L’Nba ridisegna ogni volta il suo panorama tra febbraio e marzo durante il periodo della Trade Deadline. Squadre che smobilitano definitivamente e squadre che provano a fare il definitivo salto di qualità nella lotta al titolo. Se alla prima categoria appartengono gli odierni Orlando Magic, alla seconda appartengono sicuramente i Miami Heat che si sono mossi con enorme intelligenza sul mercato e, dopo la splendida corsa dell’anno scorso, ripresentano la loro forte candidatura al trono dell’Eastern Conference.
La stagione degli Heat
Come tutte le squadre che hanno pernottato più giorni nella Bolla Disney di questa estate, i Miami Heat sono partiti a rilento, acciaccati e fondamentalmente non sono mai stati al completo. Goran Dragic è ancora fuori, Jimmy Butler è appena rientrato, il Covid si è messo di mezzo facendo giocare per alcune partite addirittura Gabe Vincent e Max Strus e tutti noi sappiamo come Erik Spoelstra abbia un feeling migliore con la postseason che con la stagione regolare.
I problemi di una rotazione corta, l’assenza di una guardia che attacca il ferro come il Dragone sloveno e il conseguente spostamento di Tyler Herro da uno dei leader della second unit a creatore principale del quintetto sono stati le principali cause di un attacco che non riesce a creare facili soluzioni per segnare (24° della Lega, 108.0 ). Una difficoltà che si ritrova anche nel clutch time: gli Heat sono i terzi per partite giocate ma 22° per NetRtg a causa del penultimo attacco Nba in questa situazione (96.2 di OffRtg).
Per questo nelle ultime settimane circolavano in maniera sempre più insistita le voci di un interessamento nei confronti di Kyle Lowry. Il play di Toronto avrebbe portato una dose di creazione, tiro da tre, esperienza e sapienza difensiva che ben si inseriva nel contesto degli Heat, senza alterare gli equilibri dello spogliatoio per via della sua amicizia con il leader James Butler.
Oladipo per sfidare Brooklyn
Alla fine il pacchetto chiesto da Masai Ujiri, POBO dei Toronto Raptors, era troppo esoso per le possibilità di Miami (o di chiunque altro nella Lega, visto che, poi, Lowry è rimasto ai Raptors) e quel vecchio volpone di Pat Riley (in procinto una serie tv sui suoi Lakers dello Showtime) potenzialmente più redditizia: Victor Oladipo in cambio di Avery Bradley, Kelly Olynyk e un draft swap. Insieme all’ex Oklahoma City, sono arrivati in altre trade il tiratore Nemanja Bjelica da Sacramento (Chris Silva e Moe Harkless a fare il giro inverso) e Trevor Ariza dai Thunder.
L’ex Indiana, in scadenza quest’estate, sembra essere il colpo perfetto per Miami se riuscisse a recuperare al 100% la precaria condizione fisica. Capace di creare dal palleggio per sé e per gli altri (nella sua ultima stagione per intero, 30.1 di Usg% e 21.2 di Ast%), Oladipo può essere l’ennesimo playmaker in una squadra che può contare Bam Adebayo, Butler e Andre Iguodala nel roster. Nonostante non sia un tiratore eccezionale (34% in carriera), l’atletismo e l’attività lontano dalla palla lo rendono una minaccia in situazione di taglio e, soprattutto, Miami sembra essere la squadra meglio attrezzata per provare quantomeno a rendere la vita difficile all’attacco al completo dei Brooklyn Nets.

Li abbiamo ancora visti poco (186 minuti), ma già fanno paura
Immaginatevi Butler, Oladipo e Iguodala sui Big Three di Brooklyn e Bam Adebayo a fare da solo la seconda linea difensiva. Senza dimenticare la possibilità di spendere per qualche minuto l’esperienza di Trevor Ariza e Dragic e dell’atletismo del rookie Precious Achiuwa. Certo, sono molto corti e l’età per qualcuno, la storia medica per altri non dà la certezza che arrivino sani a maggio, però, variabili a parte, la struttura c’è. Per anni le pretendenti al titolo hanno dovuto creare i propri roster su misura dei Golden State Warriors dei Big Three e stavolta la sfida e trovare una difesa capace di marcare Durant, Irving, Harden e un tiratore come Joe Harris senza, nello stesso tempo, perdere la capacità di creare gioco in attacco.
Miami sembra essere la più attrezzata, insieme ad una Milwaukee che può contare su una rotazione più corta ma di indubbia validità (Antetokounmpo-Middelton-Holiday). I Se sugli Heat sono tanti, a partire dalla condizione fisica (nonostante sembra che Dragic sia prossimo al rientro), ma Pat Riley ha, di nuovo, messo il suo protetto Spoelstra nelle migliori condizioni per provare un’altra volta l’assalto alle Finals. Dopo quarant’anni, l’ex coach dei Lakers è ancora sulla cresta dell’onda, ridisegnando lo skyline di Miami a suo piacimento.