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Andrew Osasuyi: ‘Vado in America per restarci’

Andrew Osasuyi - ItalBasket
Autore: Raffaele Fante
Data: 8 Ago, 2025

Era dai tempi di Scott Ulaneo e Mattia Da Campo a Seattle che non c’era una squadra Ncaa con due giocatori italiani nel roster. Dopo Achille Lonati, il gm di St Bonaventure Adrian Wojnarowski ha reclutato anche Andrew Osasuyi, una delle sorprese migliori dell’Italia campione d’Europa Under20.

Classe 2005 di origini nigeriane, cresciuto tra la Lombardia e il Piemonte, Osasuyi è l’ultimo giocatore italiano ad aver deciso di attraversare l’oceano e lascerà quindi il College Basket Borgomanero per andare a costruirsi in Ncaa le sue chance di giocare in Nba.

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Iniziamo da Borgomanero, uno dei settori giovanili migliori d’Italia, come ti sei trovato lì?

Sono stati anni in cui mi sono divertito molto e ho imparato molto, nell’aspetto sportivo ma soprattutto umano. Mi sono trovato benissimo, Borgomanero in generale è un ottimo posto dove poter migliorare. E il College sostiene la strada che tu vuoi prendere e poi ti aiuta. Io ho sempre detto che volevo andare in America e loro mi hanno aiutato a farlo.

Il direttore generale del College è Federico Ferrari, padre di Francesco tuo compagno in Nazionale, e a Borgomanero hai giocato con Renè D’Amelio, anche lui pronto ad andare in Ncaa. Parlaci del rapporto che hai avuto con loro due.

Sono due persone bellissime dentro e fuori e mi hanno aiutato un sacco a crescere quest’anno, entrambi. Ho avuto un legame più stretto con René perché quest’anno eravamo sempre insieme, abbiamo fatto tutta la stagione insieme. E’ durata poco, ma rimarrà sempre nel mio cuore e gli auguro tutto il meglio.

Andrew Osasuyi - Francesco Ferrari

Come è nato il tuo interesse per il college basket?

È stata una scoperta tardiva, lo seguo da 3-4 anni, ma non ho mai visto tantissime partite.

Quali squadre ti hanno contattato e quanto è stato complicato scegliere?

Mi hanno contattato un po’ di squadre, ma preferisco non citarle perché non ci sono state proposte ufficiali. Ho iniziato a ricevere offerte più o meno da metà di gennaio e me ne sono arrivate fino a giugno. St Bonaventure si è fatta sentire di più, sono stati molto presenti e sono venuti a vedermi dal vivo, e questo ha contato molto. Erano molto decisi, mi volevano tanto e mi hanno detto che avrei avuto minuti, anche se ovviamente poi sta tutto a me.

Ti sei sentito con Achille Lonati, tuo futuro compagno di squadra?

È stata una scelta mia personale, l’ho sentito pochissimo ma, ovviamente, ha spinto un po’ e siamo entrambi contenti di giocare insieme la prossima stagione.

Il tuo commitment è arrivato in piena estate, è stato uno degli ultimi della Division I, come mai così tardi?

Ho proprio deciso tardi, avevo dato il mio commitment verbale a St Bonaventure prima dell’Europeo, mi hanno dato ancora un po’ di tempo per pensarci e poi l’ho confermato subito dopo. Ero convinto di andare in Ncaa, ma avevo anche altre offerte e volevo scegliere bene. Mi ha stupito la quantità di soldi che gira nel college basket, ma alla fine non è stato l’aspetto economico a farmi scegliere.

Hai conosciuto Adrian Wojnarowski, che tipo è?

Innanzitutto è una persona molto umile, stiamo parlando di una persona con un’esperienza e una fama molto importante e quindi me lo aspettavo più tirato e invece no: è una persona super disponibile e aperta e mi ha fatto subito sentire a casa.

Di fatto la tua è stata una scelta praticamente a scatola chiusa, non sei mai andato a St Bonaventure, giusto?

