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‘We The North’, Raptors alla conquista dell’Est

Toronto Raptors
Autore: Nicola Garzarella
Data: 12 Gen, 2019

I Toronto Raptors sono ormai da anni stabilmente in lotta per i vertici della Eastern Conference. La franchigia canadese, pur migliorando stagione dopo stagione, non è mai riuscita però a fare quello step decisivo ai playoff dove i risultati sono stati sempre molto deludenti. Una sorta di enorme loop temporale, alla Bill Murray in “Ricomincio da Capo”, che spesso e volentieri si concludeva con la condanna definitiva imposta da LeBron James, giudice giuria e boia di speranze e sogni dei dinosauri. La partenza del “Prescelto” direzione Los Angeles ha però cambiato radicalmente la situazione; l’Est si è ritrovata all’improvviso senza un padre/padrone dopo più di 14 anni e tutti hanno deciso di iscriversi alla corsa al trono reso vacante dal Re. Masai Ujiri e Bobby Websters in quel momento hanno capito di trovarsi di fronte ad un’occasione potenzialmente irripetibile: diventare i dominatori di una Conference alla ricerca di nuovi equilibri.

L’addio di Casey e l’avvento di Nurse

Il primo passo che il Front Office fece nell’ottica di ristrutturare la squadra fu il più criticato da addetti ai lavori e tifosi. L’11 Maggio infatti i Raptors annunciano il licenziamento di coach Dwane Casey, da poco nominato COTY. Fatale all’attuale allenatore di Detroit la serie persa 4-0 contro i Cavs di un LeBron James in formato MVP; a nulla servirono i records centrati durante la Regular Season, la decisione era stata ormai presa.

Molti i nomi accostati alla panca canadese; da Stackhouse a Budenholzer ma alla fine venne scelto un profilo ai più sconosciuto: Nick Nurse. A metà tra la continuità e la rottura Nurse è stato vice di Casey per 5 anni dopo una lunga gavetta tra Regno Unito e G-League. L’ex coach dei Rio Grande Vipers si era messo in luce per aver contribuito a rivoluzionare l’attacco dei Raptors nell’ultima stagione rendendolo uno dei più efficienti dell’intera lega. Comprensibile dunque la scelta del duo Ujiri-Websters di puntare su qualcuno che conoscesse bene l’ambiente ma che avesse allo stesso tempo idee innovative e più in linea con le esigenze del basket moderno.

La rivoluzione di Ujiri

Toronto Raptors

Masai Ujiri, Presidente dei Toronto Raptors dal 2013

Una volta scelta la guida tecnica iniziarono le manovre per sistemare il roster. La squadra rimase intatta con la conferma di Fred VanVleet (autore di una grande annata da sesto uomo) e l’aggiunta di Greg Monroe al minimo salariale. Senza più James i Raptors erano pronti a giocarsi le proprie chances di Finals insieme a Celtics, Sixers e Bucks. Ujiri e Websters però avevano idee ben diverse; i due vertici del Front Office canadese rimasero perennemente vigili sul mercato attendendo un’occasione favorevole per migliorare una squadra apparentemente già molto competitiva.

Il momento giusto si presentò quando Kawhi Leonard, dopo una stagione vissuta ai margini degli Spurs, ratificò ai texani la sua volontà di lasciare l’Alamo alla ricerca di nuovi stimoli. I rumors furono anche in questo caso moltissimi ma alla fine i Raptors presentarono l’offerta che convinse Buford: DeMar DeRozan e Jakob Poetl vennero spediti alla corte di Popovich (insieme ad una prima scelta del prossimo Draft) mentre Leonard e Danny Green fecero il percorso inverso. La notizia, appresa a Toronto dai tweet del solito Wojnarowski, generò un mix di esaltazione per l’arrivo di uno dei migliori atleti della Lega e tristezza per l’addio DeRozan.

Il prodotto di USC era infatti un vero e proprio simbolo dalle parti dell’Air Canada Center oltre che leader assoluto per punti segnanti con la maglia dei Raptors; tutto questo però, oltre alle varie rimostranze sui social e a mezzo stampa, non lo salvarono dall’essere la pedina fondamentale che Ujiri sfruttò per raggiungere il suo scopo: aggiungere un giocatore top della Lega, infortuni permettendo, alla sua squadra. Dopotutto si sa, ogni rivoluzione porta con sè sacrifici e vittime eccellenti.

I nuovi Toronto Raptors

Kawhi Leonard è stato il grande colpo dell’estate dei Toronto Raptors. L’ex Spurs sarà UFA in questa Offseason, resterà in Canada?

Il neo coach sin da subito ha imposto la sua idea di basket basata principalmente su transizioni volte ad aprire il campo ai tiratori e una circolazione di palla veloce che si conclude con tagli forti al ferro oppure con consegnati volti a creare spazio alle triple di Lowry, Leonard o Green. Tuttavia Nurse ha dimostrato, e non potrebbe essere altrimenti con il roster che si ritrova, di non disdegnare gli isolamenti per sfruttare al meglio le doti offensive di Leonard, Kyle Lowry e Pascal Siakam. Proprio l’ex Spurs è la chiave di volta di molte situazioni offensive, la sua sola presenza spinge infatti le difese a raddoppiarlo o addirittura triplicarlo liberando spazio per gli altri giocatori dei Raptors. I suoi drive a canestro insieme a quelli di  Siakam sono tra le armi migliori della motion offense canadese.

