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Alabama, il Call of Duty della Division I

Alabama bench
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 16 Feb, 2021

Se la pallacanestro di Alabama fosse un videogioco, sarebbe Call of Duty, uno sparatutto. In una SEC di squadre che proprio non brillano per organizzazione di gioco, i Crimson Tide si distinguono dagli altri, imponendosi per solidità difensiva (2° Adj. Defense della nazione per KenPom) e con un attacco scintillante e pieno di armi.

Settimi nella Preseason Poll della conference, noi di BN eravamo più fiduciosi e li avevamo indicati invece come terza forza. Nessuno però s’immaginava che sarebbero stati in lotta per i primissimi seed del Torneo Ncaa, grazie a un record di 11-1 nella conference.

Un attacco scientifico

Nella modalità “Sopravvivenza” di Call of Duty, alla fine di ogni ondata, il personaggio può correre nella mappa alla ricerca di una postazione dove ricaricare e scegliere nuove armi. Il database è infinito. Dopo qualche esperimento d’inizio stagione, l’attacco di Alabama assomiglia sinistramente a questo database: possono farti male in ogni modo e con tutti i giocatori in campo. Spostare Herb Jones nel ruolo di playmaker è stata la chiave per liberare il potenziale assurdo di una squadra profondissima e che ha sette dei primi otto giocatori per minuti giocati che tirano, come minimo, con il 33% da tre.

Alabama impone un ritmo folle (74.3 di Adj. Tempo, 9° in D-I), cerca di tirare nei primissimi secondi della nazione e, se può, lo fa con una tripla (il 40.5% delle conclusioni arrivano dall’arco). Contro la difesa schierata, il mantra è il penetra e scarica con quattro giocatori che sanno tirare, attaccare un closeout e passare il pallone, col lungo che può giocare uno short roll e passare la palla in angolo.

Coach Nate Oats ha una laurea in matematica e ha applicato un modello scientifico per vincere le partite, ma i gradi di libertà con cui la sua squadra gioca sono maggiori rispetto a quelli del grande modello di pallacanestro scientifica della Nba, ovvero gli Houston Rockets quand’erano targati James Harden.

Distribuzione Tiro Alabama

Il concetto di partita perfetta secondo Alabama

Lì c’era un solo ball handler in grado di sobbarcarsi l’intero peso della produzione offensiva in un attacco monotematico, noioso ma molto efficiente. Alabama, invece, ha una serie di giocatori versatili, capaci di leggere gli aggiustamenti della difesa e di prendere decisioni veloci, creando un vortice fatto di tagli, blocchi e passaggi che porta sempre un giocatore ad essere libero. Un attacco così esplosivo che conta due partite sopra i 90 punti e altre due sopra i 100 (i 115 contro Georgia sono record dell’università).

L’eredità di Kira Lewis è stata divisa in tanti piccoli Horcrux come l’anima di Voldemort. Ad inizio stagione, pensavamo che Jahvon Quinerly avrebbe calzato facilmente le scarpe dell’ex guardia di Bama, invece abbiamo assistito all’evoluzione di Herbert Jones, il quale ha espanso il proprio ruolo di leader, da emotivo a tecnico. Spesso è lui che inizia l’azione, mettendo già in crisi le difese avversarie. Insieme a Quinerly è l’unico ad avere la licenza di sparare da tre dal palleggio (segna col 52.8%) e soprattutto ha un Assistt Rate paragonabile a quello di giocatori come Andrew Nembhard, Kihei Clark, Jalen Suggs e Matt Coleman (20.1, qualche punto percentuale in meno ai citati). Un’annata da All-American che forse gli frutterà il premio di giocatore dell’anno della SEC. 

 

Poi c’è l’immancabile John Petty, uno dei migliori tiratori dell’intera Ncaa (39.6% su 6.6 conclusioni a partite), capace di colpire in tutti i modi, anche con la mano in faccia.

Ma non è solo questo. Ha capito come sfruttare le attenzioni che la difesa riserva alle sue doti balistiche: spesso lo vediamo tagliare a canestro perché le difese gli negano l’uscita dai blocchi. Il risultato è che tira con il 69.6% al ferro con molte conclusioni assistite (ben 35.9%, un numero altissimo) e la qualità dei suoi tiri è tra le migliori della nazione, arrivando anche a partite da 110 di eFG%. Non è un passatore preciso, ma è in grado di rubarti l’occhio con passaggi spettacolari ed è comunque funzionale all’attacco stile frullatore di Alabama.

