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Johnny Davis, giustiziere di Purdue e re della Week 9

Autore: Redazione BasketballNcaa
Data: 10 Gen, 2022

Le pagelle della Week 9 iniziano obbligatoriamente con Johnny Davis, sempre più in forma da POY nazionale e autore di due prestazioni straordinarie con Purdue e Iowa.

 

Johnny Davis (Wisconsin). Con Maryland ha sparacchiato un po’, cosa rara per lui, mettendo comunque insieme un bottino onestissimo da 19 punti e 7 rimbalzi. Il 10 in pagella se lo merita comunque per quanto fatto nelle precedenti due gare settimanali: 37 punti, 14 rimbalzi, 3 assist nell’upset in casa di Purdue e 26/9/5 nella vittoria su Iowa. Numeri strabilianti contro avversari eccellenti, mostrando sempre gran pulizia tecnica, ampio ventaglio di scelte offensive, clutchness e intensità. Non c’è (ancora?) un chiaro favorito per il POY nazionale ma, almeno per noi, dovrebbe essere proprio Johnny Davis a occupare la pole position. Perché se i Badgers sono 4-1 nella Big Ten e 13-2 in stagione, il merito è soprattutto suo.

Max Abmas (Oral Roberts). Da uno scorer che domina nella high-major, Johnny Davis, passiamo a quello che dall’anno scorso impazza nel regno delle mid. Il funambolo di ORU ha messo insieme numeri da videogioco nelle vittorie su St. Thomas e Western Illinois: 38 punti nella prima, 32 con 11 assist (career-high, quest’ultimo) nella seconda per un complessivo 21 su 47 dal campo e 19 su 21 ai liberi. Nella Summit League gli si può solo prendere la targa: 27.5 punti di media in 6 gare di conference finora coi Golden Eagles che vantano un record 5-1.

Clarence Nadolny (Texas Tech). La faccina che ride qui sopra è del coach che l’aveva reclutato, ma è Mark Adams quello che gli sta permettendo di sbocciare. Per necessità, più che altro: TT ha infatti avuto due impegni settimanali da affrontare senza i suoi due leading scorer, il che ha aperto le porte del quintetto al francese. Già ottimo nella sconfitta a testa alta con Iowa State, ha poi avuto il suo breakout game in una vittoria di gran rilievo su Kansas (17 punti). Un cagnaccio instancabile sulle due metà campo che ora comincia anche a trovare la via del canestro. È suo il volto-copertina di una Texas Tech che non molla mai e che può stare fra le grandi del college basketball grazie alle sue tante risorse in panchina.

TyTy Washington (Kentucky). Wheeler non c’è e TyTy balla. E fa ballare gli altri. Certo, Georgia non sarà il più irresistibile degli avversari di conference (ok, risparmiamoci gli eufemismi: fa veramente pietà) ma un bottino da 17 punti e 17 assist non lo si vede tutti i giorni. Il freshman da AZ Compass ha battuto il record di John Wall come Wildcat con più assist in gara singola, oltretutto perdendo palla soltanto due volte. Quelli dati via a Tshiebwe in post basso sono stati spesso e volentieri per palati fini. A coronare il tutto, anche alcuni bei canestri attaccando il ferro e dal mid range. Forse è il caso di dare a lui le chiavi dell’attacco anche dopo il ritorno di Sahvir.

Armando Bacot (North Carolina). L’ironia della sorte – o meglio, delle nostre pagelle – vuole che sia la pia faccina sorridente di Tony Bennett ad accompagnare in grafica il nome del centrone dei Tar Heels, ma proprio lui ha avuto poco di cui essere felice dopo aver visto Bacot ridicolizzare il reparto lunghi degli Hoos con una prova allucinante: 29 punti e 21 rimbalzi. Prestazione, tra l’altro, che seguiva un losing effort da 21+17 con Notre Dame. Se continuerà a essere così imponente in area – e nella ACC può esserlo praticamente contro chiunque – allora North Carolina avrà trovato la sua àncora di salvezza in questa fin qui altalenante stagione di rebuilding.

Le mid-major che si riorganizzano. Covid e varianti fanno saltare i calendari, ma c’è chi non resta con le mani in mano. Loyola-Chicago con San Francisco e Iona con Saint Louis – tutte mid-major d’élite quest’anno – si sono industriate nell’organizzare dei super scontri di non-conference all’ultimo minuto. Con ottimi risultati dal punto di vista dello spettacolo: Loyola l’ha spuntata per 79-74 in una gara di bel basket giocato da ambo le parti (e c’era talmente tanta attesa da far saltare lo streaming della WCC all’inizio per via delle troppe richieste) mentre Saint Louis ha avuto la meglio sui Gaels per 68-67 in una gara di sorpassi e controsorpassi.

Princeton. Soffre, ma nel complesso gioca proprio bene (più che altro in attacco) e alla fine riesce sempre a spuntarla. L’esordio nelle partite di conference dei Tigers è stato bagnato da due vittorie, una in rimonta su Columbia e l’altra contro Cornell agguantata col sorpasso sulla sirena firmato Matt Allocco. Difficile – diciamo anche impossibile – individuare una favorita nella Ivy League, ma i secchioni del New Jersey possono assumere benissimo quel ruolo nel corso delle prossime settimane. E al momento sono gli unici senza sconfitte in partite di conference (c’è però Yale in pausa che deve ancora giocarne una).

