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Renè D’Amelio: ‘In California sognando la March Madness’

Autore: Paolo Mutarelli
Data: 18 Ago, 2025

Doveva essere nei dodici che hanno vinto l’europeo Under 20 a Creta un mese fa e invece Renè D’Amelio si è accontentato di viverlo a distanza a causa di un infortunio al ginocchio. Ala classe 2005, nato a Ivrea e cresciuto cestisticamente al College Borgomanero con i suoi grandi amici Francesco Ferrari e Andrew Osasuyi, D’Amelio fa parte del gruppo di ragazzi italiani che stanno partendo in questi giorni per l’America. Per lui la destinazione è Riverside, cittadina a sud est di Los Angeles dove si trova Cal Baptist, università della WAC.

Con D’Amelio abbiamo parlato dell’ambiente di Borgomanero, in parte simile a quello che vivrà in America, dei suoi obiettivi e anche dello splendido oro vinto dai suoi coetanei.

Raccontaci il tuo percorso nel basket che ha visto come ultima tappa il College Borgomanero, che è uno dei posti più particolari in Italia.

Prima di arrivare a Borgomanero, ho iniziato a Ivrea, la mia città natale. Ho fatto un anno alla Lettera 22, il mio primo anno di pallacanestro. Ho iniziato un po’ tardi, verso i 14-15 anni, e pochi mesi dopo ho fatto subito un torneo dove ho giocato con Borgomanero, era l’EBL U-14. Da lì in avanti ho fatto diversi allenamenti con loro e quell’estate mi presero. All’inizio era dura, ero piccolo, la prima volta lontano da casa ad abitare con altre persone. Era solo il mio secondo anno di basket ed era complicato vedere gli altri che erano un po’ più bravi di me. Fino a metà del primo anno ero titubante nel rimanere ma, dopo che ho conosciuto bene i miei compagni di casa, mi sono trovato benissimo. É stato come trovare una famiglia, non volevo più tornare a casa, ero felice.

Il primo anno è andata così e così, poi andando avanti sono arrivate le vittorie nel regionale e la prima convocazione in nazionale nel 2018 che mi ha fatto capire che il basket era la mia strada. Sono andato in nazionale con soli tre anni di pallacanestro sulle spalle ed ero sotto di un anno perché ero con i 2004. C’era anche un mio compagno, Francesco Ferrari. Il primo anno siamo stati sempre insieme, giocavamo insieme e vivevamo nella stessa casa insieme, e anche lui mi ha aiutato. È stata una bella esperienza, anche con tanta paura perché erano tutti bravissimi. Il College mi ha sempre aiutato a conoscere la pallacanestro, la passione, la curiosità e tutto quello che so adesso. E abbiamo raggiunto tanti risultati attraverso una squadra che negli anni è diventata una famiglia, eravamo uniti.

Raccontaci un po’ com’è il mondo a Borgomanero che è una realtà giovanile simile al college, che aria si respira? 

Io amo i paesini, non mi piacciono tanto le città grandi. Quindi per me si respirava un’aria di serenità. É un paesello quindi più o meno conoscevi tutti. É una realtà più concentrata, per andare a scuola ci metti 15 minuti a piedi, veramente un ambiente tranquillo e socievole. So già che mi mancherà tanto perché io sono un ragazzo tranquillo e mi piace avere il posto tranquillo dove esci di casa e trovi le panchine, i vicini. Però ora andando in California mi dovrò abituare, ma mi adeguo facilmente alle situazioni. In questi anni avevo scuola la mattina, poi all’inizio mangiavo a casa e poi, da quando hanno costruito la clubhouse, mangiavo vicino al campo prima dell’allenamento. Poi allenamento e la sera uscivi con i compagni.

L’idea di andare in NCAA è nata in nazionale, dove hai giocato con molti ragazzi che sono già di là come Michelangelo Oberti o Timoty Van Der Knaap?

No, l’America io la sogno fin da quando ero piccolo. C’è sempre stata nella mia testa. Poi conoscendoli, sapendo che erano già lì, gli ho chiesto consigli. Ho parlato principalmente con Emmanuel Innocenti e con Timoty. Mi hanno detto che l’esperienza è bellissima se trovi il posto giusto per te, è proprio un’esperienza da prendere al volo. Mi hanno spinto, mi hanno dato la motivazione per farlo.

Com’è andato il processo di reclutamento? Seguivi già l’NCAA o l’America per te era più NBA?

Quando ero in nazionale con l’Under 18 sono arrivati i primi contatti tramite Instagram. Visto che ero piccolo, non davo ancora troppo peso a questo interesse. Non sapevo cosa volevo, mi sembrava presto. Poi nell’ultimo anno, grazie al mio agente attuale, le cose si sono intensificate: gli ho detto che volevo andare lì, sono arrivate le offerte e lui ha messo più attenzione a quelle americane che a quelle europee, senza però snobbare niente, volevo comunque mantenere tutto aperto. Il mio rapporto con il basket in America in realtà nasce con l’high school: vedevo sempre i video della prep school di Jalen Green, mi piacevano i loro video. Andando avanti ho visto l’NCAA ma l’NBA è sempre stato il mio punto di interesse maggiore. Quest’anno, giocando in giro, vari allenatori, sia chi mi allenava o chi veniva da fuori, mi dicevano che il mio modo di giocare è più americano.

Perchè hai scelto Cal Baptist? Non sei andato a fare la visita lì giusto? 

