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Power 6 e mid, le conference Ncaa

Conference Basketballncaa
Autore: Andrea Mauri
Data: 9 Ott, 2019

Nella struttura della NCAA, i college sono organizzati in tre divisioni in base alla loro grandezza ed importanza. Per quanto riguarda il college basket, le 353 squadre appartenenti alla Division I sono divise in ben 32 conference, che hanno un numero variabile di squadre (dalle 8 dell’Ivy League alle 15 dell’Acc) raggruppate sostanzialmente con criteri geografici e di prestigio. Ogni conference ha la sua regular season ed il suo torneo conclusivo ad eliminazione diretta, la cui vincente partecipa di diritto alla March Madness.

Le conference

Le migliori conference della nazione sono sei: ACC, Big East, Big 12, Big Ten, Pac-12, SEC. Queste sei sono tradizionalmente definite Power 6, benché anche l’American Athletic Conference e l’Atlantic 10 siano spesso considerate power aggiuntive. Per tutte le altre (conference e squadre), si usa invece il termine Mid-Major. 

Nelle Power giocano ovviamente le squadre più conosciute del basket NCAA, come ad esempio Villanova, Kentucky, UCLA e Kansas. Tuttavia, la conference che presenta più big ai nastri di partenza è certamente la ACC. Nell’Atlantic Coast Conference ogni anno si sfidano Duke, North Carolina, Virginia e Louisville, tutte alla ricerca del titolo e quasi sempre con ottime campagne di recruit e – conseguentemente – roster.

Le conference sono state create dai college stessi – la più vecchia è la Big Ten, nata nel 1896 – principalmente per convenienza, in modo da raggruppare le scuole vicine e creare un calendario che limitasse gli spostamenti.

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Alcune delle conference Ncaa

E’ possibile cambiare conference con un processo lungo in termini di tempo, ma in realtà abbastanza semplice. Tutte le conference hanno un proprio consiglio presieduto da un commissioner ed è proprio da questo cda che, dopo una serie di contatti informali con il college che vuole cambiare, arriva la proposta di allargamento e il seguente invito ufficiale all’università. Una volta avuto il voto favorevole, starà all’università prescelta decidere se accettare o meno l’invito, ma ovviamente si tratta solo di un processo formale visto che a questo punto l’intenzione di cambiare è chiara. Bisogna però rispettare le regole di ogni conference se non si vuole pagare multe salate, come è successo a UCONN che nel 2020 lascerà la AAC per passare alla Big East.

Chi invece può vantare più titoli Ncaa è la Pac-12, ex Pac-10, che grazie alle 11 vittorie di UCLA  si attesta a quindici successi contro i dodici della ACC e gli undici della SEC.

Le mid-major

Il mondo delle mid è al contrario sconfinato e per la maggior parte della stagione viene quasi sempre ignorato dalle telecamere. A marzo, però, le luci dei riflettori si accendono anche su di loro. Con l’avvicinarsi dell’inizio del Grande Ballo, tutti si affrettano a ricerca la storia da raccontare, la favola del piccolo college che elimina il gigante ed ecco allora che le mid tornano alla ribalta.

E’ da questo sconfinato mondo, infatti, che escono le Cinderella di ogni March Madness, squadre non ritenute all’altezza delle più blasonate ma che spesso si tolgono qualche grande soddisfazione avanzando nel Torneo.

Il termine mid-major è stato coniato nel 1977 da Jack Kvanz, coach della Catholic Universty, tuttavia non è mai stato reso ufficiale dalla NCAA che, infatti, non ha mai stabilito categorie di sorta fra le conference. La distinzione è puramente per gli addetti ai lavori ed è ovviamente opinabile. Ad esempio Gonzaga, che gioca nella West Coast Conference, è universalmente ritenuta un high-major e non può certo essere considerata una Cinderella alla March Madness. Ogni anno compaiono articoli come questo in cui si cerca di fare chiarezza, ma di base non ci sono criteri ufficiali e ogni commentatore usa i suoi.

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