Altra soluzione molto cavalcata, e parecchio redditizia, dall’ex coach dei Vipers è quella di sfruttare in maniera impeccabile Serge Ibaka. Il congolese naturalizzato spagnolo è diventato il centro titolare e i risultati sono stati subito ottimi. Abile sia nel rollare a canestro che nell’aprirsi sul perimetro, Ibaka ha un’ottimo mid range game che gli consente di essere pericoloso da praticamente qualsiasi spot offensivo aumentando l’imprevedibilità di Toronto non di poco. Il 30% da oltre l’arco non è, per il momento, un problema.

 

 

Altro fattore da tenere in considerazione quando si parla dell’attacco dei canadesi è l’apporto delle seconde linee. Non è un segreto come la panca dei Raptors sia tra le migliori di tutta l’NBA grazie sopratutto alla presenza di VanVleet (che spesso chiude in quintetto le partite), Delon Wright (rivelazione dello scorso anno) e OG Anunoby la cui versatilità offensiva e difensiva è indispensabile per Toronto. Un’altra delle intuizioni di Nurse è stata quella di affiancare Jonas Valanciunas al secondo quintetto. Il lituano prima dell’infortunio viaggiava su 13ppg e 7.2 rpg in appena 19 minuti di gioco, medie simili al suo massimo in carriera. Il suo innesto garantisce presenza sotto canestro e una varietà di soluzioni in post basso.

Tutti questi fattori sommati fanno si che i Raptors siano il settimo attacco (dato inflazionato dalle recenti prestazioni non esaltanti) della Lega per efficienza (111.8 di OFFRTG) con addirittura tre giocatori (Green, Ibaka e Lowry) nella top five dei migliori per OFFRTG tra tutti gli atleti della NBA.

Leggermente diverso il discorso per quanto riguarda la difesa. Attualmente, per ammissione dello stesso Nurse, i Raptors non hanno ancora espresso tutto il loro potenziale difensivo. La sensazione generale è che Lowry e compagni stiano ancora cercando una loro effettiva dimensione difensiva, trainati da due specialisti come Leonard e Green. Le possibilità sono pressoché illimitate; avere infatti a roster atleti del calibro di Leonard, Siakam e Anunoby garantisce a Toronto versatilità difensiva e capacità di cambiare senza troppi problemi su tutti i blocchi. Considerando un backcourt formato da Lowry e Green ci sono pochi dubbi riguardo al fatto che, quando le cose inizieranno a farsi serie, tutti alzeranno il livello ed allora sarà difficile per gli avversari.

L’evoluzione di Siakam

Un capitolo a parte merita Pascal Siakam. Il camerunese, scelto con la 27 al Draft del 2016, è stata l’ennesima scommessa vinta dal team canadese. Presentatosi come un atleta dalla grande fisicità con un’innata versatilità difensiva, Siakam in appena un anno e mezzo ha migliorato praticamente qualunque aspetto del suo gioco candidandosi seriamente al MIP. Oggi è una pedina irrinunciabile nello scacchiere dei Raptors; il #43 infatti ha ampliato moltissimo il suo bagaglio offensivo (15.3 ppg)  diventando un giocatore di 1vs1 temibile data la sua fisicità oltre che una minaccia non sempre trascurabile dal perimetro.

Abile a correre il campo e atletico, Siakam ha fatto notevoli progressi anche sotto l’aspetto del playmaking tanto da essere diventato un portatore di palla credibile che spesso inizia o conclude l’azione. Ci sono molti lati del suo gioco ancora piuttosto grezzi; il ventiquattrenne da Douala vive ancora di istinti sfruttando il suo strapotere fisico. L’idea generale è che l’ex New Mexico Aggies sia ancora nel pieno del suo sviluppo cestistico, un diamante grezzo che insieme ad Anunoby rappresenta un pezzo importante del futuro di questa squadra.

Time to rise

Attualmente i Toronto Raptors sono secondi ad Est con un record di 31-12 frutto di alcune prestazioni sottotono nel recente passato. Le sconfitte  maturate contro Magic, Spurs, Denver e Trail Blazers (tutte in trasferta) hanno minato un cammino che fino a qualche tempo fa era quasi immacolato. Lowry e compagni non hanno avuto difficoltà a imporsi come forza dominante a est, minacciati solo dai Milwaukee Bucks di un Giannis Antetokounmpo che sta viaggiando con medie da MVP. Al grido di “We The North” la squadra di Nick Nurse sembra pronta a travolgere una volta per tutte la Eastern Conference; parafrasando Game of Thrones questa volta “l’inverno è arrivato” e non ha intenzione di fallire ancora.

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