No, la visita purtroppo non l’ho fatta perché non ho avuto tempo, ma ho fatto tante videochiamate. Ho parlato molto con i vari coach, anche con un mio compagno di squadra di quest’anno. Non è stata la prima scelta che mi ha contattato però, con l’aiuto del mio agente, ho aspettato per vedere chi fosse veramente interessato. Man mano abbiamo cancellato le opzioni che non ci piacevano ed è rimasta Cal Baptist, che mi sembrava essere la scelta migliore. Hanno una struttura veramente spettacolare e avevano molto interesse per me. Non è stata una scelta facile, ma mi sembrava la più interessante.

Quale è stato il fattore decisivo che ti ha convinto ad andare lì? 

Come vedono il mio gioco. In Italia ho sempre giocato da interno, io vorrei dimostrare di poter giocare da esterno. Non ho mai avuto l’occasione, lo voglio fare quest’anno. Le conversazioni con loro erano incentrate sulle strutture che hanno, sul loro programma e hanno dimostrato veramente tanto interesse.

 

Che tipo è coach Rick Croy e avete parlato degli obiettivi per la prossima stagione?

Il coach mi è sembrato un tipo molto sicuro di sé e bravo. Io con l’inglese me la cavo ma loro lo parlano velocissimo. Si è messo a disposizione in modo che riuscissi a capirlo molto meglio. Mi è sembrata un bel tipo, però non abbiamo ancora parlato precisamente della prossima stagione. Mi ha detto che la squadra sarà grossa e fisica, ma una volta che arriverò lì saprò tutto molto meglio.

Quando parti e in cosa ti laurei?

Parto il 20 agosto e come laurea ho scelto nutrizione. É una cosa che mi interessa, che faccio per me e su di me.

Arriviamo al NIL: ora le università hanno l’opportunità di pagare i giocatori direttamente. É stata una questione di cui avete parlato durante il reclutamento? 

La situazione che ha creato l’NIL è molto interessante per come me l’hanno spiegato. Ora dovrebbero anche pagarci direttamente le università, ma ancora non ne so niente. Confermo che sono soldi che in Europa neanche ci immaginiamo.

Cosa ti aspetti da questo primo anno? 

E’ difficile immaginare di partire a novembre e trovare subito venti minuti di spazio. La squadra è buona, la conference anche. Io lavorerò, cercherò il mio spazio, non mi è stato garantito nulla. Voglio aiutare il team, come ho sempre fatto, dare il massimo anche nella situazione più scomoda.

Nel lungo termine che tipo di giocatore vuoi essere e come vuoi cambiare il tuo gioco in America? 

Voglio acquistare sicurezza. Senti sempre le voci su di te e non dico che mettono paura, ma voglio avere più coraggio e più rispetto per me. Diventare più affidabile dal punto di vista offensivo. Il coach mi ha detto che appena arrivo in America mi devo mettere a lavorare sul tiro perché ha visto potenzialmente una crescita.

La schedule della stagione è interessante: la BYU di AJ Dybantsa, Colorado. Qual è la partita che aspetti di più? 

La prima partita giochiamo contro USC Upstate, che sono anche loro della California, e poi UC Irvine. C’è il derby con Leonardo Van Elswyk a Colorado ma non vedo l’ora di marcare AJ Dybantsa. Poi giochiamo anche contro Sacramento State: ci sarà Shaquille O’Neal e Mikey Williams. In conference c’è Utah Valley, che è comunque un’università abbastanza buona, e c’è Grand Canyon che è la squadra che solitamente vince sempre. Siamo arrivati terzi la scorsa stagione, l’obiettivo in quattro anni è farsi almeno un giro alla March Madness.

Parliamo dell’Europeo U20: eri in gruppo durante il ritiro e poi un infortunio al ginocchio ti ha fermato. Com’è stato vederli vincere l’Europeo?

Veramente bellissimo, più che altro perché so che gruppo è, è uno dei migliori in cui sono stato. Siamo tanti legati. Per me vedere Francesco Ferrari – mio compagno di stanza dal primo raduno nel 2018-  alzare la coppa è stata una gioia. Poi mi hanno chiamato, erano in campo dopo la finale, poco prima della premiazione. Vedere Osasuyi, altro mio compagno a Borgomanero, vincere questo titolo è stato bellissimo. Sono veramente orgoglioso di lui, ha fatto un percorso emozionante, è bravissimo. Il suo europeo è stato grandioso e ora viene anche lui in America.

Già nel raduno si respirava l’aria di vittoria?

Nessuno si aspettava di vincere. L’obiettivo era entrare nei primi otto. Io mi sono fatto male al ginocchio, sono stato fermo fino a pochi giorni fa e non sono potuto entrare nel roster finale, ma avevo la divisa e tutto. I miei compagni mi hanno subito scritto messaggi di incoraggiamento dopo l’infortunio e dopo ogni partita ci sentivamo in hotel. Quando siamo arrivati ai quarti, eravamo tutti felicissimi di aver raggiunto l’obiettivo. Da lì ci siamo gasati e ci siamo detti di arrivare fino in fondo. É stato più bello perché è stato inaspettato. Anche Gigi Datome mi ha scritto, una volta saputo dell’infortunio. Sapeva quanto io volessi essere lì ed è stato comunque bello aver fatto parte di questo gruppo, ci hanno tenuto a farmi vivere l’emozione della vittoria anche a me.

Arrivano all’ultima domanda: flash forward, sei all’ultimo anno in NCAA, noi ci risentiamo per un’altra intervista. Sei contento se è successo cosa?

Sicuramente partecipare alla March Madness, anche solamente partecipare sarebbe una grande gioia per me.

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