Non sono mai andato, non ho mai fatto nessuna visita ufficiale. Loro sono venuti alle finali nazionali, il vice allenatore ha seguito ora l’Europeo. Ho visto immagini della città, sembra un po’ sperduta ma cose da fare ci sono, e il campus mi piace molto, c’è molto verde, molto contatto con la natura, può aiutare. Adesso sono ancora a Borgomanero e fra un paio di settimane parto.

Che idea ti sei fatto della squadra?

Qualche idea me la sono fatta, c’è un lungo (Frank Mitchell, transfer da Minnesota) che è fisicamente opposto a me, bello grosso, forse un po’ più lento e secondo me possiamo convivere bene insieme

E poi l’altro lungo è Joe Grahovac, un personaggio praticamente unico nel college basket

Sì, mi incuriosisce, so che è un ragazzo che viene praticamente dal nulla, che è un duro lavoratore e questo mi sprona a fare ancora meglio.

In cosa può aiutarti l’America nel diventare un giocatore migliore?

Penso di non essere minimamente vicino alle capacità tecniche e fisiche a cui voglio arrivare. Spero di cambiare completamente il prossimo anno come giocatore, spero di diventare fisicamente migliore ed è anche per questo che vado in America, perché sono rimasto un po’ indietro rispetto ai miei coetanei.

In che senso rimasto indietro?

Perché ho cominciato seriamente a fare pesi solo qui a Borgomanero, gli altri anni non li facevo, e so che posso diventare più forte fisicamente. E questo mi aiuterebbe anche a prendere più confidenza e a giocare anche di più uno contro uno. Per esempio, agli Europei contro lituani e serbi ho faticato.

Arriviamo quindi agli Europei, chiusi con un oro totalmente inaspettato. Quando avete realizzato che potevate arrivare fino in fondo?

Il nostro obiettivo principale era superare gli ottavi, visto che era da 12 anni che non succedeva. Quando l’abbiamo raggiunto, ci siamo detti che potevamo spingere e arrivare fino in fondo. Quello che il coach ci ha sempre detto è di dare il massimo e di non avere rimpianti e noi l’abbiamo ascoltato.

La partita con Israele è stata quella spartiacque, raccontaci come avete rimontato 18 punti e siete arrivati in semifinale.

In quei casi non c’è molto da fare, devi abbassare il culo e iniziare a difendere, pressare a tutto campo e rubare più palloni possibili, essere non sporco ma più aggressivo.

Rispetto all’Europeo che livello ti aspetti in Ncaa?

Mi aspetto un livello molto, ma molto più alto, ma secondo me l’Europeo mi è servito perchè sono cresciuto molto come giocatore, ho imparato molto sia dagli avversari che dall’allenatore.

Questo Europeo ha avuto anche uno strascico polemico visto che una squadra composta per metà da ragazzi di colore è stata il bersaglio dell’idiozia razzista sui social. Come hai vissuto questi insulti?

Io guardo i social, ma non è che i commenti delle altre persone mi toccano, cioè non mi importa. Non ci sono rimasto così tanto male come forse i miei compagni, e dico forse perché non so quanto in effetti abbiano dato loro fastidio. Alla fine quelli che erano in campo eravamo noi e l’unica cosa da fare era dimostrare a tutti quanti che ce lo siamo meritati

Ti ha stupito vedere questo odio nei confronti di ragazzi di 19-20 anni che giocano con la maglia azzurra?

Forse me l’aspettavo, anche se non del tutto, io son sempre stato dall’altra parte, nel senso che non è mai capitato a me ma ad altre persone e, quando succedeva ad altre persone, pensavo solo che fossero pensieri sbagliati e non mi sono mai chiesto come avrei reagito. Ma ora che è successo anche a me, non l’ho presa troppo male

Facciamo un salto in avanti. Hai finito la tua carriera in NCAA, sarai felice se è successo cosa?

Sarò felice se sarò rimasto in America a giocare in Nba. Voglio giocarmi l’Nba fino in fondo.

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