Quanto conta il tiro da 3 nella Nba contemporanea? E’ una domanda che probabilmente molti si sono posti, magari in modo diverso, nel corso degli anni. Abbiamo fatto un’analisi statistica delle prime 299 partite (dati aggiornati al 1/02/21 Ndr.) della stagione e ci siamo posti un interrogativo: se una squadra ha percentuali dall’arco migliori degli avversari, quante volte poi vince anche la partita? Se avete voglia, prima di andare avanti a leggere (sì, poi diamo la soluzione, quantomeno quella relativa alla stagione in corso) può essere divertente provare a ipotizzare una percentuale di vittorie.
Al momento, sulle 299 partite fin qui disputate, la squadra che ha tirato meglio da 3 ha vinto 220 volte, ossia il 73,5% degli incontri. Il dato numerico è abbastanza consistente e in estrema sintesi porta a pensare che tirare bene da 3 equivalga a mettere una seria ipoteca sulla vittoria finale. Scontato? In parte. E’ ovvio che tirare bene aumenta le possibilità di vittoria (così come avere buone percentuali da 2, prendere più rimbalzi o perdere meno palloni), però è interessante vedere qual è la proporzione tra vittorie e sconfitte. Insomma, se c’è uno sbilanciamento dell’importanza del tiro dalla lunga distanza, cosa che in effetti appare.
Analizzando più nel dettaglio i dati si nota come ci siano squadre che più di altre vedono le prestazioni dipendere dall’andamento del tiro da 3. Il caso più emblematico è quello l’Indiana di Domantas Sabonis, che è la formazione che ha vinto più partite di tutti pur tirando peggio dall’arco (7). New York, Chicago, Boston, Cleveland, Golden State, Portland e Orlando sono le vittime fatte dai Pacers, tutte squadre che avevano tirato meglio per percentuali, ma che alla fine hanno perso. Invece, in tre occasioni, Indiana ha perso il match nel quali aveva tirato meglio dall’arco. Il totale fa 10 partite su 20 in cui il risultato finale si è discostato dalle percentuali da 3. Un caso? Forse no.
Ci sono squadre ad esempio che non sono mai riuscite a vincere tirando peggio degli avversari e sono Atlanta e Minnesota mentre Brooklyn ci è riuscita solo di recente (il 27 gennaio peraltro contro Atlanta). E se per le prime due il dato può coincidere con formazioni non al top della Lega, per i Nets la statistica è più interessante. Verrebbe da pensare: ok, Brooklyn non vince se tira peggio, ma probabilmente quando tira meglio (cioè spesso visto il trio formato da Irving-Durant-Harden) la W è assicurata.
Non è così, infatti i Nets hanno perso quest’anno già quattro gare nelle quali avevano tirato meglio degli avversari dalla lunga distanza, contro Charlotte e Memphis e per ben due volte contro Washington. I Wizards sono una bestia nera per i Nets. Li hanno battuti il 3 gennaio tirando il 36.4% contro il 43.8 di Brooklyn. Ancora peggio due giorni fa, il 31 gennaio, quando nella sfida Russell Westbrook contro Kevin Durant (finita 149 a 146 per il primo), i Nets hanno perso nonostante uno scintillante 19/36 dall’arco (52.8%), contro un più modesto 12/39 di Washington (30.8%).
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— NBA on TNT (@NBAonTNT) February 1, 2021
Al contrario, ci sono due squadre che non hanno mai perso quando hanno tirato meglio degli avversari, ossia Utah e Dallas. Per queste due formazioni al momento vale quindi l’equazione: se hanno migliori percentuali da 3 la vittoria è assicurata. Interessante il fatto che Utah sia al momento la squadra che tenta più triple per gara (42.5)
E le altre? Tra chi è riuscito a vincere gare nonostante tirasse peggio, oltre alla citata Indiana prima della classe, ci sono Philadelphia e Portland (5 gare a testa) e poi Phoenix, Utah, San Antonio e Lakers con quattro partite. Il primato tra le squadre che hanno tirato meglio, ma alla fine perso, spetta a Chicago (6 gare) seguita da New York e Sacramento (5 partite a testa).