Per il resto, c’è una pletora di giocatori interscambiabili che porta il proprio mattoncino. Jaden Shackleford è cresciuto tantissimo in termini di costanza e solidità all’interno della partita. I numeri sono in linea o addirittura in peggioramento rispetto al 2019-20, ma il loro peso è di un altro livello, soprattutto se parliamo di playmaking.

I numeri del 2019-20

I numeri di quest’anno. La qualità dei tiri si è abbassata di poco, ma i numeri di assist e di possessi “buoni” sono tutti in aumento

Josh Primo è partito da freshman riclassificato e ora è un titolare e un tiratore di striscia pazzesco (42.4% da tre). Keon Ellis è una scarica di energia dalla panchina: è il miglior penetratore della squadra (67.9% al ferro) e la rimonta contro Missouri ha molto di suo. Alex Reese ha fatto un grande salto di qualità: è vero che è il tiratore più discontinuo (25.8%), ma in termini di blocchi, letture veloci e rimbalzi sta mettendo una pezza all’assenza prolungata di Jordan Bruner. 

Il grande “deluso” è Quinerly: è stato per molto tempo un corpo estraneo nel sistema a pochi tocchi e molto letture dei Crimson Ride, trovando sostanza solo ultimamente nel suo nuovo ruolo da sesto uomo. È l’uomo dei finali caldi: contro Mississippi State ha creato l’azione del tiro della vittoria e contro South Carolina, senza Herbert Jones fuori per un problema alla schiena, si è caricato il peso dell’attacco sulle spalle.

 

La difesa come arma definitiva

L’approccio scientifico di Oats non si ferma all’attacco, ma ha pervaso anche le scelte difensive: questa azione nella partita contro South Carolina ne è un grande esempio.

Alabama ha la seconda migliore difesa in assoluto e la prima della SEC senza avere grandissimi difensori nel roster, senza un centro che pattuglia l’area, senza pressare a tutto campo o giocare a zona.

La difesa blue collar coniata ai tempi di Buffalo è fatta di pura abnegazione, d’incessanti movimenti a elastico per colmare l’assenza di un centro, negare le triple e mandare il giocatore a schiantarsi in area in mezzo ad una foresta di braccia. L’ampia rotazione porta sempre ad avere giocatori freschi capaci di mettere sotto pressione gli avversari, ma molto passa dai miglioramenti di alcuni singoli.

La strategia difensiva dei Crimson Tide si sviluppa su due linee: gli aiuti che arrivano dagli esterni sulla prima penetrazione e, se viene battuta, dalla squadra che collassa in area. Reese è il perno sulla quale collassa. Come un muscolo poi i vari esterni si riaprono a negare le triple o a contestarle (concedono il 28.5% da tre).

Concedono però tanti rimbalzi offensivi: un difetto strutturale, perché Bruner non è un rimbalzista vero e gli altri lunghi del roster sono acerbi (Keon Hylton-Ambrose) o infortunati (Alex Tchikou).

Un sistema con delle fragilità

L’onda lunga di questo dominio in SEC potrebbe portare Alabama a conquistare uno dei primi seed alla March Madness, ma i Crimson Tide hanno due difetti molto evidenti che possono pesare a marzo.

Il primo è l’approccio alla partita: contro Missouri e Oklahoma sono partiti malissimo, molto contratti in attacco, non sono riusciti a trovare il loro consueto ritmo ed è stata una cosa che si è ripercossa per il resto della garaa. Contro Arkansas, LSU e Kentucky, invece, hanno iniziato con la mano calda da tre e non si sono mai fermati.

Il secondo è più profondo. Le due già citate sconfitte con Missouri e Oklahoma hanno mostrato una falla evidente nel sistema di Alabama: la difesa non deve raddoppiare, altrimenti entra in rotazione troppo presto e squadre esperte come i Tigers e i Sooners ne approfittano troppo facilmente. Accettare che Tilmon ti domini al ferro, ma non lasciare che i vari Smith e Pinson entrassero in ritmo poteva essere una soluzione più redditizia. Una strategia del genere potrebbe pagare anche contro possibili avversarie al Torneo come un’onesta Indiana che però ha Trayce Jackson-Davis come perno, ma anche due mid-major come Winthrop e Loyola-Chicago che hanno in D.J. Burns e Cameron Krutwig due lunghi di peso.

Se riuscirà ad aggiustare queste crepe, i Crimson Tide avranno tutte le carte in regola per approdare al secondo weekend di marzo (cosa che non accade dal 2004). Nate Oats è arrivato, forse con qualche anno di anticipo. Alabama è pronta a stupire con il suo gioco psichedelico. Tenetevi pronti.

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