Alice Recanati (Eastern Kentucky). L’Italia di successo nella NCAA femminile è soprattutto quella di Lorela Cubaj ed Elisa Pinzan, ma non solo. Nelle mid-major c’è anche la point guard bergamasca che convince sempre di più ed è stabilmente sulla doppia cifra realizzativa da quattro gare (10.1 punti e 4.4 assist di media quest’anno). La sua EKU ha una striscia aperta di 5 vittorie ed è 2-0 nella ASUN dopo i successi settimanali contro Central Arkansas e Bellarmine, vittorie in cui la sophomore azzurra ha messo a segno rispettivamente 13 punti più 5 assist e un 17+4. Un solo neo, quello delle palle perse, ma c’è tempo per migliorare.

Thomas Binelli (Eastern Michigan). Nelle pagelle della scorsa settimana dicevamo di come questa sia una stagione avara di soddisfazioni per gli italiani che non si chiamano Paolo Banchero. Eppure una bella notizia c’era stata negli ultimi giorni, quella del ritorno in campo di Binelli: quintetto titolare, 25 minuti di utilizzo e 11 punti a segno in una vittoria fuori casa su Western Michigan. Ecco, nemmeno il tempo di festeggiare e subito il bolognese è finito in quarantena Covid. Non proprio fortunatissimo.

Missouri e la sua panchina. Qui facciamo una sorta di media fra il voto alto che merita l’upset rifilato ad Alabama e quello basso da dare ai panchinari di Mizzou. Comparse, più che comprimari: 5 miseri punti sui 92 segnati dalla squadra. Sì, erano complici un paio di assenti che forse avrebbero portato qualche punticino in più, ma il bottino è quel che è. Lasciamo fare ai titolari, va, che è meglio.

Jahvon Quinerly (Alabama). Anche quando gioca bene (19 punti e 4 assist con pochi errori e un paio di magate nella sconfitta contro Missouri), riesce a combinarne qualcuna. Sul finire del primo tempo con Mizzou, anziché guardare l’orologio del possesso, si è messo a fissare quello della partita: quando è suonata la sirena, è rimasto lì a guardare in alto col pallone in mano, facendo un po’ la figura del pollo.

Bill Self (Kansas). Il coach è in confusione. Dispone di un arsenale invidiabile fra i suoi tanti esterni ma non ha ancora capito chi schierare da 5. Il risultato sono 44 punti in area subita da Texas Tech (22 di un perfetto Bryson Williams) e quattro giocatori diversi provati senza alcun successo. Dal quintetto titolare con Mitch Lightfoot ad uno spaesato David McCormack fino a provare lo small ball con il freshmen K.J. Adams e perfino buttando allo sbaraglio la matricola Zach Clemence. Troppa profondità mette dubbi? Può darsi.

R.J. Cole (UConn). Esperti, atletici e grandi difensori, ma a questi Huskies manca un go-to guy fra gli esterni e contro Seton Hall si è visto. La cosa che ci va più vicino è Cole, che paga però gli scarsi mezzi fisici. Hero ball nel finale di partita, puntato da Bryce Aiken che gli ha messo cinque punti in faccia. Coach Dan Hurley l’ha dovuto tirare fuori per recuperare la partita e ce l’aveva pure fatta. O quasi. All’overtime infatti lo spartito non è cambiato e alla fine a spuntarla è stata SHU. Con Andre Jackson ancora troppo acerbo e un Adama Sanogo che già regge gran parte del peso offensivo sotto canestro, UConn non può permettersi che Cole faccia 4 su 13 al tiro.

Ohio State. Fermato E.J. Liddell, fermata tutta Ohio State. Indiana ha preparato la partita sul candidato POY, mandandolo in tilt. Gli ha negato tutti i passaggi e messo sotto dal punto fisico – il che fa notizia – e, nel secondo tempo, coach Mick Woodson gli ha appiccicato addosso Trayce Jackson-Davis (dominante anche in attacco), spegnendo così la già poca verve offensiva dei Buckeyes. Liddell si è poi rifatto domenica contro Northwestern (34 punti) ma, senza di lui, Ohio State non sembra avere armi di riserva.

Remy Martin (Kansas). 18 punti sono più o meno la sua media dell’anno scorso, peccato che il senior di Kansas li abbia messi insieme nelle ultime tre partite. Un fantasma nella sconfitta contro Texas Tech, con 2 punti e 1 assist in 12 minuti. E sì che doveva essere l’arrivo più importante della stagione a Lawrence. Ha un leggero problema al ginocchio ma non basta come giustificazione: o cambia marcia o i Jayhawks non andranno troppo lontano.

Colorado State. Sia chiaro, i Rams hanno fatto finora un’ottima stagione e sono state una delle squadre che hanno mantenuto l’imbattibilità più a lungo in tutta la Division I, entrando giustamente nella Top 25. Ecco, potevamo però scegliere un modo migliore per evitare la prima sconfitta e invece nel secondo tempo contro San Diego State hanno segnato 17 punti, perdendo alla fine di 30. E per fortuna che i loro avversari avevano parecchie assenze per Covid.

Gli arbitri di Auburn-Florida. La peggiore e più incredibile no call dell’anno, senza se e senza ma. Vedere video con replay e la reazione di Mike White per credere.

 

Kowacie Reeves (Florida). Restiamo con i Gators che da quest’anno hanno un freshman con un nome particolare, ma non solo. Anche in questo caso, meglio far parlare un’immagine.

Kowacie Reeves - Florida

 

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