Duke dietro la lavagna mentre Clemson e Georgia Tech festeggiano? Tutto vero. C’è una ACC sottosopra nelle pagelle della Week 4.
Clemson. Sette vittorie in sette gare, miglior partenza di stagione da ben 15 anni a questa parte. PJ Hall in formato superstar e un attacco che funziona a meraviglia: i Tigers fin qui hanno affrontato una sola squadra-materasso e infilato due vittorie in trasferta di gran peso in settimana con Alabama prima e Pitt poi. Tempi eccitanti in quel di Clemson e mercoledì arriva una sfida da urlo, ospitando una South Carolina anch’essa con record 7-0 (ma con un calendario meno impegnativo). Le due rivali non si erano mai affrontate da imbattute con più di tre vittorie a testa. Preparate i popcorn.
Georgia Tech. Chapeau Damon Stoudamire! Quando la posta in palio si alza, Georgia Tech piazza due colpi roboanti. Due upset in una settimana. Prima beffando Mississippi State con le sue stesse armi, solidità e concretezza. Poi il colpo da maestro contro Duke: Baye Ndongo è stato inarrestabile sotto canestro mentre il transfer da Florida Kowacie Reeves ha trovato la giornata al giusto chiudendo con 4 triple. Che I Yellow Jackets siano la rivelazione dell’ACC?
Boo Buie (Northwestern). È un senior al quinto anno e lo sta facendo vedere. La Big Ten non poteva partire meglio di così per Northwestern, con una vittoria contro la #1 del ranking Purdue. Una vittoria che dice come i Boilermakers non siano una corazzata imbattibile, anzi, ma che porta la firma di Buie. La guardia dei Wildcats ha giocato la sua migliore partita quando più contava. Ha chiuso con 31 punti, massimo finora in stagione, con 8/15 da due e 2/15 da tre ma soprattutto 9 assist e 0 palle perse.
RJ Davis (North Carolina). Dalla sconfitta con Villanova non ha perso un colpo: 30 punti con Arkansas e poi nell’ultima settimana due prove da 27 punti con Tennessee e Florida State. 15/27 da due, 10/25 da tre, 24/24 (!) ai liberi nei tre match. Insomma una vera macchina da canestri, un terminale d’eccezione per un attacco che sta funzionando in maniera eccellente dal punto di vista corale grazie anche all’ascesa di Elliot Cadeau in cabina di regia. Sarà tutta da gustare la sfida nella sfida con Tristen Newton di UConn in settimana.
Mountain West. Un’altra ottima settimana per i piani alti di questa mid-quasi-power conference. Ok, San Diego State si è salvata per un pelo in casa della modesta UCSD, ma ci sono anche Colorado State che ha già le sembianze di squadra che non mollerà mai la Top 25 (8-0, Colorado e Washington le ultime a cadere per mano sua), Nevada ancora imbattuta, New Mexico e Utah State con una striscia aperta di sei successi, coi primi che hanno umiliato l’odiata NMSU con 44 punti di scarto e i secondi che hanno battuto una UC Irvine temibile.
Trazarien White (UNC Wilmington). L’eroe mid-major della settimana è lui, con la sua doppia doppia da 27 punti e 10 rimbalzi in uscita dalla panchina che ha affossato Kentucky a Lexington. L’esplosiva ala dei Seahawks ha banchettato puntando i Wildcats in uno-contro-uno e finendo al ferro, mettendo anche un paio di jumper in step back come ciliegina sulla torta. Partita della vita o rivelazione autentica? C’è una stagione intera per scoprirlo…
Arkansas. Grazie a una folla mai vista prima alla Bud Walton Arena (record storico a 20,344 spettatori) peraltro rumorosissima, i Razorbacks riscattano le due brutte sconfitte contro Memphis e North Carolina e hanno la meglio su Duke vincendo 80-75- Il tutto senza uno dei migliori giocatori in stagione ossia Tramon Mark. Eroi di serata El Ellis e Khalif Battle. Occhio che se Arkansas si sveglia sono problemi per tutti.
Il weekend dei buzzer beater. Le vittorie sulla sirena sono il sale del college basketball e l’ultimo fine settimana ne ha fornito una scorpacciata. Ecco tutti i buzzer beater del weekend in ordine crescente d’improbabilità: Bostyn Holt (South Dakota contro Western Illinois), Jaedon LeDee (San Diego State contro UC San Diego), Jakorie Smith (Tarleton State contro UTRGV), Khalil Brantley (La Salle contro Penn), Emanuel Miller (TCU contro Georgetown), TJ Long (Vermont contro Yale).
Johni Broome (Auburn). Due doppie doppie abbondanti in settimana (30 punti e 13 rimbalzi, poi 21 e 13). Perché allora sta qui nel bel mezzo delle pagelle? Perché il suo valore è indiscutibile ma la scarsa mira ai liberi rappresenta un tallone d’Achille fatale per i Tigers. Il suo 1/7 con App State è costato caro e rischia di non essere l’ultima volta. Il lungo infatti sembra peggiorare anziché migliorare in quel fondamentale: ai tempi di Morehead State era sul 60% abbondante, l’anno scorso è calato al 56% e in questo primo scorcio di stagione ha il 51%.
