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March Madness, le pagelle dei primi due turni

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 21 Mar, 2023

Dalle favole di Princeton e FDU ai disastri di Purdue e Iowa State: ecco le prime pagelle della March Madness con due turni in archivio.

 

Princeton. Mai vista una #15 che gioca con un’autorità del genere. Le fondamenta di Carril, le innovazioni di Henderson e l’unicità di Evbuomwan: decenni di pallacanestro che convergono in una settimana perfetta.

Fairleigh Dickinson. Definito l’upset più grande di sempre, quella contro Purdue è una partita da vedere e rivedere. Se non altro per cercare di capire come la squadra più bassa della Division I sia riuscita a vincere.

Drew Timme (Gonzaga). Con un altro ventello sarebbe il primo giocatore con 10 partite con 20+ punti nella storia del Torneo. Storico è l’unico aggettivo adatto per il baffone degli Zag.

 

UConn. Adama Sanogo martella le difese, Donovan Clingan chiude la saracinesca quando entra e Jordan Hawkins spezza le partite. Debordanti su entrambi i lati.

Amari Bailey (UCLA). Senza Jaylen Clark, è esploso. Bravissimo a chiudere al ferro e garantisce una seconda opzione di playmaking, oltre che una grande difesa.

Johnell Davis (FAU). Primo giocatore a mettere insieme almeno 25 punti, 10 rimbalzi, 5 assist e 5 recuperi alla March Madness, non il primo però a farsi scappare un “m…” in diretta televisiva. In ogni caso, un mito.

 

Houston. La prova di forza con cui hanno ribaltato la partita contro Auburn (-10 all’intervallo, +17 alla fine) è stata impressionante. Se ci credono, diventano ingiocabili.

Creighton. Zitta zitta è una delle squadre più in forma di questo Torneo: il talento, l’amalgama e la capacità di alternare protagonisti di giornata sono quelli giusti per un viaggio alle Final Four.

Markquis Nowell (Kansas State). Inarrestabile, il playmaker, autore di 44 punti e 23 assist in due turni. K-State doveva arrivare ultima nella Big 12 ma è l’unica della conference oltre a Texas ancora in corsa.

 

Tom Izzo (Michigan State). Quindici Sweet 16 per un allenatore che da sempre tira fuori il meglio dei suoi a marzo, capaci di battere una squadra tosta come Marquette senza una delle sue armi migliori, cioè il tiro da tre.

Jalen Pickett (Penn State). Contro Texas è stato troppo nervoso, ma la prova contro Texas A&M è stata maiuscola e alla fine i Nittany Lions sono riusciti a stupire anche alla March Madness.

Kennesaw State. Per 30 minuti han fatto tremare una squadra da Sweet 16 come Xavier. Purtroppo sono crollati nel finali, ma Chris Youngblood torna anche il prossimo anno.

 

Tennessee. Aver eliminato Duke meriterebbe voto migliore ma la pallacanestro giocata dei Vols non è orrenda, di più. Menare come fabbri può far parte del gioco, ma se c’è solo quello…

Isaiah Wong (Miami). Una partita da spettatore non pagante contro Drake e una da supereroe contro Indiana. Da lui dipende il futuro degli Hurricanes.

Brandon Miller (Alabama). Sufficienza scarsissima, ottenuta solo grazie a circostanze favorevoli: nullo al primo turno, giusto decente al secondo ma Bama non ne risente minimamente. Per ora.

 

Kansas. Forse Bill Self avrebbe rischiato KJ Adams con 4 falli un po’ prima. Non una delusione vera e propria, ma perdere dopo esser stati sopra di 11 a dieci minuti dalla fine fa male.

Jalen Hood-Schifino (Indiana). Il talento c’è, ma l’emozione ha avuto la meglio su di lui alla March Madness. I 19 punti contro Miami sono arrivati quasi tutti a partita ormai finita.

Tyler Kolek (Marquette). Grande leader per tutto l’anno e grande delusione del Torneo: 15 punti in due partite con 5/19 al tiro, 9 perse di cui 6 sciagurate con MSU, gara in cui tra falli e brutte scelte è stato un non fattore.

 

Kyle Filipovski (Duke). Come Kolek ma pure peggio, da leader a palla al piede: 8/23 al tiro con 0/6 da tre in due partite, non bastano le botte prese per giustificare la confusione con cui ha giocato contro Tennessee.

Antonio Reeves (Kentucky). Tshiebwe dovrebbe chiedere i danni per come è stato sprecato il suo strapotere fisico. E il primo a dargli dei soldi dovrebbe essere Reeves, buco nero totale con K-State con 1/15.

Kris Murray (Iowa). Voto al Torneo, non alla stagione. Nella sfida tra Iowa e Auburn doveva essere l’unico giocatore da NBA in campo. Ma il suo posto l’ha preso Johni Broome.

 

Kihei Clark (Virginia). Un passaggio scellerato per perdere la gara e chiudere la carriera in maniera pessima. Becca un 3 anziché un 2 perché è stato la definizione di class act per tutto il dopopartita.

Keyonte George (Baylor). Eccone uno le cui quotazioni Draft di certo non saranno in ascesa grazie alla March Madness: 2/9 da due e 1/10 da tre in due gare. Il grande flop di un backcourt altrimenti eccellente.

Wade Taylor (Texas A&M). Una stagione in grande crescita che si è schiantata sulla difesa di Penn State. Spaesato a tal punto da tirare 2/15 dal campo. Decisivo, ma al contrario.

 

Arizona. Voto che dipende più dalla voglia messa in campo che non dal risultato della gara con Princeton. Il biennio di coach Lloyd rimane ottimo, ma c’è da resettare tutto in quanto a mentalità nei grandi appuntamenti.

Purdue. Avere un centro dominante di 2.24 marcato da un’aletta di 1.95 e non riuscire a dargli palla è criminale. A marzo tutto può succedere (eccetera eccetera), ma la sconfitta contro FDU non ha alcun senso cestistico.

Iowa State. 41 punti a fine partita da favoriti. Lo ripetiamo: 41 punti a fine partita da favoriti. Basta così.

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