Ci sono parecchi disclaimer su queste considerazioni statistiche che andrebbero sottolineati. Il primo è che non abbiamo calcolato il volume di tiri. Facendo un esempio stupido, se una squadra fa 1/1 da 3 punti e l’altra 5/20, la percentuale condanna la seconda, che però ha messo a referto 15 punti contro 3. Va detto che sono rari i casi in cui una squadra tenta molte più triple dell’avversaria. Possiamo però fare alcuni ragionamenti sul distacco nella percentuale di realizzazione.
Statisticamente, in molti casi ha vinto la squadra che ha tirato peggio da 3, ma che in definitiva aveva registrato una percentuale dall’arco non così lontana da quella degli avversari. Insomma, è scontato che sia molto più difficile vincere tirando “molto peggio” da 3, fattore che implica la capacità di compensare una pessima prestazione con un altro tipo di efficacia. In stagione finora è accaduto soltanto in 23 partite sulle 299 disputate, il che rende quindi l’evento “raro”.
Scremando la classifica, quindi considerando solo le vittorie/sconfitte con un differenziale significativo (10 punti percentuali di scarto), alcune squadre scompaiono sia tra le vittoriose sia tra quelle battute. Utah e Phoenix ad esempio non hanno mai portato a casa una W tirando “molto peggio” degli avversari così come i Thunder non hanno mai perso tirando “molto meglio”. Paradossalmente, vista da questo punto di vista, la statistica potrebbe alla fine quasi ridurre l’importanza del tiro dalla lunga distanza, perché si traduce in un: nemmeno tirare molto meglio dall’arco rispetto all’avversario garantisce la vittoria.
Chi resta nel ranking? Ancora una volta primeggia Indiana con tre gare, che indica come evidentemente quello dei Pacers sia un trend o comunque un fenomeno che andrebbe approfondito. Seguono Oklahoma City, San Antonio, Lakers Philadelphia e Houston che per due volte in stagione sono riuscite a vincere tirando “molto peggio” da 3, mentre Minnesota, Cleveland, Chicago, Orlando e Washington sono formazioni che per due volte hanno perso pur tirando “molto meglio”. Non ci sono squadre invece presenti al vertice di entrambe le graduatorie.
Si tratta di statistiche che, una volta elencate, generano altre domande. E’ evidente che se il tiro non entra ma alla fine hai vinto la partita ci sono stati altri aspetti del gioco che ti hanno permesso di prevalere. Quali? Alcuni pesano più di altri? Analizzare tutte le partite è compito mastodontico, prendiamo come esempio per iniziare quelle in cui c’è stata una vittoria col più grande scarto percentuale.
Il caso principale l’abbiamo già citato ed è recentissimo. Brooklyn nella gara contro i Wizards ha tirato con 20 punti percentuali in più di Washington, ha preso più rimbalzi (55-48) e distribuito più assist (33-24). In compenso ha perso molti più palloni (17-7) e soprattutto ha concesso 72 punti in area segnandone solo 34.
Gli altri due casi con molto distacco nelle percentuali risalgono al 23 dicembre, forse non un caso nella partita di esordio, con le squadre meno rodate. Indiana ha battuto New York pur tirando 8/34 dall’arco (23.5%), mentre i Knicks hanno perso nonostante un ben più performante 12/28 (42.9%). Come è stato possibile? Balza agli occhi il 64 a 44 a rimbalzo a favore dei Pacers che evidentemente si è tradotto in seconde opportunità di tiro. Lo stesso giorno Philadelphia batteva Washington tirando 8/28 (28.6%) dalla lunga distanza, mentre i Wizards mettevano a referto 13 triple su 27 tentativi (48.1%). Anche in questo caso la lotta a rimbalzo ha premiato i Sixers, ma non in maniera schiacciante (57-49 alla fine) e in più Phila ha anche tirato meglio da 2, e tentato più liberi (tirandoli in maniera più precisa).
Per concludere negli ultimi dieci anni l’Nba si è innovata fino al punto di rivoluzionare il proprio gioco. Assistiamo a partite che si concludono a punteggio sempre più alto non per demeriti delle difese, bensì per degli attacchi che ormai lavorano per creare vantaggi appena superano la metà campo. Il simbolo di questo cambiamento è sicuramente Stephen Curry che ha ribaltato il paradigma di “buon tiro-cattivo tiro” e ha dato via ad una New Age di playmaker che possono segnare dal logo di metà campo. Per questo abbiamo chiamato questa nostra analisi “La Teoria Stephen Curry” perchè se nell’Nba contemporanea segnare da tre conta parecchio e il merito è soprattutto della guardia di Golden State.