse e quattro alla guida di Utah Valley, l’ex giocatore NBA ha preso in mano BYU con un progetto a lungo termine di tutto rispetto. La prima stagione è andata bene, nonostante gli infortuni abbiano tenuto Yoeli Childs, il suo miglior giocatore, lontano dal parquet per diverse partite, e alla fine ha chiuso con un buon record di 24 vittorie e 8 sconfitte, compresa quella di un punto contro Saint Mary’s nella semifinale del torneo di conference, uno dei pochi a concludersi prima della pandemia.

 

Già proiettato verso la prossima stagione, coach Mark Pope avrà il privilegio di allenare il miglior transfer di questa classe. Si, perché nonostante in pochi se lo aspettassero, Matt Haarms ha scelto BYU piuttosto che Kentucky e Texas Tech.

Olandese di 2,21 metri di altezza, Haarms potrebbe finalmente diventare uno dei migliori lunghi della nazione. Spesso in difficoltà a causa degli infortuni, quando sano ha dimostrato di essere un grandissimo stoppatore e rim-protector. Con 20-25 minuti a disposizione potrebbe rivelarsi una delle maggiori fonti di punti senza dover sostenere il fardello di unico lungo di peso come succedeva a Purdue. Insieme a Richard Harward, Wyatt Lowell, Kolby Lee e Gavin Baxter, BYU si propone come una delle squadre più fisiche della nazione.

“Matt è uno dei migliori stoppatori della nazione, dimensione mai avuta da BYU negli ultimi anni. Ha scelto i Cougars perché Pope ha permesso che Provo diventasse una destinazione reale per i transfer. È un grande traguardo per la scuola”, ha detto Jonathan Tavernani, ex giocatore di Brigham Young.

Mike Carmin del Journal Courier ha fatto invece notare una delle motivazioni che ha portato Haarms a scegliere un programma particolare come BYU piuttosto che squadre più affermate come i Wildcats o i Red Raiders: “Voleva giocare in un programma che avrebbe messo in mossa il suo skill set per l’NBA. Se pensate al suo recruiting, poteva tranquillamente giocare da professionista in Europa e saltare il college”.

Nonostante tutte le sue regole particolari e una storia sportiva piena di alti, bassi, BYU continua a sognare in grande e potrebbe finalmente dare fastidio a Gonzaga per la conquista della WCC.

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