Charleston. Pat Kelsey si è rimesso in carreggiata… in buona parte. Bene la vittoria con Liberty sul neutro di FAU e benissimo poi il primo tempo coi padroni di casa, i quali ospitavano il Field of 68 Tip-Off, salvo crollare nella ripresa e perdere con ben 16 punti di scarto. Considerando le difficoltà delle prime due settimane, poteva andare molto ma molto peggio di così. L’attacco ha iniziato a ingranare ma non è ancora frizzante come quello dell’anno scorso. C’è comunque tempo per raggiungere quei livelli prima della conference season.
Tennessee. “Abbiamo affrontato forse i tre migliori giocatori di post della nazione”, ha commentato coach Rick Barnnes dopo la terza sconfitta consecutiva. Zach Edey di Purdue, Hunter Dickinson di Kansas e Armando Bacont di North Carolina sono stati avversari ostici da affrontare per Tennessee, che ne è uscita con le ossa rotte. Come se non bastasse, contro i Tar Heels si è girata la caviglia di Dalton Knecht, il migliore dei Volunteers. Periodo nero.
Baba Miller (Florida State). Sarebbe – e in tutta probabilità ancora è – un prospetto da primo giro al Draft, ma fin qui non l’ha proprio dimostrato. O quasi. Nella gara persa con UNC lo spagnolo ha mandato segnali incoraggianti dopo le evidenti difficoltà mostrate nelle prime tre settimane, con un tiro dalla distanza in evoluzione (ora 9 su 21 da tre in stagione) da abbinare a un tipo di mobilità che raramente vedrete nel corpo di un quasi 7-footer dalle braccia lunghissime. Meglio, ma manca ancora qualcosa per poter dire “ci siamo”.
Michigan. Quattro sconfitte nelle ultime cinque partite sono un segnale preoccupante. La squadra fatica terribilmente in difesa e in attacco dipende molto (troppo) dall’umore e dalla vena creativa del sophomore Dug McDaniel, il quale peraltro il suo lo sta facendo. Emblema di questo momento di difficoltà sono le prestazioni del centro Tarris Reed, che è solo al secondo anno quindi ha qualche scusante, ma il cui apporto sui due lati del campo si sta facendo sentire.
Mohamed Wague (Alabama). Quanta fatica per il lungo dei Crimson Tides. Troppa fatica. L’ultimo a festeggiare è stato PJ Hall di Clemson, miglior giocatore di una partita che Alabama sembrava poter controllare. Non sono tanto i punti di Wague che mancano, ma la presenza in area, soprattutto difensiva. Il ragazzo ha delle attenuanti, visto che ha saltato gran parte della offseason a causa di un infortunio. Ma adesso il suo apporto serve come il pane. Alabama non perdeva in casa dal marzo del 2022.
Duke. Ahi, ahi Duke. Due sconfitte tirate in trasferta per i Blue Devils contro squadre al di fuori del ranking: passi la caduta contro un’Arkansas arrabbiata e vogliosa di rivalsa, ma perdere l’opener dell’ACC contro una Georgia Tech in completo rebuilding è un brutto segnale. C’è la parziale scusante dell’infortunio di Tyrese Proctor, fuori dopo appena un minuto, ma il resto della rotazione doveva fare qualcosa in più per supportare uno stoico Jeremy Roach da 40 minuti in campo.
Mississippi State. Due L di fila dopo aver iniziato con un bel 6-0 e, se ci basiamo sui numeri di KenPom, la peggior sconfitta della settimana è indiscutibilmente tutta sua: con Southern, #274 del ranking, i Bulldogs avevano il 99% di possibilità di vincere ma hanno finito per cedere in casa propria per 60-59 senza segnare un misero punto negli ultimi 4:28 minuti. La difesa mette sempre insieme numeri invidiabili (#3 su KenPom) ma l’attacco è assolutamente orrido. Fuori dalla Top 25 di volata e chissà se ce la rivedremo mai quest’anno.
Big East. Settimana davvero negativa per la metà nobile della conference che, con l’eccezione di Creighton corsara (+29 con Nebraska!), ha fallito ripetutamente. La pecora nera è Villanova, capace di ripiombare in una discreta crisi perché semplicemente non riesce a battere le altre formazioni di Philadelphia: all’umiliazione casalinga con Saint Joseph’s è seguita la beffa con Drexel in volata. Anche Xavier non riesce a decollare e, se perdere con Houston è comprensibile, lasciare la W a una Oakland #145 di KenPom certo lo è molto meno. Marquette non sorride dopo una sconfitta di 11 punti coi rivali di Wisconsin, che appaiono in ascesa. UConn ha mancato una grande opportunità in casa di Kansas ma almeno ha ancora appuntamenti di non-conference importanti sui quali concentrarsi nelle prossime due settimane (North Carolina e Gonzaga). Insomma, la conference sulla carta è d’élite come non mai ma deve fare qualcosa di più per dimostrarlo.