Brandon Miller, la star di Alabama, è un giocatore che sembra strutturato molto di più per la NBA moderna che per il college. Per capirci, ci sono giocatori come Chet Holmgren di Gonzaga l’anno scorso (o Victor Wenbanyama quest’anno, probabile prima scelta al Draft) che hanno fisici particolari anche per i professionisti. Altri come Jalen Brunson di Villanova che emergono in NBA ma nella sostanza uguali a centinaia di altri del college. Non sempre è facile individuare l’X-Factor che li rende giocatori speciali.
E poi ci sono quelli come Brandon Miller, che appunto sembrano perfetti per la NBA moderna. Prendiamo le parole di coach Hubert Davis di North Carolina, squadra che ha appena affrontato Alabama perdendo dopo quattro tempi supplementari. In conferenza stampa Davis ha esordito così: “First of all, Brandon Miller is a pro. Plain and simple, period, the end. He’s a lottery pick“.
Il fisico giusto, nell’epoca giusta
Miller è oggi 206 centimetri per 90 kg e la sua principale arma offensiva è il tiro da fuori. È entrato al college considerato un mostro nel jumper dalla media-lunga distanza con qualche interrogativo sulla capacità di segnare dall’arco. Finora ha segnato 19.6 punti per gara con un complessivo 48% da tre punti su ben 7.1 tentativi. Il tutto considerando che paradossalmente le ultime due gare di Miller, quella persa contro una solidissima Connecticut e quella citata contro North Carolina, non sono state le sue performance migliori. La sua gara top è stata quella contro Michigan State.
Eppure la sensazione, anche quando non gioca partite perfette, è che il talento debba solo evolvere e consolidarsi. In entrambe le gare contro Huskies e Tar Heels ha mostrato lampi di classe incredibili. Certo, ha mostrato anche difetti, che ci sono e pure evidenti. Ma non c’è dubbio che il potenziale ci sia. Intanto, ed è un bel punto fermo, il tiro dalla lunga distanza c’è e fatta eccezione per lo 0/6 della prima partita (quindi abbuonato lo scotto dell’emozione) da quel momento in poi Miller è stato quasi una sentenza. “Abbiamo bisogno di lui per essere al nostro meglio”, ha detto il coach di Alabama, Nate Oats.
Pregi e difetti
Il gioco di coach Oats disincentiva i jumper dalla media, la specialità della casa di Miller, che quindi al momento o tira da tre o penetra. E qui iniziano i problemi. Il ball handling è di tutto rispetto per un giocatore che è di fatto un’ala piccola, anzi, si tratta di un fondamentale appreso così bene che ogni tanto il talento del Tennessee esagera nel tenere palla. Miller era anche accreditato di buone doti nella conclusione al ferro, che invece finora è stato il suo evidentissimo tallone d’Achille.
Il ragazzo tira con il 48% da tre ma con il 32.7% da due e nelle citate gare contro Uconn e UNC ha registrato uno sconfortante 4/22 spesso attaccando il ferro per poi scontrarsi contro i difensori degli avversari, dando l’impressione che mancassero la giusta cattiveria e l’esperienza per concludere subendo i contatti. In compenso Miller sta mettendo in mostra una grande versatilità. Abbinati ai suoi quasi 20 punti a partita ci sono 8.9 rimbalzi (il migliore in una squadra che schiera anche Charles Bediako), 2.0 assist e 1.1 stoppate.
E poi c’è la difesa, fondamentale spesso sottovalutato ma nel quale Miller sta mostrando maturità. Restano alcune ingenuità, ma si tratta di un ragazzo che ha appena compiuto 20 anni (è del novembre 2002) che nel complesso migliora e di molto le prestazioni di Alabama in difesa. Numeri alla mano, secondo Hoop-Explorer il suo contributo è tangibile su entrambi i lati del campo, ma colpisce appunto che Miller non si accontenti di brillare in attacco, ma sfrutti la sua mobilità e le leve lunghe in fase difensiva.
Per fare paragoni, il giocatore più simile visto di recente è Jabari Smith di Auburn, anche se qualcuno ha paragonato Miller a un ex di Alabama uscito nel 2021, ossia Herbert Jones (anche lui in NBA con i Pelicans). Resta il fatto che dopo un esordio brillante, Miller sta rapidamente scalando posizioni nei mock draft (anche nel nostro) e per qualcuno già oggi meriterebbe una chiamata fra le prime tre.