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Da Tommy Lloyd a Jabari Smith: i premi dell’anno

Autore: Paolo Mutarelli
Data: 25 Feb, 2022

Facciamo il punto sui candidati ad alcuni premi annuali: miglior coach, miglior giocatore e miglior freshman. Da Jabari Smith a Tommy Lloyd, passando per Johnny Davis e Paolo Banchero, ecco chi sono stati i personaggi più meritevoli.

Coach of the Year

Tommy Lloyd, Arizona – Nessuno aveva inserito Arizona in Top 25 a inizio stagione. Noi sì. Ora è alla #2 e ha perso solo due volte fin qui. Tommy Lloyd ha preso un gruppo fortemente international, mischiandolo con innesti esperti e versatili dal portal e rendendolo un’armata competitiva, su entrambi i lati del campo (insieme a Gonzaga l’unica ad essere in Top 10 per AdjOff e AdjDef). Kerr Kriisa è già diventato un giocatore di culto, Ben Mathurin è da Top Ten al Draft Nba, Christian Koloko, Azuolas Tubelis e Oumar Ballo sono uno dei froncourt più massicci e temibile della nazione. Ha gettato le basi per tornare a essere una powerhouse, in soli otto mesi. Chapeau.

Mark Adams, Texas Tech – È il coach più sorprendente di questa stagione, guidando Texas Tech verso una candidatura piuttosto solida per le Final Four. Adams ha raccolto i cocci della separazione con Chris Beard, ha trovato i migliori pezzi di riparazione nel portal (ben nove transfer in squadra) e ha assemblato il mostro perfetto in laboratorio. Costringono gli avversari alle loro peggiori serate per quanto riguarda il tiro al ferro: non a caso l’AdjDef dei Red Raiders è il secondo mai registrato da KenPom, dietro alla versione di Texas Tech 2019 che sfiorò il titolo. La grande differenza è che hanno un buonissimo attacco che crea tiri migliori rispetto alle versioni precedenti. Così si può davvero sognare.

Bruce Pearl, Auburn – Allena in Division I dal 1992 e questo premio non l’ha ancora mai vinto. Potrebbe essere l’anno buono. Auburn ha tutto per vincere il titolo e questa non è una frase che un appassionato di lungo corso di college basketball è abituato a sentire. Colpi azzeccati e funzionali dal transfer portal, ha modellato e fatto esplodere Jabari Smith e, negli ultimi due complicati anni, ha allevato un supporting cast che ora si sta dimostrando micidiale, dando versatilità e profondità a questa squadra. Diciotto vittorie consecutive gli sono valse per qualche settimana la #1. Poi se sfotte gli odiati rivali di Alabama in questa maniera, noi non possiamo che amarlo.

Player of the Year

Johnny Davis, WisconsinNon c’è squadra che lo tenga, non c’è difensore che possa opporsi a lui. Se Johnny Davis vuole, segna. E lo fa in tutti i modi. Senza di lui Wisconsin sarebbe a malapena una squadra da Torneo Ncaa: con lui, possono addirittura sognare le Final Four. Prima di tutto, Davis esercita un controllo mentale sulle partite: segna una caterva di punti (20.6 di media), ma lo fa sempre nei momenti decisivi. L’esempio perfetto è nell’upset contro Purdue dove ha messo 17 dei 37 punti finali negli ultimi dieci minuti di partita. Indiscutibilmente il favorito.

Ochai Agbaji, KansasLa sua parabola è molto old school. Agbaji ha migliorato il suo gioco di anno in anno, aspettando il suo momento per diventare una stella luminosa del college basketball. Quel momento è arrivato e, forse, anche l’Nba se n’è accorta. Una doppia minaccia al ferro e da tre (44.5%, balzo incredibile dal 37% dello scorso anno) che difende anche forte, grazie ad un fisico roccioso ed esplosivo. È il leader di una Kansas che ha battuto la fortissima concorrenza della Big 12, senza però essere un mangiapalloni. Se non fosse stato per lui, KU avrebbe tre o quattro sconfitte in più. Invece sembra una squadra da #1.

Oscar Tshiebwe, Kentucky – É il più grande motivatore della Division I. Con lui sotto canestro i tiratori di Kentucky possono anche sparare 2/20 da tre, tanto Big O una decina di rimbalzi offensivi li raccatta sempre. Numeri senza senso: in 28 partite ha raccolto più rimbalzi di quelli presi, in quaranta gare, da Julius Randle o Anthony Davis. 15.3 rimbalzi di media, 1° per OR% e DR% con cinque partite con più di 20 rimbalzi, Semplicemente non lo sposti. Ma non è solo questo: ha messo su un jumper dalla media affidabilissimo e John Calipari spesso si affida lui in post basso. É anche migliorato in difesa.

Freshman of the Year

Paolo Banchero, DukeLa sua stagione, al momento, è perfettamente riassumibile in quella partita contro Gonzaga: inizio luccicante e dominante, una lunga pausa per crampi ad inizio secondo tempo e, speriamo, una ripresa nel finale. Paolo Banchero è stato dominante fino a gennaio mostrando quel feel for the game delle grandi stelle e dominando fisicamente ogni sorta di avversario. Poi la grande pausa: vive ai margini della partita per lunghi tratti e si intestardisce ad attaccare fronte a canestro e non spalle, dove nessuno lo terrebbe. Ciò non toglie che, senza di lui, Duke non avrebbe chance per arrivare alle Final Four. Se Coach K vuole l’ultimo titolo prima del ritiro, ritrovare Banchero sembra essere la soluzione migliore.

Chet Holmgren, Gonzaga – Ha trovato una robustezza di rendimento non scontata per quanto avevamo visto ad inizio stagione. Il centro scheletrico dei Bulldogs è diventato, col passare dei mesi, dominante e continuo su entrambi i lati del campo. In difesa mette paura ad ogni spavaldo penetratore che vorrebbe segnare in area (3.6 stoppate di media, 12.3 di Blk%) e in attacco tra giocate in coast-to-coast, tiri da tre punti (44% su 3.4 tentativi) e assist s’inserisce alla perfezione senza forzare nulla in un gioco bilanciato che vede in Drew Timme il suo faro.

Jabari Smith, Auburn – Una crescita continua e costante che lo porterà probabilmente alla #1 del prossimo Draft. Jabari Smith ha la naturalezza del grande scorer, unita ad un’altezza da lungo (208 cm) che lo rende perfetto per l’Nba moderna. Ma non è per questo che si merita questa candidatura. Si è dimostrato più pronto di quanto si credesse, diventando determinante nella scalata al vertice di Auburn. Realizzatore continuo che migliora di efficacia partita dopo partita, ma anche difensore versatile capace anche di difendere il ferro. Se solo Bruce Pearl si decidesse ad affidargli i tiri decisivi nei finali, forse avremo anche qualche highlight in più.

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