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JD Davison, il cavallo pazzo cresciuto nel nulla

JD Davison - Alabama
Autore: Raffaele Fante
Data: 18 Gen, 2022

Ci sono freshman più maturi, altri più completi, altri ancora semplicemente più forti. Ma nessuno ha le sue gambe: JD Davison è la guardia più esplosiva e più divertente dell’intero college basket. E non ci sono dubbi sul fatto che l’anno prossimo giocherà in Nba.

 

“Small town, big dreams”

Letohatchee è nel mezzo del niente del profondo sud degli Stati Uniti. Fa parte della Lowndes County, una delle zone rurali più depresse dell’Alabama, nota solo per alcuni dei più ignobili omicidi del Ku Klux Klan del ‘900. Un tempo c’erano campi di cotone, ora neanche più quelli. Jerdarrian “JD” Davison nasce e cresce qui, iniziando a giocare in un campetto malmesso che tutti chiamano The Cage e frequentando la sconosciuta Calhoun High School. E da qui non se ne va, anche quando arrivano scuole ben più prestigiose come la Oak Hill Academy a bussare alla sua porta.

“One of my personal quotes is, ‘Small town, big dreams’ – spiega Davison – And where I’m coming from you don’t have a basketball, no basketball hoops, no gym, so you had to hoop outside. I didn’t have a lot, so I just grew up from nothing”.

JD Davison e The Cage

JD Davison e The Cage

Chiude la sua ultima stagione all’high school a 30.4 punti, 12 rimbalzi e 5 assist di media, miglior giocatore dell’Alabama e tra i primi 10 della nazione. Kansas, Auburn, LSU, Memphis e Michigan provano a reclutarlo, ma JD resta a casa: 100 miglia più a nord c’è Tuscaloosa, sede dell’University of Alabama, perché andare altrove?

La rapida ascesa

Tocca quindi a coach Nate Oats gestire e far crescere un talento ancora grezzo, facendolo diventare un playmaker da squadra che punta in alto. “JD’s been as good or better than advertised, he’s going to be really good”, dice Oats dopo i primi allenamenti, iniziando subito un processo che è ancora in corso: da scorer unico e assoluto che prende la palla e punta il canestro senza fermarsi mai a pensare, a PG che fa le scelte giuste e sa giocare con i compagni attorno. Esplosivo, veloce, ovviamente molto a suo agio in campo aperto, ad Alabama è però circondato da un reparto guardie forte ed esperto che vuole palloni e che si prende una gran quantità di tiri in attacco.

Non ne restano molti per JD, ma le sue qualità si vedono subito e le sue giocate iniziano a fare il giro delle televisioni. Dopo la sua prima (e unica) doppia doppia da 13 punti e 10 assist contro Miami, non sceglie una brutta partita per il suo career high di 20 punti (con 4/6 da 3) con Alabama che rifila la seconda sconfitta stagionale a Gonzaga

 

Segna 10 punti (con 9 rimbalzi) nella partita successiva contro Houston, che decide con questa giocata

 

E’ alto poco più di 190 cm, non ha un wingspan eccezionale, ma la sua potenza di gambe è impressionante così come la sua verticalità. Atletismo è la parola più utilizzata in qualsiasi scouting report che lo riguarda. Contro Walker Kessler, 7 piedi di Auburn primo stoppatore della Division I, dimostra perchè

 

Una difficile transizione

Tutto bene quindi? Mica tanto, perché quelle riportate sopra sono belle cifre relative a partite singole. Le sue medie dicono altro, per esempio che dall’arco non raggiunge il 30% perché, dopo la vittoria contro Gonzaga, ha segnato solo tre triple su 16 tentativi. Ma non sono le percentuali o i punti il problema principale, anche se è pacifico che sul tiro debba lavorare, soprattutto perchè gli serve una credibile opzione rispetto a quello che è il suo primo istinto in attacco: penetrare e ancora penetrare, che l’area sia vuota o affollata come Times square nell’ora di punta.

Perchè ogni tanto può andare bene

 

ma può andare anche male

 

o molto male

 

Le palle perse sono 2.8 a partita, con una turnover rate del 29.7% decisamente troppo alta. Gli piace correre e Alabama corre (12/a nella nazione con 15.3 secondi per possesso), ma il rischio ‘cavallo pazzo che non si ferma mai’ è più che concreto per un giocatore come lui. Contro Tennessee ha segnato 5 punti, preso 6 rimbalzi e perso 8 palloni in 23 minuti, prendendo una decisione più sbagliata dell’altra. E’ questo il lavoro principale che deve fare assieme a tutto il coaching staff dei Crimson Tide: imparare a leggere la partita e fare le scelte giuste, senza snaturare le sue qualità migliori.

La ricerca dell’equilibrio

“There’s a good balance between being super aggressive and attacking, and not being reckless with the ball too, and I think he’s got to find that balance as a freshman”, spiega Nate Oats, che non lo vuole vedere passivo con la palla in mano a fare passaggi facili di tre metri per avere un bello zero nella casella delle palle perse. Perchè spingere e attaccare è la sua forza e la sua natura, ma deve imparare a controllare la partita e il suo ritmo, senza imporle sempre e comunque velocità forsennate.

Leggere la difesa schierata e scegliere qual è il momento di penetrare, trovando il giusto equilibrio tra tutte le altre opzioni disponibili, dal tiro da fuori al passaggio. Questo è l’obiettivo che può raggiungere, anche perchè ha già dimostrato di essere tutt’altro che egoista e di saper passare bene il pallone

 

Oltre 4 assist a partita non sono niente male per un freshman che resta in campo poco più di 24 minuti di media e che si è messo subito a disposizione dei suoi compagni più esperti, uscendo dalla panchina ma restando spesso in campo nei minuti finali. Perchè Nate Oats ha fiducia in lui e perchè è indubbiamente forte. E ha due gambe che dal nulla possono portarlo molto lontano.

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